mercoledì 17 aprile 2019

La proposta Mosler


Ho moltissima stima per Warren Mosler, che considero un economista di grandi competenze e originalità di pensiero. L’idea dei CCF, del resto, mi è stata ispirata dai tax-backed bonds (noti appunto anche come Mosler bonds) proposti da lui e da Philip Pilkington, oltre che dai MEFO bills di Hjalmar Schacht.

La proposta Mosler per reintrodurre la lira in Italia mi lascia però perplesso. Può darsi benissimo che io non l’abbia perfettamente compresa (e se è così ringrazio in anticipo chi mi farà notare eventuali discordanze tra il seguito di questo articolo e le affermazioni di Mosler, che sinceramente a volte trovo sintetiche all’eccesso – degli schizzi molto interessanti ma un po’ carenti nell’elaborazione dei dettagli – magari è un mio limite).

Per quello che ho compreso io, Mosler propone di:

UNO, convertire tutta la spesa pubblica italiana da euro a lire.

DUE, dichiarare che le tasse e qualsiasi altra forma di obbligazione finanziaria nei confronti del settore pubblico dovranno essere pagate in lire.

I depositi bancari resteranno invece in euro, e non si verificherà alcuna conversione di crediti, debiti, valuta di denominazione dei contratti eccetera: resterà tutto in euro.

Secondo Mosler, dato che tutti i residenti italiani avranno bisogno di lire per pagare le tasse, ci sarà una forte domanda di lire che eviterà svalutazioni della lira nei confronti dell’euro.

Se questo è vero, i soggetti che ricevono lire e non più euro a fronte delle varie voci di esborso del settore pubblico – dipendenti pubblici, pensionati, fornitori della pubblica amministrazione, possessori di Stato, eccetera – non subiranno penalizzazioni. Riceveranno lire ma la lira sarà convertibile in euro pressoché alla pari.

La mia perplessità riguarda soprattutto quest’ultimo punto. Come facciamo a essere certi di un rapporto di cambio pressoché alla pari ? è vero che i residenti italiani dovranno procurarsi lire per pagare le tasse, ma è anche vero che lo Stato italiano immetterà una quantità ancora superiore di lire a fronte della spesa pubblica (precedentemente effettuata in euro). La quantità sarà superiore perché esiste un deficit pubblico, che tra l’altro ci si propone di aumentare per rilanciare la domanda, l’occupazione e il PIL.

La lira di Mosler è in effetti, in questo schema, una forma di Moneta Fiscale, utilizzabile fin da subito per pagare tasse (e non con un differimento di due anni, come nel caso dei CCF). Ma se ne immette immediatamente una quantità enorme, vicina a 1.000 miliardi: non 30 il primo anno da incrementare gradualmente fino a circa 100 (che è quanto ipotizzato dal progetto CCF).

Il rapporto di cambio lira – euro alla pari nel caso della proposta Mosler mi sembra quindi tutt’altro che certo.

E comunque si verifica una conversione forzata di ogni voce di spesa pubblica, imponendo la ridenominazione di tutti i contratti in essere.

Nel caso dei CCF, al contrario, la proposta è di immettere una quantità molto inferiore e molto più gradualmente, e di non ridenominare nulla. Tutto quello che si pagava in euro continua a essere pagato in euro. Si immette maggior potere d’acquisto sotto forma di CCF, senza alcuna conversione.

Anch’io e gli altri membri del Gruppo Moneta Fiscale pensiamo che il rapporto di cambio tra CCF ed euro non si discosterà molto dalla parità, salvo qualche punto percentuale per tener conto del differimento di utilizzabilità. Non ci saranno grossi scostamenti perché entro un periodo di tempo abbastanza breve gli impegni fiscali potranno essere onorati indifferentemente in euro o in CCF, e perché la quantità di CCF immessa sarà sempre e comunque una frazione degli impegni di pagamento verso la pubblica amministrazione.

Ma in ogni caso, se anche l’effetto di discount del CCF verso l’euro fosse superiore al previsto (magari inizialmente, per via dell’effetto novità), se fosse per esempio il 10%, cambierebbe poco per quanto riguarda l’efficacia del progetto. Sarebbero comunque soldi in più, potere d’acquisto supplementare che entra nell’economia.

Per queste ragioni il progetto CCF mi pare molto più efficace e sicuro negli effetti del progetto Mosler. Se non mi sfugge qualcosa, ovviamente.


17 commenti:

  1. Ma almeno è fattibile dal punto di vista giuridico? Come farebbe lo stato a giustificare il cambio di moneta per i contratti con i dipendenti pubblici ma non con altri tipi di contratto?
    Per quanto riguarda il cambio euro/lira io considererei anche il fatto che appunto tutti i contratti rimarrebbero in euro, l'esempio banalissimo può essere quello di un contratto d'affitto o di un mutuo. Il dipendente pubblico che prenderà stipendio in lire dovrà probabilmente convertire le lire in euro per effettuare i pagamenti, spingendo il cambio verso il basso.
    A me sembra che il problema del cambio lo risolvi solo continuando ad accettare tasse anche in euro, in quel modo ottieni sostanzialmente la parità.

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    1. Che poi adesso che ci penso l'unico motivo per cui avrebbe senso accettare solo lire per le tasse sarebbe quello di far fluttuare liberamente il cambio. Se sei interessato (almeno in un primo momento) ad avere la parità ha senso continuare ad accettare anche gli euro.

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    2. Sul piano giuridico sarebbe da esaminare. La sua considerazione sulla possibile pressione al ribasso dovuta alla necessità di convertire in euro, per pagare affitti e mutui, i soldi incassati in lire, comunque è giusta ed è un ulteriore elemento di perplessità in merito alla proposta Mosler.

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  3. Se può essere utile: l’unico momento in cui il tasso di cambio della Nuova Lira (in seguito NL) sarà fisso è all’inizio del processo; tale cambio sarà di 1 ad 1, quindi 1 euro varrà come 1 NL. Da quel momento in poi il tasso di cambio sarà flessibile e quindi libero di fluttuare. Segue http://mmtitalia.info/dalleuro-si-esce-cosi-ecco-il-percorso-verso-la-nuova-lira/

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    1. Appunto: ma dove si posiziona dopo è l'incognita che non penso riuscirà graditissima a chi percepisce (successivamente all'avvio del progetto) lire, e ha costi da sostenere in euro.

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    2. Nel caso in cui i cittadini richiedano la conversione in NL dei depositi e dei prestiti bancari, il governo obbligherà le banche a soddisfare le richieste dei clienti in tempi brevi, al tasso di cambio vigente, attraverso leggi, regolamenti e controlli.

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    3. Se poi i miei depositi restano in euro e la NL dovesse deprezzarsi del 20%, automaticamente potrei realizzare un vantaggio convertendo al tasso 1,2 i miei euro in NL. Che poi sarà la valuta in cui effettuerò le mie spese.
      Se poi consideriamo lo "stato patrimoniale" aggregato del Paese Italia, notiamo che le attività in euro superano di oltre 8.000 mld le passività

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    5. https://drive.google.com/open?id=19hOpT_tEeP5GdoLpK8ltI82qav2kSxKn

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    6. Sì ma infatti il problema non è per i titolari dei depositi (che restano in euro) ma per i titolari dei redditi (che si trasformano in NL).

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    7. Se sono un dipendente pubblico che percepisce un reddito in NL, chiederò alla mia banca sia la conversione del mio deposito da euro a NL sia del mio mutuo al cambio vigente, avvalendomi delle leggi e dei regolamenti approvate dal governo.

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    8. Se convertiamo anche i mutui stiamo allora parlando di conversione forzosa (per il creditore) di obbligazioni private. Diventa uno scenario di breakup.

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    9. Oggi, io banca ho un credito residuo pari a 100.000 euro di un mutuo erogato, il mutuatario, avvalendosi delle leggi e dei regolamenti approvati dal governo, richiede la conversione dei depositi e del debito residuo da euro a NL al tasso di cambio vigente (es. 1,2). Domani, io banca ho un credito residuo pari a 120.000 NL. Tutto qui.

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    10. I depositi al cambio corrente si possono convertire, certo, basta vendere euro contro NL sul mercato. Ma se il mutuatario può forzare la conversione del prestito senza che il mutuante possa dire nulla, siamo nel breakup.

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    11. Stiamo semplicemente attuando l'art. 47 della Costituzione Italiana: La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.

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