lunedì 17 marzo 2014

Affiancamento e sostituzione della nuova moneta nazionale all’euro: come potrà avvenire (premessa)


La Riforma Morbida del sistema monetario europeo, che è il principale argomento trattato in questo blog, è “morbida” nel senso che non prevede una “rottura” deflagrante della moneta unica ed evita quindi le difficoltà e i rischi associati a tale evento.

Se non c’è rottura, ma c’è d’altra parte la necessità di ripristinare la sovranità monetaria italiana – e di tanti altri paesi europei a cui l’attuale assetto dell’Eurozona impedisce di sviluppare corrette politiche macroeconomiche – l’alternativa è una procedura di affiancamento. L’Italia riprende ad emettere un suo strumento monetario, che convive con l’euro ed è utilizzabile per ripristinare adeguati livelli di domanda e per ridurre il carico fiscale che grava sul lavoro.

In merito a quest’ultimo punto, la riduzione del carico fiscale sul lavoro è necessaria per riportare la competitività delle aziende italiana ai livelli dei paesi più efficienti dell’Eurozona, in particolare della Germania, evitando quindi che il recupero di domanda si diriga in proporzione eccessiva verso l’acquisto di prodotti esteri, permettendo alle aziende italiane di esportare di più, e di conseguenza evitando che si riformino sbilanci nei saldi commerciali italiani verso l’estero.

La versione originaria del progetto CCF permette di conseguire questi risultati, e potrebbe anche costituire un assetto permanente della futura Eurozona. In questa ipotesi l’euro sopravvive, nel senso che monete e banconote in circolazione continuano a essere quelle di oggi, e che l’unità di conto per i bilanci delle aziende, per i rapporti di debito e credito, e per la contabilità nazionale rimane l’euro.

E’ plausibile tuttavia che questo sia in effetti un passaggio verso una situazione finale in cui il nuovo strumento monetario nazionale diventerà, a tutti gli effetti, l’unica moneta legale in circolazione, sostituendo quindi l’euro nei suoi impieghi correnti.

Da una situazione di partenza in cui i Certificati di Credito Fiscale convivono insieme all’euro, si arriverebbe quindi a trasformare i CCF in Nuove Lire, quindi nella moneta circolante di utilizzo predominante in Italia.

Alcuni dei prossimi articoli saranno dedicati a esaminare le possibili modalità e tempi di questo passaggio. Mi pare che un esame esauriente del tema richieda di analizzare e descrivere la transizione con riferimento, come minimo, ai seguenti aspetti.

UNO, debito pubblico e finanza pubblica in genere.

DUE, finanziamenti, mutui e rapporti di debito privato in genere.

TRE, contratti di lavoro.

QUATTRO, contratti di affitto.

CINQUE, contratti di somministrazione.

SEI, vendite al dettaglio.

SETTE, pensioni (pubbliche e private).

OTTO, possibili problemi per privati il cui reddito si trasforma in Nuove Lire, a fronte di passività residue in euro (e come risolverli / prevenirli).

NOVE, possibili problemi per aziende il cui reddito si trasforma in Nuove Lire, a fronte di passività residue in euro (e come risolverli / prevenirli).

Altri punti si potranno aggiungere, e/o alcuni di quelli qui elencati potranno essere meglio precisati e qualificati, anche in seguito a commenti, obiezioni e richieste di chiarimenti che mi aspetto di ricevere (e per i quali ringrazio in anticipo !)

4 commenti:

  1. Buongiorno, interessante la sua proposta, ma c'è un punto importante da risolvere. Quale? Il fatto che in Europa l'autorizzazione ad emettere moneta è della BCE. Quindi per potere emettere una moneta sostitutiva o vivere parallelamente si deve ritornare ad essere sovrani nell'emissione della moneta e quindi una volta usciti dal vincolo, si fa un cambio alla pari 1 euro = 1 nuova lira e tutti devono accettarla altrimenti non paghiamo a nessuno oppure devono aspettare che dagli euro entranti per le nostre esportazioni vengano utilizzati per loro.

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    1. La BCE ha attualmente il monopolio (direttamente o via autorizzazione a terzi) dell'emissione di banconote e monete metalliche, non di titoli come i CCF (che sono titoli di stato, ma di natura monetaria e non di debito in quanto a fronte di essi sussisterà un impegno di accettazione da parte dello stato, non di rimborso).
      Quanto al secondo punto, nel periodo in cui i CCF convivono con l'euro (quindi non si è ancora verificata la transizione completa) è effettivamente importante che l'Italia abbia un equilibrio di saldi commerciali esteri e di bilancia dei pagamenti in genere. Ma questo viene ottenuto tramite un altro meccanismo, citato nell'articolo: "L’Italia riprende ad emettere un suo strumento monetario, che convive con l’euro ed è utilizzabile per ripristinare adeguati livelli di domanda e per ridurre il carico fiscale che grava sul lavoro. In merito a quest’ultimo punto, la riduzione del carico fiscale sul lavoro è necessaria per riportare la competitività delle aziende italiana ai livelli dei paesi più efficienti dell’Eurozona, in particolare della Germania, evitando quindi che il recupero di domanda si diriga in proporzione eccessiva verso l’acquisto di prodotti esteri, permettendo alle aziende italiane di esportare di più, e di conseguenza evitando che si riformino sbilanci nei saldi commerciali italiani verso l’estero."

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  2. seguo da tempo la sua " Riforma Morbida" e attendo con interesse i prossimi
    articoli da lei elencati. colgo l' occasione per informarla che ho contattato l' Hoepli
    di Genova, e ho appreso che il vs. libro -purtroppo- non è ancora uscito. GFC

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