martedì 21 gennaio 2014

Progetto CCF: il percorso


Primo, assegnazione di 200 miliardi annui di Certificato di Credito Fiscale destinati a lavoratori e aziende, nonché ad altre forme di sostegno della domanda.

La quota destinata alle aziende (circa 80 miliardi) abbassa il loro costo del lavoro per unità di prodotto, allineando il livello italiano a quello tedesco.

Secondo, lo Stato italiano cessa di emettere titoli in euro. Al loro posto, vengono effettuate emissioni di titoli che, a scadenza, possono essere utilizzati per soddisfare obbligazioni finanziarie verso la pubblica amministrazione italiana (Mosler Bonds = tax-backed bonds = CCF di finanziamento).

Anno per anno, il debito pubblico italiano con obbligo di rimborso in valuta non sovrana (euro) si riduce (a meno della metà nel giro di tre-quattro anni, quasi a zero nel giro di sei-sette).

Quindi l’Italia conseguirà immediatamente due risultati:

===> attuazione di politiche di sostegno della domanda che avviano una forte ripresa

===> allineamento della competitività delle aziende italiane con i livelli tedeschi, permettendo alla ripresa di svilupparsi senza creare squilibri nei saldi commerciali esteri.

La soluzione del terzo fattore di inefficienza dell’attuale sistema monetario, l’esistenza di un debito pubblico con obbligo di rimborso in valuta non sovrana, avverrà gradualmente, ma rapidamente, nell’arco di alcuni anni.

 

Benchè non sia strettamente indispensabile ai fini del funzionamento di quanto sopra, con ogni probabilità lo stato italiano comincerà a sostenere quote via via crescenti della sua spesa pubblica in moneta sovrana (Nuove Lire).

Le Nuove Lire saranno anch’esse utilizzabili per pagare tasse e per onorare qualsiasi impegno finanziario nei confronti della pubblica amministrazione. Senza bisogno di ridenominare da euro in Nuove Lire gli impegni attualmente in essere per stipendi a dipendenti pubblici, pensioni eccetera, le nuove spese saranno effettuate in Nuove Lire.

Le Nuove Lire, una volta in circolazione, saranno via via utilizzate con sempre maggiore frequenza anche nei rapporti privati.

Non si verificheranno mai “rotture” dell’euro nel senso formale del termine, ma in pochi anni la moneta utilizzata in Italia sarà, in netta predominanza, la Nuova Lira. L’euro avrà un utilizzo limitato a casi particolari (contratti di finanziamento, rapporti con controparti estere eccetera). Non ci saranno impedimenti al suo utilizzo, semplicemente l’euro diventerà una moneta straniera, come il dollaro, lo yen, il franco svizzero o la sterlina.

 

L’Italia non ha MAI perso la sua sovranità monetaria

In regime “fiat”, la moneta sovrana è un credito fiscale.

Uno stato che ha sovranità fiscale ha anche sovranità monetaria.

L’Italia oggi non la sta utilizzando, ma può riprendere a farlo in qualsiasi momento.

3 commenti:

  1. Se vedo il dibattito politico e quello economico, non vedo nessun segnale di tentativo di uscita dalle logiche di austerità, rispetto dei trattati, continuità delle azioni sinora intraprese. Si parla tranquillamente di aumento della disoccupazione ancora per due anni, ritorno al pre-2008 mai. Questo avviene anche fuori dall'Italia, in Grecia, Portogallo, nessuno si pone ipotesi di rottura dello schema. Belli i CCF, la Lira 2.0, ma neppure vengono sfiorate queste ipotesi da chi comanda, o meglio esegue i compiti della BCE & Co. Saranno forse Letta 2. Renzi o Ri-Forza Italia a fare qualcosa di realmente impattante? La pressione continuerà. Chi ha fatto tagli pesanti e riforme (Spagna) ne uscirà da sola, dimenticando gli altri, chi è bloccata nelle riforme, come noi, tirerà a campare. C'è qualche accenno dipresa in considerazione di azioni economiche poco ortodosse? Non so, non le vedo

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. En passant (partendo dal fondo): non alimentiamo questa fandonia della "Spagna che è in ripresa perché ha fatto le riforme" - la Spagna ha oggi dati leggermente meno disastrosi dei nostri esclusivamente perché le si stanno consentendo deficit molto maggiori (vedi post 29.12.2013).
      Quanto al tema principale del commento, che a riformare il sistema sia un governo come l'attuale, o anche in futuro una leadership Renzi o Forza Italia 2.0, appare improbabile, certo. Però non trascuriamo il fattore tecnico. La difficoltà di percorrere strade diverse è anche dovuta al fatto che l'esistenza di soluzioni non "deflagranti" non è ancora sufficientemente nota e chiara. Ne parlavo in tanti post, più recentemente in quello del 14.1 scorso.

      Elimina