lunedì 3 aprile 2017

Ancora sugli aspetti giuridico-contabili della Moneta Fiscale

Come sempre molto preciso e puntuale, Massimo Costa sintetizza qui i temi chiave.

“I principi contabili “privati” (IAS / IFRS) presiedono alla tenuta dei conti di qualsiasi azienda “for profit” che detenga un titolo, o anche alla contabilità economico-patrimoniale degli enti pubblici (da noi regolata dal D. 118 / 2011 e non regolata, in quanto mai istituita, per lo Stato).

Altra cosa è la statistica economica regolata dai principi Eurostat, gli unici rilevanti per i trattati. La contabilità Eurostat è una contabilità che è sì “aziendale”, cioè relativa alle singole unità economiche, ma è pensata per un’aggregazione da contabilità nazionale, ciò che in effetti è. E quindi, rispetto alle contabilità aziendali propriamente dette, subisce alcune semplificazioni.

Tra queste la più rilevante per noi: le “passività”, a differenza delle attività, non sono distinte tra “non finanziarie” e “finanziarie”. Tutte le passività Eurostat sono quelle finanziarie, al punto che l’aggettivo è omesso. Le “non finanziarie”, di qualunque natura (cioè le passività che non siano debiti) non hanno alcun riconoscimento in quel sistema contabile. Non ho mai negato che dal punto di vista economico-aziendale la Moneta Fiscale sia una passività, ma non è una passività finanziaria, cioè non è un debito, come non lo sono gli acconti ricevuti da clienti, i risconti, i contributi in conto capitale, gli obblighi di fare, non fare e simili, i debiti in natura e tanti altri claims dai quali però non scaturisce in alcun modo un flusso futuro negativo di denaro.

Per questa ragione la passività non finanziaria, nei conti Eurostat, è trattata come non–payable tax credit, con le note conseguenze (Nota MC: di non essere considerata debito).

Giusto ? sbagliato ? Non sono io il legislatore. Posso solo notare che, in un’ottica di controllo finanziario qual è quella UE, il “flusso finanziario” più che la consistenza patrimoniale ha giustamente maggior rilievo di quanto accada sotto un profilo strettamente aziendale. In ogni caso è così, piaccia o no.

Il “vizio” logico consiste nello scoprire l’acqua calda, e cioè che i “debiti fiscali” sono passività secondo gli IFRS per chi li emette e crediti per chi li detiene. Ma non sono debiti finanziari, e quindi non costituiscono “debito” nell’unico senso richiesto dai trattati.

Il sistema Eurostat è però internamente coerente: i debiti tributari non pagabili non sono “passività” e, specularmente, i crediti tributari non incassabili (Nota MC: ma utilizzabili in compensazione, e solo in compensazione) (visti dal punto di vista di chi li detiene) non sono attività, né finanziarie né reali.”


3 commenti:

  1. Resta il rischio che la Commissione, allertata dalla manovra di Moneta Fiscale, ricerchi nel DEF e nel Bilancio triennale elementi previsionali cautelativi di MINORI ENTRATE FISCALI FUTURE, al fine di contestare rischi potenziali di violazione del PSC e pretendere manovre o perlomeno clausole di salvaguardia (non preoccupanti, queste ultime, nel caso il meccanismo di stimolo all'economia funzionasse alla perfezione).

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    1. Questa eventualità è gestita senza problemi attuando quanto descritto nel post del 18.2.2017.

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    2. Che tra l'altro risponde anche a qualsiasi obiezione basata sull'articolo 81 della Costituzione.

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