domenica 21 dicembre 2014

Elementi per la stima dei moltiplicatori del reddito


Il moltiplicatore del reddito, in termini generali, può essere definito come “maggior PIL generato da un incremento di capacità di spesa messo a disposizione dell’economia”.

Il moltiplicatore tiene conto di una catena di effetti, di cui rappresenta la sintesi.

Nel caso di un incremento di spesa pubblica, che si verifica senza spiazzamento (“crowding out”) di altre spese, il PIL per definizione si incrementa immediatamente per un importo pari al 100% della maggior spesa. A questo punto, inizia un ciclo virtuoso: il maggior reddito in circolazione si traduce in maggior consumi privati, stimola creazione di occupazione che a sua volta incrementa redditi e consumi, eccetera.

Nel caso di riduzioni di imposte, o di incrementi di sostegni alla spesa privata (pensioni, sussidi ecc.), il meccanismo è analogo, ma con un’importante differenza: il primo passaggio non è pari al 100% ma è ridotto dell’importo della propensione marginale al risparmio. Se quest’ultima è pari, per esempio, al 16%, il primo passaggio dà un beneficio dell’84% dell’intervento e non del 100%.

Le rilevazioni a consuntivo dei moltiplicatori non sono semplici perché occorre “filtrare” una serie di altre perturbazioni, che si verificano, costantemente, nell’ambito del sistema economico.

Un principio generale da tenere sempre in evidenza, comunque, è che in una situazione di alto utilizzo delle risorse produttive (che equivale a dire di bassa disoccupazione) gli effetti di spiazzamento di altre spese sono predominanti. Se lo stato avvia un investimento pubblico, lo appalta ad aziende che devono posporre l’esecuzione di altre commesse, o rifiutare ordini. Se assume un nuovo dipendente pubblico, questa persona probabilmente ha, o può trovare, alternative nel settore privato.

Predominano quindi gli effetti inflazionistici: retribuzioni e prezzi salgono, la produzione effettiva no, se non in misura molto modesta, e il moltiplicatore è basso.

In situazione di PESANTE sottoutilizzo delle risorse produttive, come l’attuale, è vero esattamente il contrario: si rimettono al lavoro risorse altrimenti destinate a restare inoperose, e il moltiplicatore è quindi elevato.

Un altro elemento da tenere in considerazione è che l’incremento di domanda a parità di condizioni tende a peggiorare i saldi commerciali esteri, il che erode l’impatto sul PIL. Nel progetto Moneta Fiscale, comunque, questo effetto è compensato dal fatto che una quota di CCF è attribuita alle aziende in funzione dei costi di lavoro da esse sostenuti: migliora quindi la loro competitività, producendo maggiori esportazioni nette che compensano le maggiori importazioni (soprattutto di materie prime) causate dalla maggiore domanda. Vedi, qui, i punti da 19 a 25.

Ancora: un programma di espansione del potere d’acquisto in circolazione ELEVATO e PERMANENTE stimola la domanda in misura assai accentuata, anche perché molte categorie di spesa (specialmente di beni di consumo durevoli) sono state rinviate negli ultimi anni, persino da parte di chi se la sarebbe potuti comunque permettere. Questo lascia supporre che la propensione marginale al risparmio sia bassa, il che tra l’altro attenua molto la differenza tra moltiplicatore della spesa pubblica e moltiplicatore delle minori tasse (e dei sostegni alla spesa privata in generale).

Quest’ultima differenza è ridotta anche dal fatto che, in genere, un programma di riduzione delle tasse, o di incremento dei sostegni alla spesa privata, (anche via assegnazione di CCF) è di attivazione più rapida rispetto alle spese pubbliche dirette (specialmente se per investimenti, in quanto questi ultimi richiedono progetti, appalti, provvedimenti legislativi complessi eccetera). C’è quindi più tempo perché gli effetti indotti successivi all’azione originaria sulla domanda abbiano modo di manifestarsi.

Infine, constatata la permanenza del maggior livello di potere d’acquisto nell’ambito del sistema economico, si riattiva anche la domanda di credito (da un lato) e la volontà del sistema bancario di concederlo (dall’altro). Anche perché migliora il merito di credito dei richiedenti (privati ed aziende), che godono di redditi disponibili più alti.

In definitiva, ci sono motivi molto fondati per ipotizzare un moltiplicatore superiore (forse anche di parecchio) all’unità, nelle condizioni attuali, a seguito di un incremento (ripeto) ELEVATO e PERMANENTE del potere d’acquisto in circolazione prodotto da azioni del tipo contemplato nel progetto Moneta Fiscale:

UNO, effetti di spiazzamento della spesa modestissimi, dato l’attuale enorme sottoutilizzo delle risorse produttive.

DUE, propensione marginale al risparmio bassa perché si “rimbalza” da livelli di consumi estremamente depressi.

TRE, credito bancario che, a sua volta, ha le condizioni per risalire da una base fortemente compressa (è in calo costante da tre anni e mezzo, cioè dall’avvio delle politiche di austerità).

QUATTRO, assenza di erosione della maggior domanda interna a causa di un peggioramento dei saldi commerciali esteri, perché una parte dei CCF verranno assegnati alle aziende, migliorandone nettamente la competitività.

Il moltiplicatore va applicato all’ammontare incrementale delle assegnazioni, in quanto serve a stimare il maggior PIL prodotto dal maggior potere d’acquisto a disposizione.

Attualmente, il progetto Moneta Fiscale è impostato sull’assegnazione di 90 miliardi di CCF il primo anno, che salgono a 150 il secondo e a 200 il terzo.

Con un moltiplicatore pari a 1,2 il risultato in termini di maggior PIL è:

il primo anno, 90 x 1,2 = 108

il secondo anno (150 – 90) x 1,2 = 60 x 1,2 = 72

il terzo anno (200 – 150) x 1,2 = 50 x 1,2 = 60.

Beninteso, 108, 72 e 60 sono incrementi rispetto all’anno precedente.

Una considerazione conclusiva: chi teme che il moltiplicatore sia basso dovrebbe fornire una spiegazione del perché le politiche di austerità hanno dato, particolarmente da metà 2011 in poi, risultati così pesantemente negativi. Evidentemente, il moltiplicatore è stato NETTAMENTE superiore a 1, contrariamente alle aspettative di chi le ha progettate e messe in atto.

Non si vede il motivo per cui se il moltiplicatore delle RIDUZIONI di potere d’acquisto è stato molto alto, dovrebbe essere basso il moltiplicatore degli AUMENTI di potere d’acquisto…

11 commenti:

  1. La bandiera americana sventola a l'Avana. Il capitalismo ha vinto.

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  3. Non è detto che alzando i consumi aumentino i posti di lavoro. Se fosse così facile lo farebbero tutti al mondo.
    Anonimo35

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    1. Aumentano se esiste capacità produttiva inutilizzata: il che equivale a dire (in pratica) se ci sono persone inoperose da mettere al lavoro. Dove e quando è stato fatto, ha funzionato. E molto bene, anche.

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    2. Perché in Italia esiste chi vuole essere messo al lavoro? Chi vuole lavorare lavora (si accontenta di tutto) oppure va all'estero a trovare condizioni migliori. Oppure fa battaglie politiche per liberalizzare l'economia, avere credito bancario, tasse basse. Cioè le 3 cose di cui chi vuole lavorare ha bisogno. Non sembra che i giovani chiedano queste cose. Al contrario tutti i partiti e movimenti stanno chiedendo assistenza o stipendio ma non lavoro. O forse lei ha dei dati diversi.

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    3. Effettivamente tra andare all'estero e lavorare "accontentandosi di tutto" e' preferibile la prima opzione. Quanto a liberalizzare l'economia, avere credito bancario e tasse basse, molti si battono per queste cose, certo: la battaglia e' efficace se si comprende che tutte queste cose sono incompatibili con una moneta gestita da interessi esterni al paese che la utilizza. A lei questo ancora sfugge: penso che tra poco arriverà a capirlo, come lo stanno capendo in tanti.

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    4. a lei le sfugge che gli interessi "esterni" sono complici di quelli "interni". come destra e sinistra, pappa e ciccia. sono i mercati che stanno cambiando l'europa contro chi vuole farla rimanere così com'è. nessuno vince contro i mercati. cioè contro il mondo intero. e la germania dovrà accettare la condivisione dei debiti sovrani e se non lo farà ne pagherà le conseguenze sui mercati. si ricordi che la russia si regge sul petrolio e la germania sulle auto.

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    5. "Gli interessi "esterni" sono complici di quelli "interni"". Su questo sono perfettamente d'accordo. D'altra parte gli interessi esterni hanno bisogno di appoggiarsi su qualcuno all'interno, se no come fanno a far passare ciò che gli serve ? però il gioco regge fino a un certo punto (per fortuna). Ogni giorno che passa, diventa a somma sempre più negativa...

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    6. a somma negativa certo ma dove si va? mentre voi sostenete che sarà la fine, altri sostengono di no. l'omt di draghi ce l'avete sotto gli occhi. eppure non lo vedete. la nuova europa è già nata. cosa vogliono fare i tedeschi? mettersi contro i mercati per la terza volta e perdere?

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    7. L'OMT e' un cerotto. Evita il collasso di un sistema che comunque non funziona.

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    8. un cerotto non previsto a suo tempo ma che è stato aggiunto. quindi arriveranno altre aggiunte. anche l'europa deve fare riforme non solo l'italia.

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