lunedì 8 agosto 2022

Dichiararsi riformista non significa nulla

 

Non mi è chiara la ragione per la quale una parte significativa del mondo politico tragga compiacimento nell’autodefinirsi “riformista”, associando all’aggettivo un contenuto di positività.

Riformisti lo siamo tutti, nel senso che ognuno di noi vorrebbe cambiare qualcosa. Ma se un termine è applicabile in modo così ampio e indifferenziato, è evidente che il suo contenuto informativo ed esplicativo è prossimo allo zero.

Tutti vogliamo cambiare qualcosa, poco o tanto che sia. Tutti vogliamo “riformare”. Il punto è cosa e come e con quali finalità.

Ci sono buone riforme e cattive riforme. In parecchi casi, non toccare quello che non è rotto (o non del tutto) non è affatto una cattiva opzione.

Per citare un cartello che parecchi anni fa ho visto appeso nei laboratori di ricerca e sviluppo di un’azienda che stavo visitando

“quando va che quasi basta, lascia star se no si guasta”.

E avessimo “lasciato stare”, noi italiani, nel recente passato…

L’euro è stata una riforma, ed è stata disastrosa.

I vincoli di finanza pubblica sono stati una riforma, e sono catastrofici.

La conversione in moneta straniera del debito pubblico è stata una riforma, ed ha avuto conseguenze tragiche.

Anch’io voglio riformare, certo. Voglio riformare l'eurosistema. Ma lo voglio riformare proprio per eliminare gli effetti deleteri di una serie di riforme che non andavano, assolutamente, fatte.

2 commenti:

  1. Marco Sartore:
    Bene dottore!!!!
    Io ho la soddisfazione (diciamo così) di averlo capito tanti anni fa.
    Nel senso che quando gli esponenti politici (tutti) parlano di riforme mi viene la pelle d’oca.
    Per carità.
    È una questione subdola.
    È vero che tutti pensiamo che ci vogliono le riforme perché siamo convinti che tutto può essere migliorato.
    Ma rendiamoci conto che la politica non sa fare le riforme buone. NON LO SA FARE.
    Piuttosto che rischiare meglio rimanere così.
    Vedi la riforma costituzionale; vedi la riforma delle pensioni; vedi le varie riforme del mercato del lavoro.
    Che Dio ce ne scampi.

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    1. Dissento su una cosa: NON è vero che la politica "non sa fare le riforme buone", è vero che trent'anni la classe politica dominante in Italia è venduta, quindi fa riforme "buone"... per qualcun altro, non per la popolazione italiana.

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