domenica 13 novembre 2022

Ma quanto è confusa la BCE sull’inflazione

 

La scorsa settimana, secondo quanto riporta il Financial Times, il presidente della BCE Christine Lagarde ha affermato che “una blanda recessione da sola non sarebbe sufficiente ad addomesticare l’inflazione”. Recessione che peraltro non è lo “scenario base” contemplato dalla previsioni della BCE medesima. E neanche della commissione UE, che per il 2023 ha appena aggiornato le sue stime e vede un modesto ma positivo +0,3% per il PIL dell’Eurozona.

Sulla base dell’affermazione lagardiana, c’è da chiedersi quale modello macroeconomico stia nella mente (collettiva) della BCE. Se una “blanda recessione” da sola è insufficiente, che cosa sarà necessario, una recessione catastrofica ?

Semplicemente, la BCE ritiene che esista uno strumento solo utilizzabile, l’aumento dei tassi d’interesse. A prescindere dall’impatto sull’economia reale, il messaggio che trasmette è: continueremo ad alzarli finché l’inflazione, o quantomeno l’inflazione core (che esclude dal calcolo le componenti più volatili, energia e beni alimentari) avrà chiaramente superato il picco per iniziare il percorso di discesa.

La BCE ha l’aria di credere a una versione supersemplificata e semisuperstiziosa della teoria quantitativa della moneta. Recessione o no, blanda o catastrofica, la BCE continuerà ad alzare i tassi cosa che “prima o poi” farà scendere i tassi, perché l’inflazione è un “fenomeno monetario”. Stop.

Il messaggio che modestamente questo blog cerca di trasmettere (ma che si legge sempre più spesso anche altrove) è che alzare i tassi e produrre una recessione aiuta a combattere un’inflazione generata da un eccesso di circolazione di potere d’acquisto, ma è invece estremamente inefficiente se le cause sono collegate all’approvvigionamento di materie prime ed energia.

Nella situazione odierna, servono politiche fiscali espansive per ridurre oneri accessori e imposte indirette su una serie di beni, e in particolare su quelli di prima necessità. La BCE dovrebbe raccomandare questa strategia ai governi, chiarendo che non farà mancare, se necessario, gli strumenti di supporto dei maggiori deficit pubblici che si verranno a creare.

Ma questo non avviene. D’altra parte la BCE, data la delirante conformazione dell’Eurozona, ha il controllo dell’inflazione come missione primaria, missione che non si concepisce debba essere coordinata con le azioni dei governi, cioè con la politica fiscale.

Viene in mente un modo di dire in voga, a quanto ne so, negli USA: “all’uomo con un martello, ogni cosa sembra un chiodo”. La BCE ha in mano il martello dei tassi, e picchia sul chiodo dell’inflazione.

In questo caso l’inflazione non è un chiodo ma una vite. La BCE questo però non lo sa, non lo concepisce e comunque non è in possesso di un cacciavite.

Quindi picchia.

 

5 commenti:

  1. Cosimo Andretta: Tuttavia proprio la teoria quantitativa può contraddire la lettura delle banche centrali perché un elemento importante come la velocità di circolazione della moneta non è controllabile quindi rischia che l’aumento dei tassi di interesse serva a poco , cosa di cui sono convinto. Inoltre , se scriviamo l’equazione della Tqm p=mv/y essa ci indica che la relazione tra reddito y e prezzo p è di natura inversa ovvero se il reddito scende i prezzi aumentano . Insomma anche io penso che stiano combinando un pasticcio (anche a livello della teoria ).

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    1. Apposta ho scritto “versione supersemplificata e “semisuperstiziosa”…

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  2. Alessandro Ritacco: La BCE non può fare nulla. Deve seguire Fed.

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    1. Basta lasciare indebolire un po’ di più l’euro e può anche non seguirla. Vedi il Giappone.

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  3. Hai ragione da vendere, anzi ne abbiamo. Alla BCE forse hanno i paraocchi. L'energia ci sta portando verso il disastro. Ma lo hanno capito? Daniele (www.rivaluta.it)

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