domenica 13 dicembre 2020

Crescita e debito: il RISOLVIBILE problema dell’Italia


L’economia italiana è depressa da DODICI anni: a partire da quando, a fine 2008, il fallimento Lehman Brothers ha innescato la crisi finanziaria mondiale.

La disgrazia dell’Italia è stata, da allora ad oggi, aver fedelmente, anzi ossequiosamente, eseguito le “raccomandazioni” impartite dalla UE. Sono state adottate politiche procicliche, imponendo austerità quando gli effetti della crisi Lehman non erano ancora stati superati.

L’obiettivo era ridurre il debito pubblico del paese, ritenuto troppo elevato. In realtà i fatti hanno dimostrato, e la teoria economica lo sta ormai riconoscendo, che il debito pubblico non è affatto un problema di per sé. Lo può diventare per un paese che si indebita in una moneta che non emette e che non gestisce, e che è troppo forte per i fondamentali della sua economia.

Quest’ultima è esattamente la situazione in cui si trova l’Italia a seguito dell’ingresso nell’euro, ed è il motivo per cui il nostro paese non sarebbe MAI dovuto entrare nella moneta unica.

Ma dato questo presupposto, cercare di ridurre il debito con politiche fiscali restrittive (tagli di spesa e aumenti di tasse) in periodi di economia depressa NON ottiene lo scopo. Distrugge invece produzione e occupazione, genera fallimenti aziendali, fa esplodere le insolvenze bancarie.

La contraddizione è evidente ma la UE rifiuta di riconoscerla, e i governi italiani non hanno mai saputo contrastare questa visione. Di conseguenza ai colpi inferti dalla crisi mondiale 2008 sono seguiti quelli della crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona, e delle scellerate politiche adottate tra il 2011 e il 2013.

E oggi ci sono altissimi rischi di ripetere gli stessi errori in conseguenza del Covid. Attualmente in Italia si sta in qualche modo – in misura troppo limitata, e comunque più contenuta rispetto alla grandissima maggioranza degli altri paesi – contrastando il danno economico della crisi sanitaria con sussidi, rimborsi e slittamenti di imposte.

Ma questo è possibile solo grazie alla sospensione del Patto di Stabilità e Crescita, sospensione che è temporanea. Probabilmente il Patto rientrerà in vigore nel 2022. Ben prima che l’economia abbia pienamente recuperato l’”effetto Covid” – che, ricordo, si è sovrapposto a un contesto che era GIA’ PRIMA pesantemente depresso e sfibrato.

Si parla di riformare il Patto, ma proposte concrete, vicine non si dice a una fase attuativa ma quantomeno a una discussione costruttiva tra gli Stati membri dell’Eurozona, non ne esistono.

Dovrebbe essere prossimo all’avvio, invece, il Recovery Fund. Ma è una ciclopica, terribile ingenuità pensare che rappresenti una svolta espansiva e solidale della governance economica UE.

I numeroni buoni per fare titoli sui media, i 209 miliardi, sono una colossale partita di giro. Circa 120 sono debiti che sostituiranno emissioni di BTP, ma non finanzieranno alcuna spesa aggiuntiva. I residui 80-90, impropriamente definiti “a fondo perduto”, saranno al contrario compensati da nuove tasse e da maggiori contributi da pagare a Bruxelles.

Non è affatto certo che l’effetto netto totale sia espansivo. Se lo sarà, parliamo di poche decine di miliardi (20 ? forse qualcosa di più, forse anche meno) suddivisi su svariati anni.

In “compenso”, TUTTI i 209 miliardi potranno essere spesi solo previa approvazione UE. Con il rischio concreto di non riuscire a utilizzarli tutti, magari solo perché il prossimo governo risulterà “non troppo simpatico” agli organi decisionali dell’Unione Europea. Mentre, beninteso, le maggiori tasse e i maggiori contributi necessari a compensare il (cosiddetto) “fondo perduto” andranno pagati sempre e comunque, senza fiatare.

In altri termini, il Recovery Fund non è affatto un meccanismo per attuare politiche espansive. E’ uno schema concepito per introdurre ULTERIORI vincoli, controlli e burocrazia, e per legare ancora di più le mani ai futuri governi italiani.

Il quadro è estremamente fosco. Ma tutti questi problemi NON sono irrisolvibili. C’è UNA via d’uscita da questa catastrofica situazione. Immettere potere d’acquisto SUPPLEMENTARE nell’economia utilizzando strumenti finanziari che NON costituiscano debito da rimborsare in euro.

Questa è la logica del progetto Moneta Fiscale / Certificati di Compensazione Fiscale. Esistono disegni di legge in discussione a livello di commissioni parlamentari, presentati sia da esponenti della maggioranza di governo, che dall’opposizione.

Lo logica è molto semplice. Immettere nell’economia un’attività finanziaria che rappresenta il diritto a uno sconto fiscale futuro, e che di conseguenza ha valore fin dal momento in cui viene creata e distribuita ad aziende e cittadini.

Gli sconti fiscali possono essere utilizzati per un ventaglio amplissimo di applicazioni. Integrare i redditi netti di lavoro, sia dipendente che autonomo, sia privato che pubblico, favorendo in particolare i livelli più bassi. Compensare parzialmente i pagamenti di oneri sanitari e contributivi, riducendo il cuneo fiscale effettivo e rendendo quindi più competitive le aziende. Attuare politiche di spesa sociale. Potenziare gli investimenti pubblici. Sostenere ricerca, innovazione e aggiornamento tecnologico delle imprese.

Occorre aver cura che le dimensioni totali delle emissioni non superino una frazione limitata degli incassi fiscali del settore pubblico: altrimenti gli sconti fiscali perderebbero valore (a causa dell’eccesso di circolazione rispetto al potenziale utilizzo).

Il Gruppo della Moneta Fiscale (Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Massimo Costa e Stefano Sylos Labini) ha stimato in circa 200 miliardi il totale di sconti fiscali che potrebbero arrivare a circolare nell’economia italiana, senza creare effetti d’inflazione né di svilimento di valore dei titoli di sconto.

Il recupero dell’economia che ne deriverebbe è di un ordine di grandezza enormemente superiore a quello (risibile se non nullo) prodotto dal Recovery Fund.

L’economia italiana otterrebbe una forte ripresa di domanda, produzione e occupazione. E il debito pubblico da rimborsare in euro, quello che realmente preoccupa, potrebbe incamminarsi su una traiettoria discendente rispetto al PIL, senza attuare alcun intervento fiscale restrittivo.

L’”Ecobonus 110%” per le ristrutturazioni immobiliari è già un’applicazione di questo concetto. E si sta anche lavorando alla creazione di una piattaforma informatica di scambio dei crediti fiscali, importantissima per massimizzarne la liquidità e i conseguenti benefici.

QUESTA è la linea di azione su cui devono convergere gli sforzi di deputati, senatori e membri del governo. NON SERVE NIENTE DI PIU’, MA NON BASTA NIENTE DI MENO.

 

15 commenti:

  1. Sarà ,ma i 209 miliardi di euro per l'Italia gli ha ottenuti Conte. Se fosse andata in modo diverso, l'Europa oggi non esisterebbe più. Il problema vero è che la torta è talmente grande che tutta la politica (anche quella marcia) vuole sedersi a tavola e BANCHETTARE

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    1. Ottenuto COSA ? Lo ha letto il post ? ha "ottenuto" solo di vincolare il 209 agli usi che prescriverà la UE, invece che a quelli sarebbero stati decisi in Italia. E non prevedo NIENTE di buono, da questo.

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    2. Abbiamo ottenuto grazie all'Europa:
      1)Dei 209 miliardi (89 sono a fondo perduto) ,gli altri a tassi quasi inesistenti. Inoltre dall'unione europea abbiamo ricevuto 40 miliardi per la cassa integrazione (gratis) .la BCE, inoltre, sta acquistando titoli di stato facendoci risparmiare decine di miliard , rendendo il nostro debito sostenibile. QUESTA È LA REALTÀ.

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    3. 2)In questo momento senza l'europa saremo con le pezze nel sedere. Avremmo una liretta super svalutata e staremmo a scannarci con una perdita del potere d'acquisto, che dicono gli economisti, aggirarsi intorno al 40%.
      3) Quello della quarta potenza industriale e diventato un luogo comune. Lo eravamo negli anni sessanta e settanta, quando l'economia era mista(pubblica e privata).poi le nostre aziende migliori negli anni ottanta sono state svendute e ci hanno fatto credere che solo l'economia di mercato era il toccasana per creare ricchezza e occupazione. Da allora è iniziato il nostro declino.

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    4. 1) 120 sono debiti, il cosiddetto "fondo perduto" lo pagheremo con tasse e contributi, il 40 miliardi di SURE sono tutti da noi garantiti, la BCE fa solo quello che fanno TUTTE le Banche Centrali del mondo.
      2) Perché mai dovrebbe svalutarsi con un surplus commerciale di 60 miliardi all'anno ? contro dollaro perderemmo poco o nulla. Si rivaluterebbe invece il marco: l'unica ragione per cui la Germania vuole che l'euro regga.
      3) Su una cosa siamo d'accordo, smontare l'economia mista italiana (che funzionava benissimo) è stato criminale. Detto questo, fino al 2000 (cioè fino all'ingresso nell'euro) l'Italia teneva perfettamente il passo, per reddito procapite e produttività, con il resto della UE.

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    5. senza l'ombrello protettivo della BCE saremmo al default come l'Argentina ,il Venezuela ecc ecc. Non dimenticare che abbiamo un debito pubblico al limite del sostenibile. La BCE ci consentirà di risparmiare decine di miliardi che serviranno ad abbassare il debito. L'altro nostro grande problema è l'invecchiamento della popolazione, se non si invertira' la rotta ,fra qualche tempo, non saremo più in grado di sostenere lo stato sociale.

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    6. Il Giappone è al 260%, emette yen e del debito pubblico se ne frega nella maniera più totale. Non c'è limite di sostenibilità del debito pubblico espresso in moneta propria. Il problema se si eccede con l'immissione di potere d'acquisto nel sistema economico è l'inflazione. Che oggi è NEGATIVA. Quindi l'immissione (il cosiddetto deficit pubblico) oggi è TROPPO BASSA, non troppo alta.

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    7. Non si può fare il paragone con il Giappone. Il debito Giapponese è al cento per cento in mano loro. Il tasso di interesse viene stabilito di volta in volta dal governo, è inoltre, cosa molto importante i Giapponesi hanno un attivo della bilancia dei pagamenti, che supera i cento miliardi di dollari. Questo significa non avere problemi nell'approvigionamento di materie prime. Poi il tallone d'Achille del nostro paese è il costo della politica, la corruzione e la burocrazia

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    8. Attivo bilancia estera ? noi ne abbiamo 70, in proporzione alle dimensioni dell'economia più del Giappone, lo sapeva ? ovviamente no. Quando al tasso, viene stabilito dal governo perché il debito è in yen. Sarebbe lo stesso per noi non la lira.

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    9. Veramente il nostro attivo si aggira intorno hai 45/50 miliardi di euro.
      Paolo Rossi

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    10. 60 miliardi di euro, equivalenti a 70 di dollari contro i 100 del Giappone. Paese che ha il doppio della popolazione e più del doppio del PIL rispetto a noi.

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  2. DOMANDE DA PARTE DI UN COMMERCIALISTA EUROPEISTA NEI CONFRONTI DEGLI EUROSCETTICI:
    1) Qual è la soglia che ritenete di effettiva sostenibilità attuale dei tassi di interesse ,stante il nostro debito pubblico e le previsioni del nostro pil?
    2) (flat tax) Non ritenete che l'annunciata attuazione a più fasi (iniziando dall'estensione alle partite iva,alzando la soglia dei forfetari)possa generare effetti distorsivi per categorie di contribuenti(a scapito di forme associate d'impresa e/o dei lavoratori dipendenti?)
    3) Qual è la Vostra posizione sulla proposta di introdurre strumenti mirati alla sottoscrizione del debito pubblico a condizioni particolari,riservata a soli investitori italiani?
    4) L'auspicata garanzia BCE tesa a contenere gli spread fra Paesi con la medesima moneta, non determinerebbe come ovvia conseguenza una serie di condizioni imposte a ogni singolo stato partecipante?
    5) Piano B: Siccome presupporebbe una serie di misure di controllo dei capitali,con quale iter legislativamente previsto (costituzionalmente) e soprattutto quali e con quale durata si intenderebbero adottarle?

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    1. 1) Io voglio emettere moneta e non debito. E la moneta non ha tasso d'interesse.
      2) Sono a favore della tassazione progressiva del reddito, non della flat tax.
      3) Può aiutare ma non è decisiva. Decisivo è superare la logica che il deficit non possa essere monetizzato.
      4) Non c'è nulla di ovvio. Le condizioni sono una forma di controllo politico del blocco tedesco nei confronti del resto dell'Eurozona.
      5) Introdurre Moneta Fiscale / CCF non richiede controllo dei capitali.

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  3. A proposito dell'adozione dei CCF, tra 50 anni saremo tutti morti.

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