Fabrizio Vanzan
e Francesco Chini, attivisti–divulgatori della Mosler Economics, mi hanno
sottoposto alcune idee ed elementi di riflessione in merito alla possibile
emissione di CCF “deperibili”: che poi è un applicazione del demurrage teorizzato e proposto, in
particolare, da Silvio Gesell.
Nelle parole di
Fabrizio:
“…l’esistenza
stessa di scadenze ed importi variabili, peraltro decrescenti, renderebbe più
“complessa” la contabilizzazione del debito, ergo potrebbe facilitare
l’emissione dei CCF senza iscrizione al passivo…”.
Fabrizio e
Francesco si preoccupano qui del trattamento contabile dei CCF, cioè del fatto
che siano da computare ai fini del calcolo di deficit e debito pubblico nel
momento in cui vengono emessi.
A me, tuttavia,
appaiono molto persuasivi gli argomenti sintetizzati in vari post, questo e questo in particolare, nonché le verifiche che abbiamo effettuato (soprattutto
grazie al lavoro di Massimo Costa) alla luce di trattati UE e regolamenti
Eurostat. La natura non debitoria del CCF mi sembra argomentata e riscontrata
in modo molto convincente.
Ancora più
rilevante è il concetto che il progetto CCF, integrato dalle clausole di
salvaguardia non-procicliche, permette l’avvio di una forte ripresa economica
senza che, in nessuna circostanza plausibile, il debito pubblico che può causare
un evento di default (o, alternativamente, che deve essere garantito dalla BCE)
sia mai destinato ad aumentare in rapporto al PIL. Vedi questo post per alcune
considerazioni sul tema.
Se il governo
italiano (o di qualsiasi altro stato membro dell’Eurozona) ha la volontà
politica di uscire dai vincoli dell’austerità e di avviare una forte ripresa, con
il progetto CCF può farlo. E nello stesso tempo consegue tutti i risultati
sostanziali che il Fiscal Compact e gli altri meccanismi di funzionamento
dell’Eurosistema si propongono di ottenere (senza peraltro riuscirci, nel
contesto attuale): ridurre i rischi di insolvenza sul debito pubblico, e
l’ammontare delle relative garanzie.
Se questa
volontà politica non esiste, è un altro discorso… ma a quel punto non sblocchiamo
certo la situazione utilizzando varianti tecniche.
Aggiungo che il demurrage è un’idea sulla quale ho
sempre avuto parecchie perplessità. Una moneta che perde di valore nel tempo ha
un valore economico, mi pare, molto inferiore al suo importo facciale di partenza,
il che riduce di parecchio la valenza espansiva della sua emissione ed
assegnazione.
E sull’effetto
espansivo del puro e semplice incremento della velocità di circolazione mi pare
che ci sia un equivoco, per i motivi che spiegavo nel post linkato.
A quanto mi
risulta, in effetti, la moneta complementare credo di maggior successo mai
emessa (e tuttora attivamente circolante), il WIR elvetico, prevedeva
inizialmente un meccanismo di demurrage,
e l’ha poi abbandonato.
Ma forse mi
sfugge qualcosa, in particolare su quest’ultimo tema. Graditi commenti !