martedì 14 giugno 2022

“L’Italia che non cambia” ? magari…


Quante volte avete sentito pronunciare o visto scrivere, dai pensatori che scrivono sui giornaloni paludati e scorrazzano per i talk-show, che “l’Italia ha il problema di essere un paese bloccato, non si riesce a smuoverlo, non si riesce a riformarlo, non si riesce a cambiarlo” ? 

O varianti sul tema.

Naturalmente questa affermazione, pronunciata dall’euroausterico di turno, lascia intendere che le soluzioni ci sono, sono a portata di mano, ma purtroppissimo gli interessi clientelari, i gruppi d’influenza, i lavoratori pigri, i giovani svogliati, gli anziani che si adagiano sulle rendite di posizione, i partiti che pensano solo alla prossima elezione, i cavalieri templari, gli iscritti al club delle Giovani Marmotte, i venusiani, tutti congiurano per non metterle (le soluzioni) in atto.

La verità è un po’ diversa.

Dal 1992 (firma del trattato di Maastricht) e ancora di più dal 1999 (ingresso nell’euro), e di più di più dal 2011 (crisi dei debiti sovrani e applicazione delle “ricette” UE) l’Italia è cambiata TANTISSIMO.

In peggio.

Altro che “resistenza al cambiamento”. Altro che “non voler fare le riforme”.

Si è fatto di tutto e di più, in particolare dal 2011 in poi – e del resto salvo l’anno del governo giallo-verde, siamo sempre stati governati, in questo periodo, da coalizioni di strettissima osservanza bruxelloide.

Abbiamo eseguito le istruzioni, come no. Alla lettera, come l’alunno più diligente possibile e immaginabile.

Peccato che fossero sbagliate diagnosi, cura e prognosi.

Ne è seguito il disastro che abbiamo sotto gli occhi.

Ma non illudetevi che i soloni da talk-show lo ammettano. La colpa sarà sempre di chi (chi ?) “non ha permesso di fare quello che andava fatto”.

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