venerdì 9 ottobre 2015

CCF: avviare una forte ripresa dell'economia italiana



Proiezioni macroeconomiche: lo scenario base

Qui di seguito, sono riportate alcune simulazioni macroeconomiche in merito alla possibile applicazione del progetto CCF nell’ambito dell’economia italiana.

L’ipotesi base riporta i dati della nota di aggiornamento (18.9.2015) del Documento di Economia e Finanza, predisposto a cura del MEF.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze prevede un’accelerazione della crescita reale del PIL italiano (rispetto allo 0,9% del 2015) all’1,6% nel 2016 e 2017, e tassi simili (vicini all’1,5%) anche successivamente.

L’inflazione è prevista in graduale accelerazione, mantenendosi comunque sotto al target del 2% fissato dalla BCE.

Il deficit pubblico, in percentuale del PIL, è previsto in ulteriore discesa rispetto al 2,6% del 2015, raggiungendo un sostanziale pareggio nel 2018.

In tale ipotesi, il rapporto tra debito pubblico e PIL raggiunge un picco del 133% circa a fine 2015, iniziando poi una graduale discesa. La previsione 2019 è pari al 120% circa.

La bilancia commerciale registra, in tutti gli anni tra il 2015 e il 2019, saldi attivi superiori al 3%.

Ipotesi base (*)

2015
2016
2017
2018
2019








PIL


1.635
1.679
1.735
1.793
1.849








Incassi pubblici


790
803
824
850
872
Spese pubbliche


832
840
843
854
866
Surplus / (deficit)

-42
-37
-19
-4
6
Incassi pubblici %

48,3%
47,8%
47,5%
47,4%
47,2%
Spese pubbliche %

50,9%
50,0%
48,6%
47,6%
46,8%
Surplus / (deficit) %

-2,6%
-2,2%
-1,1%
-0,2%
0,3%
Debito pubblico lordo

2.172
2.209
2.228
2.232
2.226
Debito pubblico lordo / PIL
132,8%
131,6%
128,4%
124,5%
120,4%








Crescita PIL reale


1,6%
1,6%
1,5%
1,3%
Inflazione



1,1%
1,7%
1,8%
1,8%








Crescita esportazioni


5,1%
6,1%
6,0%
5,6%
Importazioni / PIL

-26,4%
-27,1%
-28,0%
-28,9%
-29,7%
Esportazioni di merci e servizi
485
510
541
573
605
Importazioni di merci e servizi
-431
-456
-486
-518
-548
Saldo commerciale

54
54
55
56
57
Altre voci partite correnti
-15
-15
-15
-15
-15
Saldo partite correnti

39
39
40
41
42
Saldo commerciale / PIL
3,3%
3,2%
3,2%
3,1%
3,1%
Saldo partite correnti / PIL
2,4%
2,3%
2,3%
2,3%
2,3%








(*) Basata sulla nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (MEF - 18.9.2015).



Proiezioni macroeconomiche: introduzione dei CCF

Rispetto allo scenario sintetizzato nel paragrafo precedente, qui di seguito è stato simulato l’impatto dell’introduzione di 20 miliardi (in valore facciale) di Certificati di Credito Fiscale a partire dal 2016, incrementati a 40 nel 2017.

I CCF sono esercitabili (per conseguire sconti fiscali, e in generale per ridurre pagamenti altrimenti dovuti alla pubblica amministrazione: tasse, imposte, contributi ecc.) a partire da due anni dopo la loro emissione.

I CCF totali in circolazione, in questa ipotesi, sarebbero quindi pari a:
20 miliardi a fine 2016;
60 a fine 2017 (40 si aggiungono ai 20 emessi nel 2016);
80 a fine 2018 (altri 40 sono emessi ma vengono utilizzati, quindi estinti, i 20 emessi nel 2016);
80 miliardi, costanti, successivamente (ogni anno 40 vengono emessi e 40 vengono utilizzati).

Le dimensioni del programma sono considerevolmente inferiori a quanto ipotizzato in altre occasioni. In questa simulazione, non si ipotizza di recuperare in tempi rapidi tutta la caduta di PIL e di occupazione prodottasi tra il 2008 e il 2014, ma di innalzare comunque i tassi di ripresa del PIL portandoli a livelli adeguati a produrre un netto “cambio di passo” dell’economia italiana.

I CCF vengono utilizzati per una serie di politiche di sostegno della domanda: integrazione di reddito a lavoratori e a ceti sociali disagiati, cofinanziamento di investimenti pubblici e di opere di pubblica utilità, eccetera.

Un terzo delle assegnazioni totali annue di CCF sono inoltre utilizzate per ridurre il costo del lavoro lordo che grava sulla aziende, migliorando la loro competitività e compensando il potenziale effetto negativo sui saldi commerciali esteri che sarebbe altrimenti causato da un’azione espansiva della domanda interna effettuata (da un singolo paese) in regime di cambi fissi.

Si suppone che l’incremento annuo delle assegnazioni di CCF produca un effetto espansivo del PIL pari a 1,20 volte il loro importo. 1,20 è il valore intermedio stimato per il cosiddetto “moltiplicatore keynesiano” in condizioni di economia che recupera da un contesto di domanda depressa (vedi tra gli altri Olivier Blanchard – Daniel Leigh, “Growth Forecast Errors and Fiscal Multipliers”, IMF 2013: l’intervallo ivi stimato è 0,90 – 1,70; si è utilizzato il valore medio – 1,30 – ridotto a 1,20 per tener conto di un’opportuna attualizzazione applicata all’importo dei CCF, necessaria a causa del differimento - due anni, come detto – della loro utilizzabilità).

Da tutto ciò, derivano i seguenti risultati.

Ipotesi con CCF

2015
2016
2017
2018
2019
PIL


1.635
1.719
1.806
1.870
1.932
CCF emessi


20
40
40
40
CCF utilizzati




20
40
Moltiplicatore


1,20
1,20
1,20
1,20
Incremento assegnazioni di CCF

20
20


Maggior PIL reale per effetto diretto CCF

24
24










Incassi pubblici

790
831
873
903
933
Utilizzo CCF




20
40
Incassi pubblici netto utilizzo CCF
790
831
873
883
893
Spese pubbliche

832
840
843
854
866
Surplus / (deficit)

-42
-9
30
29
27








Incassi % lordo utilizzo CCF
48,3%
48,3%
48,3%
48,3%
48,3%
Incassi % netto utilizzo CCF
48,3%
48,3%
48,3%
47,2%
46,2%
Spese pubbliche %

50,9%
48,9%
46,7%
45,7%
44,8%
Surplus / (deficit) %

-2,6%
-0,6%
1,6%
1,6%
1,4%








Debito pubblico lordo

2.172
2.181
2.152
2.123
2.095
Debito pubblico lordo / PIL
132,8%
126,9%
119,2%
113,5%
108,5%








CCF in essere a fine anno

20
60
80
80
CCF in essere a fine anno / PIL

1,2%
3,3%
4,3%
4,1%








Crescita PIL reale


3,1%
3,0%
1,5%
1,3%
Inflazione



2,0%
2,0%
2,0%
2,0%








% CCF destinati ad aziende

33%
33%
33%
33%
CCF destinati ad aziende

7
13
13
13
Beneficio su saldo commerciale - moltiplicatore
1,00
1,00
1,00
1,00
Beneficio su saldo commerciale

7
13
13
13
Di cui:
maggiori esportazioni

3
7
7
7

sostituzione di importazioni
3
7
7
7








Crescita export escluso effetto CCF

5,1%
6,1%
6,0%
5,6%
Import / PIL escluso effetto CCF
-26,4%
-27,1%
-28,0%
-28,9%
-29,7%








Esportazioni di merci e servizi
485
513
548
581
613
Importazioni di merci e servizi
-431
-463
-502
-540
-573
Saldo commerciale

54
50
46
41
40
Altre voci partite correnti
-15
-15
-15
-15
-15
Saldo partite correnti

39
35
31
26
25








Saldo commerciale / PIL
3,3%
2,9%
2,5%
2,2%
2,1%
Saldo partite correnti / PIL
2,4%
2,0%
1,7%
1,4%
1,3%


Sulla base delle ipotesi sopradescritte, il tasso di crescita del PIL reale raggiunge il 3% circa sia nel 2016 che nel 2017. Si è ipotizzato che non ci sia alcun ulteriore effetto positivo negli anni successivi in quanto il livello delle assegnazioni di CCF rimane costante. E’ un’ipotesi, peraltro, con ogni probabilità fortemente conservativa, in quanto la considerevole ripresa del PIL ottenuta nei due anni di “andata a regime” del programma CCF potrebbe, plausibilmente, modificare le aspettative degli operatori, alimentare un’atmosfera di maggiore fiducia, stimolare credito e investimenti, eccetera.

Il rapporto deficit pubblico / PIL scende rapidamente e, a partire dal 2017, si raggiungono addirittura surplus dell’ordine dell’1,5% del PIL.

Tenuto conto anche di un modesto incremento d’inflazione (fino al 2% annuo), plausibile in un contesto di domanda molto più tonica, la discesa del rapporto debito pubblico / PIL è decisamente più veloce rispetto all’ipotesi base. La previsione a fine 2019 (108,5%) è inferiore per circa dodici punti percentuali.

Il debito pubblico non include lo stock di CCF in circolazione, in quanto, come discusso sopra, i CCF sono titoli che incorporano un diritto patrimoniale ma non hanno natura debitoria (non essendo destinati a essere rimborsati). Lo stock di CCF è comunque pari al 4% circa del PIL a fine 2019.

Il saldo commerciale rimane positivo, sia pure per livelli più bassi rispetto all’ipotesi base (ma comunque superiori al 2% del PIL).

9 commenti:

  1. la proposta aggiunge solo debito e lo nasconde sotto forma di ccf e quindi i mercati non si fideranno. ovvero la proposta non tiene conto che l'effetto "moltiplicatore" subirà l'effetto "divisore" dell'economia in euro senza alcun reale aumento del pil ma purtroppo si otterrà anche l'effetto molto dannoso di una perdita di fiducia del sistema paese che cerca di svicolare dalle sue responsabilità di fronte agli occhi dei mercati.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non si nasconde nulla e non ci si sottrae ad alcuna responsabilità. La ripresa economica prodotta dall'erogazione di CCF produce un netto miglioramento dei saldi di finanza pubblica, anche con ipotesi molto conservative in merito al moltiplicatore keynesiano. E nell'improbabile caso in cui ciò non avvenisse, la situazione è tranquillamente gestita dalle clausole di salvaguardia.

      Elimina
    2. appunto. le clausole di salvaguardia colpiscono l'economia e non lo stato che ha sbagliato i conti. cioè lo stato non paga mai e quindi qualunque cosa emetta non merita più fiducia nel momento stesso che la emette. la proposta ccf non prevede tagli di spesa pubblica ma tasse. si chiama appunto esproprio.

      Elimina
    3. Ma lei la proposta l'ha letta ? I CCF sono sgravi fiscali, non tasse. E le clausole di salvaguardia nel progetto CCF - e al contrario che con le attuali prassi UE - sono impostate in modo da non penalizzare l'economia reale. Vedi post del 6.10.2015.

      Elimina
    4. se fossero sgravi non avrebbero bisogno dei titoli ccf a cui saranno associati. nelle clausole di salvaguardia non esistono tagli di spesa pubblica e quindi il rischio è tutto a carico del valore dei ccf. la proposta è facilissima da leggere ci si mette 5 minuti.

      Elimina
    5. Sono sgravi incorporati in un titolo trasferibile, il che massimizza il beneficio per chi li riceve e quindi l'effetto espansivo su domanda, PIL e occupazione. E nelle clausole di salvaguardia esistono riduzioni di pagamenti in euro (o incrementi di tasse da versarsi in euro) compensate da assegnazioni di CCF, in modo da salvaguardare l'equilibrio entrate - uscite pubbliche in euro senza penalizzare l'economia reale. La proposta si legge in cinque minuti, ma per capirne le implicazioni ci vuole un po' di più. Si prenda una mezz'oretta, per cominciare :)

      Elimina
    6. andiamo ragazzi, mica è un derivato che ha bisogno di 3 supercomputer per verificare le previsioni dell'algoritmo su piattaforma hft.

      Elimina
  2. OTTIMO ARTICOLO COME SEMPRE

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina