martedì 10 maggio 2022

Emettere debito pubblico o magari anche no

 

Elementi di riflessione per capire le dinamiche di deficit e debito pubblico.

Dal punto di vista di quando (e se) si emette debito, le operazioni di finanziamento del deficit pubblico possono essere suddivise in tre fattispecie.

CASO UNO. Prima il settore pubblico colloca titoli di debito, e poi usa i proventi del collocamento per spendere.

Per effetto dell’operazione di collocamento, il settore privato si ritrova con meno moneta e più titoli. Immediatamente dopo, però, il settore pubblico spende la moneta acquisita tramite il collocamento dei titoli. A spesa effettuata, quindi, il settore privato ha la stessa moneta di prima, perché il settore privato è il destinatario della spesa. E in più ha i titoli. 

CASO DUE. Prima il settore pubblico spende, poi colloca titoli di debito.

In questo secondo caso, il settore pubblico utilizza i suoi conti presso l’istituto di emissione per spendere. Il settore privato si ritrova quindi con più risparmio sotto forma di moneta. Solo successivamente il settore pubblico offre al settore privato di sottoscrivere titoli, come opportunità per impiegare il suo maggior risparmio. Il risultato finale è lo stesso del CASO UNO: il settore privato ha, alla fine, la stessa quantità di moneta rispetto all’inizio (prima l’ha ricevuta, poi l’ha usata per comprare titoli), e una maggior quantità di titoli.

CASO TRE. Il settore pubblico spende, e non colloca titoli di debito.

In quest’ultimo caso, il risparmio del settore privato si accresce (come negli altri due casi) ma l’accrescimento è tutto in forma di moneta, non di titoli.

Spero sia a questo punto chiaro ed evidente che:

IN PRIMO LUOGO, uno Stato che emette la sua moneta non ha necessità di emettere titoli per finanziare il deficit pubblico.

IN SECONDO LUOGO, l’offerta di titoli è semplicemente un’opportunità che viene offerta al settore privato di impiegare il suo maggior risparmio, che in ogni caso viene GENERATO AUTOMATICAMENTE DAL DEFICIT PUBBLICO.

IN TERZO LUOGO, se vengono collocati titoli l’accrescimento del risparmio privato avviene sotto forma di una maggior quantità di detenzione dei titoli stessi. Altrimenti, di moneta. La moneta a disposizione del settore privato è comunque ALMENO la stessa di prima. Il risparmio è invece maggiore, in misura pari all’ammontare del deficit pubblico.

In soldoni: se il settore privato prima aveva 100 di moneta e il settore pubblico mette in atto 10 di deficit, con collocamento di titoli, il settore privato si ritrova con gli stessi 100 di moneta e in più con 10 di titoli. Altrimenti con 110 di moneta.

In tutto questo, non ha nessun rilievo sul livello di risparmio privato totale il fatto che i privati destinatari della spesa pubblica a loro volta spendano quello che ricevono. Il LORO risparmio diminuirà, ma si accrescerà, centesimo per centesimo, quello della controparte della loro operazione di spesa.

Questo per quanto riguarda il settore privato TOTALE. Il risparmio del settore privato NAZIONALE è invece influenzato dall’eventualità che lo Stato, oppure i privati destinatari della spesa, acquistino beni, servizi o attività finanziarie all’estero. Ma questo dipende dall’evoluzione della bilancia dei pagamenti, non dal deficit pubblico.

 

3 commenti:

  1. Spero che questo post, indubbiamente un po' tecnico, risulti chiaro al 100%, ma se così non fosse... sono qui.

    RispondiElimina
  2. Giampaolo Zanaboni: Egregio, c’è un errore di fondo nel ragionamento: quello di presumere di controllare l’economia attraverso l’emissione di moneta, nelle varie forme in cui questo può avvenire.
    È grazie a questo errore che il mondo si trova pieno di denaro, di debiti e di disoccupati.
    È grazie a questo errore che il mondo è costretto a inseguire una crescita economica compulsiva, per cui è necessario depredare la gente e i popoli, anche a suon di cannonate.
    È grazie a questo errore che l’Uomo degrada se stesso e i suoi diritti, anteponendo i fattori monetari alla vita.
    Per controllare qualcosa bisogna essere quella cosa. Se si cercasse di controllare l’economia grazie a una sorta di interruttore, qual è in effetti la moneta, si scoprirebbe a un certo punto di essersi ficcati nei guai, dovendo dipendere da quello stesso interruttore, e finendo per essere controllati, anziché controllori.
    Per controllare l’economia bisogna essere l’economia: l’Uomo deve essere messo in condizioni di assumere su di sé i fattori che governano non solo l’economia, ma anche la moneta, il fisco e la giustizia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Veramente il post non parla affatto di "controllare l'economia". Spiega che cosa succede al risparmio privato a seguito del deficit pubblico, finanziato da moneta piuttosto che da debito.

      Elimina