Un interlocutore
mi ha rammentato qualche giorno fa che in Argentina, durante la crisi che porto
al default e alla svalutazione a fine 2001, i governi provinciali misero in
circolazione i cosiddetti “patacones”, titoli in qualche modo simili ai CCF. Che
non furono sufficienti, tuttavia, a risolvere la crisi economica e a evitare l’uscita dal
“currency board”.
E’ un tema su
cui vale la pena di soffermarsi.
I “patacones”
furono, effettivamente, emessi da alcuni governi provinciali, non dal governo
centrale argentino (il nome infatti deriva da “Patagonia”, e in spagnolo non
significa quello che a un italiano viene intuitivo pensare…). Inizialmente,
erano titoli obbligazionari che gli emittenti si impegnavano a pagare in pesos,
convertibili 1:1 in dollari: erano quindi titoli di debito, a tutti gli
effetti.
Naturalmente la
possibilità che gli emittenti fossero realmente in grado di rimborsare i titoli
in "pesos convertibili" era bassa in partenza e, con l’aggravarsi della crisi,
non poteva che peggiorare. A un certo punto, quindi, i “patacones” furono
trasformati in veri e propri “CCF locali”, cioè resi utilizzabili per pagare
tasse e imposte dovute ai vari governi provinciali emittenti: non, tuttavia,
ogni forma di pagamento verso il settore pubblico nazionale (contrariamente
alla “Moneta Fiscale” della nostra proposta).
Inoltre, la
dimensione totale delle emissioni fu troppo modesta per produrre una ripresa
della domanda sufficiente a incidere sulla gravissima spirale deflattiva-depressiva
del paese. Nella maggior parte dei casi, non servirono in realtà nemmeno ad
attuare politiche espansive, ma solo a sostituire pagamenti già dovuti
(saldandoli in “patacones” e non in pesos).
I “patacones”
non incisero significativamente nemmeno sul gap di competitività delle
produzioni domestiche argentine rispetto alla concorrenza internazionale
(dovuto al cambio fisso con il dollaro). Non ricordo in realtà che ci sia stato
nemmeno un tentativo di intervenire su quest’ultimo punto agendo sul cuneo
fiscale. D’altra parte il gap di competitività era ben più pesante rispetto a
quello attuale italiano: come provato dal fatto che, dopo la rottura della
parità, la svalutazione del peso contro dollaro fu di 2-3 volte, non certo del
20-30% che si ipotizza per l’Italia in caso di breakup dell’euro.
Il nostro
progetto “Moneta Fiscale” nasce su presupposti ben diversi grazie (i) alla
totale utilizzabilità dei CCF a fronte di qualsiasi tipo di pagamento verso il
settore pubblico nazionale, definito nel senso più ampio del termine (ii) alle
dimensioni delle emissioni e quindi del connesso effetto espansivo sulla
domanda, adeguate a colmare l’attuale output gap italiano; e (iii) all’impiego
di una quota di CCF per ridurre l’impatto del cuneo fiscale, in misura coerente
con il necessario recupero di competitività delle aziende italiane.
Probabilmente,
la situazione argentina del 2001 era troppo deteriorata e distorta per essere
risolta in modo diverso che per il tramite di una combinazione di default e
svalutazione. Ma (per fortuna !) l’Italia è ancora ben lontana da quella
situazione.
appunto, delle patacche...
RispondiEliminaDimenticate che la moneta deve essere accettata sennò non circola. E chi la accetta un pezzo di carta del genere?
RispondiEliminaAnonimo35
Se è illimitatamente utilizzabile per qualsiasi forma di pagamento dovuto al settore pubblico (che intermedia quasi il 50% del PIL), tutti.
EliminaAllora è una sostituzione dell'euro. Allora tanto vale tornare alla Lira che avendo una storia sarà accettata con grande entusiasmo anche se poi si svaluterà. L'entusiasmo è basilare per una moneta come lo fu l'entusiasmo per l'euro.
EliminaAnonimo35
E' la via per arrivarci evitando le grandissime complicazioni del breakup.
EliminaPotrebbe anche essere un assetto permanente (euro + CCF) ma non ci scommetterei per un semplice motivo: l'euro si può renderlo inoffensivo, ma non ha comunque alcuna utilità...
Parlate del break up come di una cosa evitabile o attuabile. Non è così. O succede o non succede. Voi date la colpa all'euro ma la colpa è di altre istituzioni che non esistono. L'europa e i singoli stati impediscono che l'euro funzioni.
EliminaAnonimo 35
Che in teoria potrebbe funzionare, nel senso di non far danno, sono d'accordo. Ma non c'è nessuna volontà politica di fare quanto serve per ottenere questo. Fermo restando che al massimo si può ottenere, appunto, che non danneggi. Ma non sarebbe comunque di nessun beneficio rispetto a un sistema di monete nazionali.
EliminaNon c'è la volontà politica delle istituzioni appena elette ma la volontà politica del popolo c'è. Viene tradita dopo le elezioni. E la gente non vota più. Vota più per l'euro che non per le istituzioni italiane....
Eliminaanonimo35