giovedì 1 luglio 2021

Il “deficit” che rende l’economia stabile

 

Ve ne ho già parlato qui, ma provo a spiegarlo in termini più sintetici e (spero) ancora più chiari.

Via via che l’economia si sviluppa, la circolazione di mezzi di pagamento deve incrementarsi di pari passo.

In un paese, i mezzi di pagamento in circolazione possono incrementarsi, fondamentalmente, per il tramite di tre canali.

UNO - La spesa pubblica che eccede il prelievo fiscale (impropriamente denominato “deficit pubblico”: in realtà è creazione di risparmio finanziario privato).

DUE - Il credito erogato da banche (o da altri intermediari finanziari).

TRE - Il surplus commerciale estero (esportazioni eccedenti le importazioni).

La modalità TRE implica di indebitare altri paesi, ed è peraltro evidente che non tutti i paesi possono realizzare contemporaneamente surplus esteri.

La modalità DUE implica di fare affidamento solo su credito erogato da soggetti privati, che è debito per chi lo contrae. Espandere i mezzi di pagamento in circolazione facendo leva esclusivamente su questo canale significa creare bolle di credito ed è destabilizzante in quanto prociclico: il creditore privato presta nei momenti di ottimismo e chiede il rimborso in quelli di pessimismo – così facendo rischia di trasformare una debolezza economica transitoria in una depressione.

La modalità UNO, attuata con moneta sovrana, è fondamentale per dare stabilità al sistema. Il deficit pubblico mette in circolazione nell’economia potere d’acquisto senza indebitare nessuno.

A meno che…

A meno che lo Stato rinunci a emettere moneta (o debito pienamente garantito dal suo istituto di emissione) e attui “deficit pubblici” solo indebitandosi in moneta straniera.

Questo è quanto avviene con l’euro, ed è il motivo principale per cui l’euro non funziona.

Più importante ancora dell’altro (pur gravissimo) difetto: gli squilibri di competitività che non vengono corretti da un ammortizzatore quale i riallineamenti valutari (o qualcosa che ottenga effetti analoghi).

 

10 commenti:

  1. Se spiegati bene, i saldi settoriali sono la chiave per capire tutto. O quasi.

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  2. Nel 1800 lo zolfo era come il petrolio l'80% delle riserve mondiali di zolfo stavano in Sicilia gli inglesi minacciando un'invasione poterono sfruttarlo senza pagare nulla fu un'altra occasione buttata per lo sviluppo del sud e di tutta l'Italia visto che poi dopo l'unificazione ci furono milioni di emigranti ???
    Salvo

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    1. Occasione persa può essere, ma non esageriamo a dire che lo zolfo era come il petrolio oggi. Molto più importante era il carbone (che non c'era e non c'è in Sicilia né nel resto d'Italia).

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    2. Se non era come il petrolio era come il gas oggi ed era indispensabile per gli armamenti e l'80% si trovava in Sicilia quindi era quasi un monopolio che avrebbe potuto portare enormi ricchezze se gli inglesi ladri non lo avessero rubato !?
      S.

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    3. Però molti produttori di zolfo erano siciliani, se non ricordo male le novelle di Verga.

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  3. Scusa Marco, ma in un paese, i mezzi di pagamento in circolazione possono incrementarsi, fondamentalmente, per il tramite di quattro canali, non tre.
    UNO - Deficit Pubblico finanziato con emissione di titoli di stato sui mercati finanziari;
    DUE - Il credito erogato da banche (o da altri intermediari finanziari);
    TRE - Il surplus commerciale estero (esportazioni eccedenti le importazioni);
    QUATTRO - Emissione di Moneta Positiva da parte del Ministero del Tesoro, cioè strumenti di pagamento anche ad accettazione volontaria, ma che siano accettati dallo Stato per pagare le tasse.
    L?ultimo sistema può essere sempre adottato dallo Stato, nel pieno rispetto dei Trattati Europei, perché rientra all'interno delle politiche fiscali che sono ancora di sua esclusiva competenza.
    L'Euro non è una moneta straniera, perché è la moneta a corso legale dello Stato italiano, su cui percepisce il signoraggio sia sulle monete metalliche che sulle banconote.
    Il 99,7% di tutta la moneta che usiamo è ad accettazione volontaria e lo Stato ne può sempre creare a valenza fiscale sotto forma di monete metalliche, biglietti di stato, moneta elettronica e moneta virtuale.
    Quindi l'euro non è una moneta straniera, ma la moneta ufficiale dello Stato italiano.
    Ciò che abbiamo ceduto con i Trattati Europei sono le politiche monetarie che con la Lira erano di competenza esclusiva della Banca d'Italia e oggi sono della BCE.
    Ma la sovranità monetaria, intesa come creazione di moneta senza bisogno di titoli da mettere in garanzia all'attivo del bilancio, è ancora di competenza esclusiva dello Stato.
    E non potrebbe essere altrimenti, visto gli articoli 1 e 117 della Costituzione.

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    1. "Strumenti di pagamento anche ad accettazione volontaria, ma che siano accettati dallo Stato per pagare le tasse": e lo vieni a dire a me che da nove anni propongo i CCF, che sono esattamente quello :)))) ? ma rientrano nella mia categoria UNO: sono un mezzo utilizzabile per attuare spesa pubblica in eccesso rispetto al prelievo fiscale.

      L'euro sarà anche la moneta ufficiale dello Stato italiano, ma rimane una moneta straniera, perché é emessa e gestita da un organo che non rientra nel perimetro del nostro Stato. Si può anche adottare come moneta ufficiale il dollaro (e vari paesi l'hanno fatto, in vari periodi storici): ma se non sei gli USA, stai utilizzando (ufficialmente) una moneta straniera.

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  4. Come sai ne faccio solo un problema di comunicazione, non di merito, sul quale siamo sempre perfettamente d'accordo.
    Se uno Stato può emettere "strumenti di pagamento ad accettazione volontaria in euro accettati dallo Stato per pagare le tasse", si può ancora affermare che l'euro è una "moneta straniera" ?
    Secondo me l'euro non può essere considerato una "moneta straniera", per i seguenti motivi principali :
    - il Ministero del Tesoro emette monete metalliche e potrebbe emettere anche biglietti di stato o qualsiasi altro tipo di moneta elettronica o virtuale;
    - il signoraggio su tutta la moneta a corso legale, monete metalliche o banconote, viene incassato sempre dallo Stato;
    - lo Stato può emettere monete elettronica in euro secondo l'art.114bis del Testo Unico Bancario ma anche attraverso una banca pubblica;
    - lo Stato può fare spesa pubblica con "strumenti di pagamento in euro a valenza fiscale ed accettazione volontaria" e questo non produce deficit nè aumento del debito pubblico.
    Dire che l'euro è una "moneta straniera", rischia di di rendere difficile comprendere come lo Stato possa emettere moneta fiscale, che è a tutti gli effetti moneta in euro come la moneta elettronica bancaria che usiamo oggi.
    Per questo ritengo necessario separare dalla modalità UNO la modalità QUATTRO, perché sono due modalità completamente diverse, soprattutto nei confronti del deficit pubblico:
    UNO - fare spesa pubblica che eccede il prelievo fiscale attraverso l'emissione di titoli di stato sui mercati finanziari, generando deficit e aumento del debito pubblico;
    QUATTRO - fare spesa pubblica che eccede il prelievo fiscale attraverso l'emissione di strumenti di pagamento a valenza fiscale, senza fare deficit e debito pubblico.

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    1. A me sembra che proprio a livello di comunicazione rischiamo di confondere le idee se diciamo che l'euro NON è una moneta straniera. Gli strumenti fiscali ad accettazione volontaria ci servono appunto perché lo Stato italiano NON emette euro e deve ridurre il peso degli strumenti di debito che vanno rimborsati cash in euro (appunto). Comunicazione a parte, la sostanza è che una moneta emessa e gestita da organi fuori dal perimetro statale è straniera.

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