venerdì 19 dicembre 2014

Patacones argentini: precursori dei CCF ? non proprio


Un interlocutore mi ha rammentato qualche giorno fa che in Argentina, durante la crisi che porto al default e alla svalutazione a fine 2001, i governi provinciali misero in circolazione i cosiddetti “patacones”, titoli in qualche modo simili ai CCF. Che non furono sufficienti, tuttavia, a risolvere la crisi economica e a evitare l’uscita dal “currency board”.

E’ un tema su cui vale la pena di soffermarsi.

I “patacones” furono, effettivamente, emessi da alcuni governi provinciali, non dal governo centrale argentino (il nome infatti deriva da “Patagonia”, e in spagnolo non significa quello che a un italiano viene intuitivo pensare…). Inizialmente, erano titoli obbligazionari che gli emittenti si impegnavano a pagare in pesos, convertibili 1:1 in dollari: erano quindi titoli di debito, a tutti gli effetti.

Naturalmente la possibilità che gli emittenti fossero realmente in grado di rimborsare i titoli in "pesos convertibili" era bassa in partenza e, con l’aggravarsi della crisi, non poteva che peggiorare. A un certo punto, quindi, i “patacones” furono trasformati in veri e propri “CCF locali”, cioè resi utilizzabili per pagare tasse e imposte dovute ai vari governi provinciali emittenti: non, tuttavia, ogni forma di pagamento verso il settore pubblico nazionale (contrariamente alla “Moneta Fiscale” della nostra proposta).

Inoltre, la dimensione totale delle emissioni fu troppo modesta per produrre una ripresa della domanda sufficiente a incidere sulla gravissima spirale deflattiva-depressiva del paese. Nella maggior parte dei casi, non servirono in realtà nemmeno ad attuare politiche espansive, ma solo a sostituire pagamenti già dovuti (saldandoli in “patacones” e non in pesos).

I “patacones” non incisero significativamente nemmeno sul gap di competitività delle produzioni domestiche argentine rispetto alla concorrenza internazionale (dovuto al cambio fisso con il dollaro). Non ricordo in realtà che ci sia stato nemmeno un tentativo di intervenire su quest’ultimo punto agendo sul cuneo fiscale. D’altra parte il gap di competitività era ben più pesante rispetto a quello attuale italiano: come provato dal fatto che, dopo la rottura della parità, la svalutazione del peso contro dollaro fu di 2-3 volte, non certo del 20-30% che si ipotizza per l’Italia in caso di breakup dell’euro.

Il nostro progetto “Moneta Fiscale” nasce su presupposti ben diversi grazie (i) alla totale utilizzabilità dei CCF a fronte di qualsiasi tipo di pagamento verso il settore pubblico nazionale, definito nel senso più ampio del termine (ii) alle dimensioni delle emissioni e quindi del connesso effetto espansivo sulla domanda, adeguate a colmare l’attuale output gap italiano; e (iii) all’impiego di una quota di CCF per ridurre l’impatto del cuneo fiscale, in misura coerente con il necessario recupero di competitività delle aziende italiane.

Probabilmente, la situazione argentina del 2001 era troppo deteriorata e distorta per essere risolta in modo diverso che per il tramite di una combinazione di default e svalutazione. Ma (per fortuna !) l’Italia è ancora ben lontana da quella situazione.

8 commenti:

  1. appunto, delle patacche...

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  2. Dimenticate che la moneta deve essere accettata sennò non circola. E chi la accetta un pezzo di carta del genere?
    Anonimo35

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    1. Se è illimitatamente utilizzabile per qualsiasi forma di pagamento dovuto al settore pubblico (che intermedia quasi il 50% del PIL), tutti.

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    2. Allora è una sostituzione dell'euro. Allora tanto vale tornare alla Lira che avendo una storia sarà accettata con grande entusiasmo anche se poi si svaluterà. L'entusiasmo è basilare per una moneta come lo fu l'entusiasmo per l'euro.
      Anonimo35

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    3. E' la via per arrivarci evitando le grandissime complicazioni del breakup.
      Potrebbe anche essere un assetto permanente (euro + CCF) ma non ci scommetterei per un semplice motivo: l'euro si può renderlo inoffensivo, ma non ha comunque alcuna utilità...

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    4. Parlate del break up come di una cosa evitabile o attuabile. Non è così. O succede o non succede. Voi date la colpa all'euro ma la colpa è di altre istituzioni che non esistono. L'europa e i singoli stati impediscono che l'euro funzioni.
      Anonimo 35

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    5. Che in teoria potrebbe funzionare, nel senso di non far danno, sono d'accordo. Ma non c'è nessuna volontà politica di fare quanto serve per ottenere questo. Fermo restando che al massimo si può ottenere, appunto, che non danneggi. Ma non sarebbe comunque di nessun beneficio rispetto a un sistema di monete nazionali.

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    6. Non c'è la volontà politica delle istituzioni appena elette ma la volontà politica del popolo c'è. Viene tradita dopo le elezioni. E la gente non vota più. Vota più per l'euro che non per le istituzioni italiane....
      anonimo35

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