martedì 22 luglio 2014

Il solo modo per dare attuazione al Fiscal Compact


Non riesco a vederne un altro possibile se non…

I tedeschi e la UE possono insistere finché vogliono a negare l’evidenza. Ma aveva ragione Keynes e avevano ragione i molti che sostenevano quanto segue.

In un contesto di domanda depressa, le manovre di “consolidamento fiscale” avviano una spirale di: domanda in calo, aumento della disoccupazione, caduta delle retribuzioni, discesa dei valori immobiliari e della redditività delle aziende, insolvenze.

Oggi, ogni euro in più pagato in tasse è letteralmente BRUCIATO SU UN FALO’. Il potere d’acquisto in circolazione cala. La domanda si riduce. Aziende chiudono. I disoccupati aumentano. Il gettito fiscale scende.

Risultato: più debito, meno PIL, aumento del rapporto debito pubblico / PIL, più disoccupazione.

I trattati UE e in particolare il Fiscal Compact pretenderebbero di INASPRIRE con ulteriori manovre restrittive quanto fin qui già effettuato, naturalmente allo scopo di conseguire il sopra menzionato “consolidamento fiscale”, leggi la riduzione del rapporto debito pubblico / PIL: che fin qui (al contrario) non sta facendo altro che aumentare.

Tutto questo è INATTUABILE. Certamente, si può PROVARE ad attuarlo, nello stesso senso in cui io posso PROVARE a buttarmi dall’ottavo piano per vedere se mi riesce di volare.

Poiché quello che si vuole ottenere con il Fiscal Compact è la riduzione dei deficit e del debito pubblico rispetto al PIL, allo scopo di diminuire il rischio di future crisi finanziarie e di potenziali insolvenze, non vedo altre strade per arrivarci se non quanto segue.

Introdurre, paese per paese, una forma di moneta, (parallela all’euro, non necessariamente in sostituzione), utilizzata nell’ambito del singolo paese emittente, che aumenti il potere d’acquisto in circolazione e consenta una rapida ripresa di domanda, produzione e occupazione.

E ridurre, sì, o anche azzerare il deficit pubblico inteso come differenza tra incassi e pagamenti IN EURO di ogni singolo stato.

A condizione che il saldo netto tra l’immissione di moneta nazionale e la riduzione del deficit pubblico in euro sia FORTEMENTE ESPANSIVO.

Questo consentirà anche una riduzione del rapporto debito pubblico / PIL (dove il numeratore del rapporto è il debito IN EURO, quello su cui esistono rischi di insolvenza: l’unico, quindi, che rileva) ai ritmi che il Fiscal Compact si prefigge di ottenere, o anche più rapidamente.

Se si pretende, invece, di proseguire lungo la strada attuale, le conseguenze saranno: ulteriore caduta del PIL, ulteriore aumento della disoccupazione e dei fallimenti, INCREMENTO ulteriore del rapporto debito pubblico / PIL, crescente disagio sociale. Fino alla rottura del sistema.

17 commenti:

  1. Di fatto è una uscita dall'euro e quindi un default sui titoli di stato. In poche parole l'immissione dei Certificati di Credito Fiscale sono come annunciare l'uscita dall'euro a tutto il mondo e quindi ci sarà un bank run a danno dell'euro e quindi la chiusura delle banche. Voi non volete evitare il break-up, volete un break up col turbo.

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    1. Questa è una sua opinione basata (mi perdoni) ...sul nulla. Non c'è nessun default sui titoli di Stato e nessun presupposto di rottura deflagrante del sistema. Basta leggere i dettagli del progetto per rendersene conto.

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    2. Il gold standard è finito per lo stesso motivo. L'eccessiva disciplina del sistema basata sull'oro costrinse a stampare molti dollari per far riprendere l'economia fino al collasso del sistema quando i paesi chiesero oro e la gente comune almeno i dollari in banca, bank run. Fine di bretton woods. E' ovvio che i ccf saranno stampati a gogò (come i dollari) proprio per risolvere la crisi economica fino a quando (essendo scontabili in banca in euro) faranno cadere l'euro che tutti prima o poi chiederanno in cambio quando i ccf inizieranno a cadere nella loro valutazione nel vano tentativo di tenere a bada la pressione elettorale.

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    3. Veramente non ci fu nessun bank run. A interrompere la convertibilità del dollaro in oro furono gli USA. E a quel punto si scoprì che non era la base aurea a dar valore al dollaro...

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    4. Ci fu eccome. Già dal 68 ma nixon doveva vincere le elezioni e nonostante le vinse nel 69 non fece nulla fino al al 71. Le banche centrali si riunirono già nel 67 per discutere di ciò che stava accadendo. L'america era diventata una banca a cui i paesi con valute collegate al dollaro a sua volta collegato all'oro si accorsero che non c'era oro a sufficienza e la loro richiesta fu un bank run. Per bank run ovviamente non si intende la fila al bacomat, ma una richiesta tale inesigibile a monte da far saltare il sistema.

      Così come non è la base aurea a dar valore alla moneta al tempo stesso non è lo stato a dargli valore come sostenete voi e neanche il suo valore intrinseco come sostengono i vostri avversari metallisti tedeschi di scuola austriaca monarchica tirchia. A dar valore alla moneta è la sua capacità di circolare. Come il sangue. Non fa niente se è gruppo A o B. L'importante è che circoli. Questo dà valore al sangue. E senza libertà di mercato non circola niente.

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    5. Se lo stato impone tasse e dichiara che una cosa è valida per pagarle, quella è moneta. Naturalmente lo è anche un intermediario di scambio accettato su base puramente fiduciaria, ma senza stato che cosa tutela il diritto del titolare nei confronti di chi poi non adempie all'impegno di accettazione ?

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    6. non ti tutela nulla. né se la moneta è legata all'oro (ti faccio cadere la convertibilità) né se è legata alle tasse (ti svaluto i ccf). la maggior parte della moneta circolante è derivata e non collegata a nulla eppure circola alla grande. nonostante i crolli la gente torna a riusarla.

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    7. Provi, domattina, a dire che gli euro non sono più accettati dallo Stato italiano per pagare le tasse, e vediamo che cosa succede...

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    8. nulla, così come non successe nulla quando fu chiusa la convertibilità aurea. i derivati circolano alla grande e con essi non ci puoi pagare nulla. se i paesi che pretendevano oro non l'avessero preteso il gold stadard non sarebbe finito. non era convertibilità a dare valore alla moneta perché era fittizia. al contempo fu l'eccessiva disciplina a monte creata da bretton woods. l'IMF cercò di allargare la base aurea (paper money) ma lo fece troppo poco e troppo tardi, briciole.

      così come oggi voi stessi chiedete 200 miliardi e la bce non stampa neanche un euro ma dice a parole che lo farà. parole. è l'eccessiva disciplina o al cotnrario l'espansione che fa circolare la moneta o la uccide e non il fatto che viene acettata per pagare le tasse o le cipolle e perché è convertibile in oro.

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    9. Quando fu chiusa la convertibilità aurea negli USA, i dollari per pagare le tasse rimasero validi...

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    10. se lo stato non accetta più euro per pagare le tasse mi deve dire cosa vuole in cambio. non può mica pretendere cose che non ho. quindi il problema non esiste.

      pecisazione: la convertibilità aurea non fu chiusa negli usa ma in tutto il mondo dato che tutte le monete erano collegate al dollaro. e non fu chiusa per colpa degli usa ma per colpa di francia, germania e uk che chiesero oro all'america violando gli accordi. l'europa fece cadere bretton woods sputando sugli alleati che li avevano salvati dal nazismo e aiutati nella ricostruzione. e devastando gli anni 70 molti simili a quelli che stiamo vivendo. deflazione e disoccupazione ovvero stagflazione.

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    11. Può, in qualsiasi momento, mettere in circolazione un'altra moneta e dichiarare che accetta quella.
      Su Bretton Woods: semplicemente gli USA mettevano dollari in circolazione per finanziare i loro deficit commerciali, e a un giorno punto ce n'erano troppi rispetto alle riserve auree americane. Venuta meno la convertibilità del dollaro in oro, peraltro, non è seguito nessuno sconquasso del dollaro ne' dell'economia...

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    12. nessuno sconquasso? gli anni 70 cosa furono?

      l'america stampava perché ha capito che la moneta ha valore se circola e non se rimane in banca come in europa ferma addirittura a tassi negativi. e l'inflazione si combatte con il libero mercato e non con 25 anni di austerità che vi aspettano davanti di cui 5 già passati. o con l'elemosina di bruxelles per tenere in piedi i cassintegrati.

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    13. Gli anni 70 ? Complicati a causa degli shock petroliferi, non del venir meno degli accordi di Bretton Woods.

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    14. fu una delle conseguenze della fine della convertibilità aurea e quindi l'inizio della flessibilità delle valute e quindi della speculazione (anche sulle materie prime) che prima portò alla fiammata degli anni 80 e poi alla deflazione degli anni 90 con l'uscita dall'italia dallo sme. con l'euro si pensava che sarebbe finita tale speculazione ma non è vero. non basta tenere fermi i prezzi e lasciare liberi i cambi. devi coordinare le banche centrali. oggi gli economisti sanno tutto questo ma la politica impedisce l'applicazioni di tali riforme. la prova è che quando fu salvato una organizzaazione di banking shadow svizzera la fed e la bce si sono coordinate alla grande. ma la politica venendolo a sapere disse a bernanke e draghi chi aveva dato loro il permesso di fare ciò. a dimostrazione che gli stati e i partiti vivono creando problemi e non risolvendoli. se qualcuno gli dice come risolverli loro lo cacciano o nascondono questa verità.

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    15. La cessazione degli accordi di Bretton Woods e' del 1971, la guerra del Kippur del 1973. La crisi economica parti' solo dopo lo shock petrolifero insorto per effetto del Kippur.

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    16. sono conseguenze. ci mettono tempo ad arrivare. il problema nasce sul mercato e poi si trasferisce alla famosa economia reale. al massimo si può discutere se dietro certe manovre ci siano interessi oppure se sono fluttuazioni naturali.

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