giovedì 26 marzo 2015

La disonestà intellettuale di certe critiche a Tsipras e a Varoufakis


Forse avranno successo e forse no. Forse la loro strategia è appropriata, forse non lo è e forse in realtà non ne hanno una. Forse la mossa vincente di Syriza sarà uscire dall’euro, o introdurre una moneta parallela, o far saltare il banco tramite un accordo con russi o cinesi.

Si può sperare nel successo, e si può dubitarne. Circolano molte illazioni e molte interpretazioni in merito allo stato delle trattative con Bruxelles, Francoforte e Berlino. Sono tutte (le interpretazioni) altamente aleatorie. Serviranno ancora alcune settimane, forse svariati mesi, per capire qual è la conclusione della partita.

Quello che non reggo, tuttavia, sono i commenti di chi afferma che Syriza “dovrebbe continuare a lavorare con i creditori”, proseguendo, in pratica, secondo il copione degli ultimi anni.

I precedenti governi greci HANNO LAVORATO in stretta collaborazione con i creditori – a tutti gli effetti pratici, non hanno fatto altro che eseguire i loro ordini – per più di tre anni, da fine 2011 a inizio 2015.

I risultati sono stati catastrofici, in termini sociali e umanitari. E limitandosi agli aspetti strettamente economici, si è riusciti a ottenere una pesante riduzione di PIL e occupazione nonché, contemporaneamente, un netto PEGGIORAMENTO delle prospettive di rientro per i creditori.

Che la UE e il governo tedesco, ovvero i principali ispiratori delle politiche imposte alla Grecia in questi anni, non accettino di mettere in atto alcuna autocritica in merito agli avvenimenti di questo periodo, e accusino Syriza – che è al governo da due mesi – di irresponsabilità, mi riesce intollerabile. Tanto più che le proposte di Syriza sono state, fin dall’inizio, estremamente moderate e responsabili.
 
Forse troppo moderate. La critica che si può muovere a Syriza, casomai, è proprio questa.

4 commenti:

  1. In effetti la critica che si può muovere a Syriza è proprio questa, non usare la sua sola arma a disposizione (che magari tanto forte non è ma è l'unica) per ottenere quello che vuole. Se Syriza non mette sul banco l'uscita dall'euro non ha assolutamente a mio vedere nessun potere contrattuale. Che la cosa non sia facile è vero, che non sia indolore anche, ma cos'altro può fare. In ogni caso è quello che nel medio lungo termine deve essere fatto.
    Perchè Syriza non lo fa?

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    1. L'arma è forte ma all'interno di Syriza le opinioni su se e come usarla sono discordi. Come anche tra Bruxelles e Berlino, del resto. La posizione delle due parti si deve ancora definire, in realtà.

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  2. Oggi un articolo di Daveri sul Corriere della Sera indica la soluzione della moneta parallela per la Grecia. Complimenti a lei e a tutti quelli che avevano indicato una seria strada alternativa all'austerità senza uscire dall'euro. Ho paura tuttavia che la situazione in Grecia sia così drammatica che le possibilità di recupero senza uscita dall'euro siano ora molto limitate. Interessante nell'articolo il riferimento al caso di successo del Perù. lo conosceva? Lo ritiene percorribile anche in un Paese sviluppato?

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    1. Io penso che le possibilità esistano ancora, il prossimo post lo dedicherò proprio a spiegare come la cosa potrebbe essere attuata oggi in Grecia. Non conosco i dettagli del caso peruviano, comunque a priori non vedo motivo per cui tra Perù e Grecia ci debbano essere differenze che rendano impossibile fare in un caso quello che ha funzionato nell'altro.

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