martedì 13 gennaio 2015

Perché la deflazione è un problema


La BCE sta valutando l’avvio di un’operazione di Quantitative Easing finalizzata ad evitare che l’Eurozona cada in deflazione, e a riportare il trend di crescita dei prezzi vicino all’obiettivo statutario di un livello “inferiore ma prossimo” al 2%. Oggi siamo poco sopra lo zero, con tendenza ad ulteriori riduzioni.

Una domanda non scontata né banale è: che cosa c’è di male nella tendenza dei prezzi a scendere ? se l’economia va male, avere i prezzi che salgono non sarebbe ancora peggio, dal punto di vista del potere d’acquisto dei consumatori, e del benessere pubblico in generale ?

Le due risposte che si leggono con maggiore frequenza non sono (credo) del tutto convincenti.

In primo luogo, si dice, l’aspettativa di prezzi in discesa spinge a differire le decisioni di consumo, e quindi ha un effetto di compressione della domanda e della produzione. Questa è un’argomentazione non sbagliata in sé, ma mi lascia scettico che l’impatto di questo fattore sia molto rilevante. Se ho capacità di spesa e necessità / utilità di acquistare un bene o un servizio, attendere la discesa del prezzo può indurmi a differire una decisione d’acquisto per un periodo di tempo (presumibilmente) breve: ma alla fine compro. I prezzi dei pc, ad esempio, sono scesi costantemente, a parità di prestazioni, per trent’anni. Chi doveva sostituire il suo, attendeva magari l’uscita del nuovo modello se era prevista tre mesi dopo: ma non si bloccava di certo perché l’anno successivo sarebbe uscito un altro modello ancora più performante e/o a minor costo.

Più solida è l’argomentazione che esiste lo “zero lower bound”. I tassi d’interesse non possono scendere sotto zero. Prezzi in discesa implicano quindi tassi d’interesse reali in salita, perché esiste una soglia sotto la quale i tassi nominali non possono scendere. Questo è un problema dal punto di vista del servizio del debito per ogni soggetto economico su cui gravano passività finanziarie: il privato che ha un mutuo, l’azienda indebitata, ma anche lo stato che paga interessi sul debito pubblico.

Nello stato di depressione economica in cui si trova la maggior parte dell’Eurozona, tuttavia, la deflazione è, effettivamente, un guaio, ma non tanto in sé quanto perché è conseguenza del problema che, a monte, la produce. La deflazione è un guaio perché nasce dalla carenza di domanda rispetto alle capacità produttive del sistema economico.

I prezzi tendono a scendere perché la pretesa delle autorità di Bruxelles di “consolidare i conti pubblici”, cioè di “rimetterli in ordine”, ha spinto l’Eurozona nel suo complesso a intraprendere azioni di riduzione di spesa pubblica e, soprattutto, di incremento di imposizione fiscale, principalmente a partire da metà 2011: quando la maggior parte delle economie nazionali erano ancora ben lontane dall’aver recuperato gli effetti della crisi finanziaria mondiale del 2008.

Il tentativo di “consolidare i conti pubblici” ha avviato una catena di effetti: meno domanda, meno consumi, meno produzione, meno occupazione, meno gettito fiscale, debiti pubblici che (in proporzione al PIL) salgono invece di scendere.

Il progressivo deterioramento della situazione generale dell’Eurozona è la causa dei tassi d’inflazione molto bassi, tendenti al negativo. Il rischio di deflazione, in altri termini, è estremamente preoccupante a causa di ciò che lo origina: la costante carenza di domanda e il continuo deterioramento dell’economia reale.

Con questo si torna al motivo per cui il QE eurozonico, se mai verrà avviato, risulterà sostanzialmente inutile. L’idea è di emettere moneta per comprare titoli di Stato, senza però consentire alle varie nazioni di espandere i deficit di bilancio, cioè il saldo tra spese pubbliche ed entrate fiscali. Questo equivale a NON mettere maggior potere d’acquisto a disposizione di aziende e cittadini. L’effetto sulla domanda è, di conseguenza, inesistente.

Si sta cercando di riscaldare una casa accendendo un fiammifero sotto il termometro. La casa resterà fredda (e la temperatura indicata dal termometro, tra l’altro, salirà poco o nulla).

La deflazione è, oggi, un problema principalmente a causa della sua origine. E che cosa stanno programmando Bruxelles e Francoforte di realmente efficace per contrastarla, e soprattutto per contrastarne la causa – la carenza di domanda aggregata nel sistema economico ?

La risposta, qui, può essere espressa in forma particolarmente sintetica.

Niente.

30 commenti:

  1. ma se in italia l'assistenza è un privilegio per alcuni e un esproprio per altri la colpa non è della deflazione ma dell'italia. nel nord europa l'assistenza non è un privilegio ma più bassa e diffusa a tutti e non concentrata in pochi fortunati che guadagnano più di Obama. riequilibrate questa assistenza e vedrete che le produzioni non caleranno (meno esclusione sociale) ma caleranno i prezzi (maggiori acquisti e concorrenza) che in italia sono più alti che in tutti gli altri paesi.
    anonimo35

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  2. Non potete parlare solo di deflazione o inflazione ma anche a che livello è oggi la temperatura. Cioè i prezzi. E in italia sono doppi che negli altri paesi, per colpa della tassazione e della mancanza di concorrenza.
    Anon35

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    1. Doppi non credo proprio. Comunque noi le tasse le vogliamo ridurre, e di parecchio.

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    2. Ma prevedete le clausole di salvaguardia e quindi il cane si mangia la coda. Mi dai ccf per invogliarmi a spendere euro ma poi mi alzi le tasse e mi freghi euro. Dovete imporre i ccf come mezzo di pagamento. Ma allora è come avere la lira.
      Anonimo35

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    3. Le clausole di salvaguardia come le stiamo immaginando tolgono euro e immettono moneta nazionale, che è enormemente meglio che togliere e basta. Non c'è mai una sottrazione di potere d'acquisto. Ammesso che scattino (le clausole), che e' estremamente improbabile, anche in scenari pessimistici. La conclusione del processo può (non necessariamente deve) essere la sostituzione integrale dell'euro con moneta nazionale, ma senza prevedere (e neanche rischiare) gli effetti deflagranti di un breakup.

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    4. ma i ccf non sono mezzo di pagamento tranne che per le tasse. questa moneta nazionale che moneta è se ci posso pagare solo le tasse?

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    5. Se posso pagare tasse (e qualsiasi impegno finanziario verso la pubblica amministrazione) automaticamente i CCF assumono un valore certo. Chi non ha tasse da pagare li potrà cedere a chi ne ha, con un modesto sconto. Diventeranno, a tutti gli effetti pratici, moneta corrente.

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    6. e lo stato si troverà con un rischio di cambio che con l'euro non ha.

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    7. Nessun rischio di cambio, il valore del CCF e' agganciato a quello dell'euro. È 1:1 meno uno sconto finanziario in linea con quello di un titolo di stato a due anni.

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    8. questo implica che lo stato si impegnerà a mantenerne il cambio. in pratica dichiarerà una guerra velleitaria all'euro. invece di evitare il break up dell'euro farete fare un big bang allo stato italiano.

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    9. Nessuna guerra. Se concordiamo di barattare una mela contro un limone, e io mi impegno ad accettare indifferentemente, da lei, un suo biglietto da visita al posto del limone, il biglietto vale un limone. Tutto qui.

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    10. questo è il problema. ve l'hanno insegnato quindi non è colpa vostra. lo inculcano ancora oggi. pere, limoni, baratto, o swap nelle MBS. è da questo che nascono i problemi. formano "ragionieri", non banchieri. ma voi volete stampare moneta (ccf) e quindi dovete studiare da banchieri.

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    11. Veramente se c'è un posto dove NON ho sentito parlare di queste cose, e' a scuola... :)

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    12. infatti è un male!!! sarebbe ora di cominciare!!!
      ovviamente si intendeva all'università.

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  3. Estratto dall'ultima intervista a Mario Draghi

    "You are asking me why I consider the euro to be irreversible? It is part of the Treaty. But, just imagine what would happen if the euro were to disappear, which was already a matter of speculation in 2012. If all countries were to start devaluing, prices would no longer be stable. Would the countries where complaints about reforms and fiscal consolidation are the loudest be better off exiting the euro area? They would still have to continue with their reforms! You cannot simply keep on devaluing a currency forever: It would simply lead to higher prices".

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    1. Non credo neanche per un secondo (sarebbe un insulto nei confronti della sua professionalità) che Draghi creda a questa fila di baggianate. Che le dichiari in un'intervista, e' un'altra faccenda...

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    2. non lo dice draghi, lo dicono le basi dell'economia.

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    3. "If all countries were to start devaluing, prices would no longer be stable". Se qualche paese svaluta, qualcun altro rivaluta...
      "Would the countries where complaints about reforms and fiscal consolidation are the loudest be better off exiting the euro area? They would still have to continue with their reforms". Le riforme, ammesso che qualcuno abbia capito quali sono, sono rese impossibili proprio nel momento in cui si pretende di farle con l'economia depressa e mantenendo in essere politiche fiscali restrittive.
      Queste cose Draghi le sa benissimo, mi creda...

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    4. se qualcuno svaluta, altri rivalutano, ma lei dimentica anche chi fa crack. o lo fa fare ai suoi cittadini.

      le riforme draghi le ha sempre dette e scritte. se ne parla da 20 anni ovvero da quando cadendo il muro il mondo è cambiato e l'italia balla e ride.

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    5. Se hai debiti solo nella tua moneta il crac non lo fai. Questa era la situazione dell'Italia quando aveva la lira.
      A metà 2011 l'Italia era nella stessa situazione del Regno Unito. Noi austerità, loro 400 miliardi di deficit spending finanziato da moneta. Noi in crisi nera, loro in ripresa. Draghi dice e scrive, poi propone cose che non risolvono una crisi da domanda, e che comunque NON sono possibili facendo austerità e "consolidamento fiscale". Che peraltro non serve a nulla quando sei nel mezzo di una crisi deflattiva (se puoi stampare la tua moneta).
      Draghi sta recitando una parte: quella di chi crede ancora di usare la crisi come leva per forzare l'unità politica europea. Ma è un progetto fallito, e ormai lo sa anche lui.

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    6. lo stato che dice io non faccio crack mai perché stampo e quindi faccio fare crack alla metà dei mie cittadini per salvare gli altri è uno stato nazione sulla via del tramonto.

      draghi fa il banchiere centrale e quindi non ha alcuna possibilità di cambiare la politica. sono gli stati a recitare la parte di volere l'europa e poi ne impediscono il funzionamento. è ovvio che i tedeschi non vogliono dare a draghi l'enorme potere di risollevare l'economia. perché in tal caso diventerà un leader colossale asfaltando tutti in europa. molto meglio darlo ad un tedesco o ad una persona "neutra" filotedesca. ma in futuro quando la situazione tedesca sarà scesa ancora. a quel punto i tedeschi si intesteranno tale "successo" dicendo che le riforme al sud europa hanno funzionato.

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    7. Se stampassi creando un'inflazione eccessiva avrebbe ragione lei, ma oggi questo rischio non esiste: la situazione è opposta, il rischio è la deflazione. Non c'è alibi per non stampare ed espandere la domanda, e se l'Italia avesse la sua moneta l'avrebbe già fatto e sarebbe uscita dalla crisi, come e meglio di USA e UK.
      Draghi non il potere di cambiare la politica, dice lei. Ma sta continuando a sostenere che il QE abbinato alle fantomatiche "riforme strutturali" e a un minimo di flessibilità fiscale può essere sufficiente: non lo è. Potere o no, Draghi ha il dovere di dire la verità. Se poi è interessato alla sua immagine e alla sua carriera e non a risolvere gli spaventosi problemi in cui si trova l'eurozona, è un altro discorso.

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    8. draghi infatti dice che l'inflazione deve tornare a salire. se anche draghi facesse tutto per arrivare al 2% (o al 10 come volete voi), se l'economia più grande cioè le germania ti rema contro non ci arriverai mai.

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    9. A noi va bene il 2%, nessuna necessità di arrivare al 10%. Sono d'accordo, senza fare politiche fiscali espansive (quelle a cui la Germania si oppone) al 2% non si arriva. L'errore di Draghi e' non dirlo chiaro e forte.

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    10. lo dice sempre tutti i giorni
      http://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2015/html/sp150115.en.html

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    11. Non per decimali. 6-7% invece di 3% (per l'Italia) per tre-quattro anni.

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    12. Le politiche fiscali espansive necessarie sono ben più alte, quindi, di quanto affermato da Draghi. Anche se meno di quelle attuate in USA e UK, dove sono arrivati al 10-12%.

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    13. certo, ma lì hanno già un mercato mentre in europa no. e in italia peggio. ecco che le riforme verso maggiore concorrenza daranno un effetto leva. se invece dai soldi oggi finisci col darli a chi è già ricco e non vive di mercato. non ha necessità di fare investimenti e creare lavoro visto che non ne ha bisogno.

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