Primo, assegnazione
di 200 miliardi annui di Certificato di Credito Fiscale destinati a lavoratori
e aziende, nonché ad altre forme di sostegno della domanda.
La quota
destinata alle aziende (circa 80 miliardi) abbassa il loro costo del lavoro per
unità di prodotto, allineando il livello italiano a quello tedesco.
Secondo, lo Stato
italiano cessa di emettere titoli in euro. Al loro posto, vengono effettuate
emissioni di titoli che, a scadenza, possono essere utilizzati per soddisfare
obbligazioni finanziarie verso la pubblica amministrazione italiana (Mosler
Bonds = tax-backed bonds = CCF di finanziamento).
Anno per anno,
il debito pubblico italiano con obbligo di rimborso in valuta non sovrana (euro)
si riduce (a meno della metà nel giro di tre-quattro anni, quasi a zero nel
giro di sei-sette).
Quindi l’Italia
conseguirà immediatamente due risultati:
===> attuazione
di politiche di sostegno della domanda che avviano una forte ripresa
===> allineamento
della competitività delle aziende italiane con i livelli tedeschi, permettendo
alla ripresa di svilupparsi senza creare squilibri nei saldi commerciali esteri.
La soluzione del
terzo fattore di inefficienza dell’attuale sistema monetario, l’esistenza di un
debito pubblico con obbligo di rimborso in valuta non sovrana, avverrà gradualmente,
ma rapidamente, nell’arco di alcuni anni.
Benchè non sia strettamente
indispensabile
ai fini del funzionamento di quanto sopra, con ogni probabilità lo stato
italiano comincerà a sostenere quote via via crescenti della sua spesa pubblica
in moneta sovrana (Nuove Lire).
Le Nuove Lire
saranno anch’esse utilizzabili per pagare tasse e per onorare qualsiasi impegno
finanziario nei confronti della pubblica amministrazione. Senza bisogno di
ridenominare da euro in Nuove Lire gli impegni attualmente in essere per
stipendi a dipendenti pubblici, pensioni eccetera, le nuove spese
saranno effettuate in Nuove Lire.
Le Nuove Lire,
una volta in circolazione, saranno via via utilizzate con sempre maggiore
frequenza anche nei rapporti privati.
Non si
verificheranno mai “rotture” dell’euro nel senso formale del termine, ma in pochi
anni la moneta utilizzata in Italia sarà, in netta predominanza, la Nuova Lira.
L’euro avrà un utilizzo limitato a casi particolari (contratti di
finanziamento, rapporti con controparti estere eccetera). Non ci saranno
impedimenti al suo utilizzo, semplicemente l’euro diventerà una moneta
straniera, come il dollaro, lo yen, il franco svizzero o la sterlina.
L’Italia non ha MAI perso la sua sovranità monetaria
In regime
“fiat”, la moneta sovrana è un credito fiscale.
Uno stato che ha
sovranità fiscale ha anche sovranità monetaria.
L’Italia oggi
non la sta utilizzando, ma può riprendere a farlo in qualsiasi momento.
Se vedo il dibattito politico e quello economico, non vedo nessun segnale di tentativo di uscita dalle logiche di austerità, rispetto dei trattati, continuità delle azioni sinora intraprese. Si parla tranquillamente di aumento della disoccupazione ancora per due anni, ritorno al pre-2008 mai. Questo avviene anche fuori dall'Italia, in Grecia, Portogallo, nessuno si pone ipotesi di rottura dello schema. Belli i CCF, la Lira 2.0, ma neppure vengono sfiorate queste ipotesi da chi comanda, o meglio esegue i compiti della BCE & Co. Saranno forse Letta 2. Renzi o Ri-Forza Italia a fare qualcosa di realmente impattante? La pressione continuerà. Chi ha fatto tagli pesanti e riforme (Spagna) ne uscirà da sola, dimenticando gli altri, chi è bloccata nelle riforme, come noi, tirerà a campare. C'è qualche accenno dipresa in considerazione di azioni economiche poco ortodosse? Non so, non le vedo
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaEn passant (partendo dal fondo): non alimentiamo questa fandonia della "Spagna che è in ripresa perché ha fatto le riforme" - la Spagna ha oggi dati leggermente meno disastrosi dei nostri esclusivamente perché le si stanno consentendo deficit molto maggiori (vedi post 29.12.2013).
EliminaQuanto al tema principale del commento, che a riformare il sistema sia un governo come l'attuale, o anche in futuro una leadership Renzi o Forza Italia 2.0, appare improbabile, certo. Però non trascuriamo il fattore tecnico. La difficoltà di percorrere strade diverse è anche dovuta al fatto che l'esistenza di soluzioni non "deflagranti" non è ancora sufficientemente nota e chiara. Ne parlavo in tanti post, più recentemente in quello del 14.1 scorso.