venerdì 17 giugno 2022

La lira, la Cina, e le arrampicate euriste sui vetri

 

Un ennesimo leitmotiv eurista, per la lunga serie “difendere l’indifendibile”: “sì è vero dal passaggio dalla lira all’euro in poi le cose per l’Italia sono peggiorate ma è inutile prendersela con la moneta ! il mondo è cambiato !! la Cina non esisteva come realtà economica, e guarda invece adesso !!!”

A questa ennesima STUPIDAGGINE si può controbattere in varie maniere. Tra le altre cose, notando che se l’Italia ha subito la concorrenza asiatica su molte produzioni a basso costo, si è vista anche aprire un enorme mercato per i beni di qualità. E che il problema dell’Italia ha a che fare con la domanda interna (compressa dalle scellerate regole dell'eurosistema) molto più che con l’export o con i saldi commerciali.

Ma in questo post vorrei far notare un’altra cosa. Certo, negli anni Novanta del secolo scorso comincia a emergere un grande paese (grande sul piano territoriale e demografico, non ancora sul piano economico) che diventa competitivo grazie al suo basso costo del lavoro.

E tu (tu essendo l’Italia, o meglio gli ineffabili Prodi – Ciampi – Amato e compagna danzante) pensi bene di fare che cosa ? di spossessarti della tua moneta e di adottarne una condivisa con altri Stati con una storia di valuta più forte della tua. Quindi adotti una moneta più forte (troppo forte), e rinunci totalmente (tra le altre cose) a perseguire una politica autonoma sul cambio (che vuol dire anche riallinearlo al ribasso, leggi svalutare, in caso di necessità).

Come dire: sei l’allenatore di una squadra di calcio. Gli avversari mettono in campo, a inizio ripresa, un centravanti fortissimo di testa. Mossa per “controbattere” la nuova minaccia ? togli due difensori centrali alti 1,90 e inserisci due palleggiatori di 1,60.

L’emergere della Cina appartiene alla lunga serie di motivi per cui LA LIRA BISOGNAVA TENERSERLA BEN STRETTA.

E il “bello” è che è un motivo già di per sé FORTISSIMO, ma non è nemmeno (nemmeno da lontano) il principale

4 commenti:

  1. Luigi Secchi: Questo articolo mi confonde un po'... Dato che andiamo verso un periodo meno globalizzato del precedente, allora l'impatto dell'euro dovrebbe essere meno grave per l'economia italiana, seguendo il suo ragionamento (?)

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    1. In futuro può essere (anche se il problema maggiore dell'euro rimane, intatto: aver trasformato un NON debito in lire in un debito VERO in moneta straniera). Ma il post commenta la decisione di entrata, quindi la situazione di fine anni 90: quando i motori della globalizzazione erano in piena spinta e rinunciare alla flessibilità del cambio era quindi una CRETINATA ancora più GIGANTESCA.

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  2. L'analisi è indiscutibile. È chiaro che necessita un PIANO B di uscita dell'euro (ce l'hanno tutti, Germania inclusa, solo da noi gli idioti e i venduti hanno massacrato chi pose la questione). Le pongo dunque una domanda: un eventuale ritorno alla lira (potrebbero deciderlo i tedeschi di far saltare l'euro, quando non converrà loro tenerlo in piedi) sarebbe tecnicamente possibile e a quale prezzo?

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    1. Non è un problema di costi ma di complicazioni operative e soprattutto politiche. Per quanto anch'essa non certo semplice, è decisamente più percorribile la via Moneta Fiscale.

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