mercoledì 26 luglio 2017

Pagamenti in Nuove Lire in caso di break-up


Uedro è uno dei miei interlocutori twitter, tra i più attivi nel discutere temi connessi sia all’evoluzione del progetto CCF / Moneta Fiscale, che ai problemi dell’Eurosistema in generale.

E’ un interlocutore critico, con il quale mi trovo spesso in disaccordo, ma le sue sono critiche costruttive e sicuramente molto utili per mettere a fuoco vari temi, nonché per rifinire e migliorare il progetto CCF.

Ultimamente si discuteva di un altro argomento, collegato alle implicazioni non dell’introduzione dei CCF, bensì dell’Italexit via break-up: l’Italia introduce direttamente la Nuova Lira e ridenomina stipendi, contratti, depositi bancari e qualsiasi altro rapporto contrattuale (con implicazioni monetarie) di diritto italiano.

Uedro teme che si verificherebbe un forte impatto inflazionistico. L’origine del problema, nella sua opinione, è che il break-up dovrebbe avvenire in maniera repentina, con un decreto legge approvato durante un weekend. Non ci sarebbe quindi tempo per predisporre in anticipo monete e banconote in Nuove Lire.

Di conseguenza, temporaneamente si userebbero ancora monete e banconote in euro, quanto meno per il tempo necessario a introdurre contante in Nuove Lire (presumibilmente, qualche mese).

L’opinione (o il timore) di Uedro è che gli esercizi commerciali lascerebbero i prezzi invariati, e che i pagamenti continuerebbero a essere effettuati in euro (perché il contante in Nuove Lire inizialmente non ci sarebbe). E se la Nuova Lira si svalutasse (come previsto) assestandosi per esempio a un cambio di 1,30 contro euro, si verificherebbe un immediato, forte impatto sull’inflazione (misurata in Nuove Lire).

Ritengo che questo problema sia minimo se non inesistente, per il semplice motivo che la stragrande maggioranza delle transazioni economiche (in valore) avvengono oggi via assegno, bonifico o carta elettronica (carta di credito, carta di debito, o bancomat - usato per pagare, non per prelevare contante).

I pagamenti in contante sono stimati nel 5% circa in controvalore, e questa percentuale cadrebbe ulteriormente se un negoziante pretendesse di far pagare in euro il prezzo di listino.

Personalmente, oggi ho una soglia all’incirca di venti euro. Sotto quel livello di solito pago in contanti. Sopra, via carta elettronica.

Ma nel caso in cui un esercizio commerciale non mi applicasse nessuno sconto per un pagamento pari a 10 effettuato con una banconota in euro, estrarrei una carta elettronica anche in quel caso, e mi farei addebitare 10 Nuove Lire sul mio conto corrente. Perché mai dovrei accettare di pagare 10 euro, equivalenti a 13 Nuove Lire ?

E l’esercizio commerciale sarebbe tenuto ad accettare le Nuove Lire (con pagamento elettronico), perché il decreto legge che regola l’ItaEuroBreakUp conferirebbe alle Nuove Lire potere liberatorio su tutte le obbligazioni monetarie in lire regolate da rapporti giuridici di diritto italiano.

Altrimenti detto, l’esercizio commerciale è obbligato ad accettare indifferentemente 10 Nuove Lire addebitate via carta elettronica, o 10 euro pagati in banconote o monete metalliche, per un medesimo prodotto proposto in vendita al prezzo di 10.

Il risultato è che le banconote e le monete metalliche in euro verrebbero tesaurizzate (per essere convertite in Nuove Lire), ma pressoché nessuno le userebbe per effettuare acquisti (a meno che l’esercizio commerciale non le accetti al cambio di 1,30).

Magari si faranno eccezioni per transazioni di importo veramente modesto. Io il caffè al bar accetterei di pagarlo con una moneta da un euro, senza estrarre la carta elettronica (e senza pretendere lo sconto del 30% sull’importo facciale). Ma non andrei oltre quello, e lo stesso farebbe la grande maggioranza della popolazione.

Il break-up è un processo operativamente e politicamente complesso, ed è per questo che ormai da cinque anni mi sono attivato per elaborare e promuovere il progetto CCF / Moneta Fiscale. Ma i pagamenti nel periodo interinale, ante introduzione del contante in Nuove Lire, non sono “il” problema.


3 commenti:

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  2. 4)Dubbi sulla costituzionalità dello strumento dovrebbero sorgere spontaneamente. Gli “incapienti”, ovvero circa 12 milioni di cittadini, non versando alcun tributo, verrebbero certamente penalizzati dalla distribuzione dei CCF. Una manovra fiscale espansiva dovrebbe avere effetti redistributivi, in questo caso però, piuttosto che rispettare il principio della progressività dell’imposizione, lo strumento sarebbe FORTEMENTE REGRESSIVO e, pertanto, certamente iniquo, essendo di vantaggio esclusivamente a chi ha un apprezzabile imponibile fiscale.

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    1. Saranno gli esercizi commerciali ad accettarli, perché LORO hanno costantemente pagamenti da effettuare per imposte dirette, IVA, contributi ecc. il valore è quindi garantito anche per gli incapienti.

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