Blog dedicato al progetto Moneta Fiscale / Certificati di Compensazione Fiscale - MF / CCF), soluzione per la crisi dell'Eurozona. Progetto reperibile in questo post. Cronistoria degli eventi rilevanti qui. I CCF sono anche noti come Certificati di Credito Fiscale.
martedì 24 novembre 2015
lunedì 23 novembre 2015
Accelerare la velocità di circolazione della moneta aiuta la ripresa ?
Commentavamo, con
Stefano Sylos Labini, l’eventualità di erogare CCF alle famiglie con un vincolo
di decadenza (dei CCF) se l’erogazione non dà luogo a una maggiore spesa entro
un periodo di tempo molto breve: un mese dall’assegnazione, per esempio.
La domanda che ci
si poneva era se questo avrebbe intensificato l’azione espansiva prodotta
dall’assegnazione di CCF. Credo che la risposta sia negativa.
Sospetto, in
effetti, che siamo in presenza di uno dei tanti equivoci che nascono dalla
scorretta interpretazione della formula
MV = PQ
con la quale si
sintetizza la cosiddetta “teoria quantitativa della moneta”.
La formula indica
che
Moneta (M) moltiplicato
per Velocità di circolazione della moneta (V)
Uguale
Livello generale
dei prezzi (P) per Produzione del sistema economico in quantità fisiche (Q)
ed è in sé vera:
siccome si produce per vendere, e ad ogni transazione corrisponde uno scambio
monetario, il valore nominale degli scambi (PQ, che a livello di sistema
economico corrisponde al valore nominale del PIL) equivale alla quantità di
mezzi monetari esistenti moltiplicata per la loro velocità di circolazione,
cioè per il numero di volte in cui, in un determinato periodo, passano di mano.
La relazione è
quindi vera ma è, in effetti, una tautologia, e com’è tipico delle tautologie
non dice, in realtà, un granché di utile.
Anzi, rischia di
essere fuorviante. Buona parte della fiducia riposta nel “Quantitative Easing”
deriva proprio dal ritenere che, se MV = PQ, incrementare la quantità di moneta
in circolazione (M) otterrà “evidentemente, a parità di altre condizioni”
l’effetto di accrescere il livello dei prezzi P, e/o le quantità prodotte Q.
Quindi più inflazione (quella che la BCE sta disperatamente cercando di
ottenere) e ripresa produttiva, giusto ?
No, non è giusto.
E il motivo è molto semplice: “a parità di altre condizioni” implica “se V
rimane invariata”. Invece V NON rimane invariata: la BCE emette moneta per acquistare
titoli, non per effettuare azioni fiscali espansive (in altri termini, non si diminuiscono
le tasse, né si incrementa la spesa pubblica e/o i trasferimenti alle famiglie).
Di conseguenza, il
potere d’acquisto in circolazione nell’economia reale non aumenta, la domanda
nemmeno, e la maggior moneta in circolazione rimane “chiusa” nel recinto
dell’economia finanziaria, senza alimentare maggiori scambi di beni e servizi.
M aumenta, certo, ma V diminuisce…
Tornando a quanto
si diceva all’inizio: se mettiamo in circolazione moneta, o un equivalente
monetario come i CCF, con un vincolo di decadenza in caso di mancato utilizzo
entro un breve periodo di tempo, aumentiamo l’effetto espansivo sulla domanda
di beni e servizi ?
No, perché
l’azione espansiva si produce solo a seguito dell’incremento di reddito
disponibile per famiglie e aziende. E’ questo che innesca maggiore spesa,
produzione, occupazione, e ulteriore aumento dei redditi.
Se l’azione
espansiva viene attuata emettendo una moneta, o un equivalente monetario, che decade
rapidamente in caso di mancata spesa, non c’è incremento ADDIZIONALE del potere
d’acquisto dovuto al vincolo di decadenza. L’incremento del reddito disponibile
è sempre lo stesso.
Certo, se i CCF
assegnati scadono dopo un mese, verranno spesi subito per intero, invece di
essere magari in parte risparmiati. Ma quello che avverrà è che non verrà spesa
(verrà quindi risparmiata) moneta ordinaria che gli assegnatari dei CCF già
possedevano.
In altri termini,
la velocità MEDIA di circolazione dell’aggregato CCF + moneta ordinaria rimarrà
invariata perché i CCF a scadenza rapida avranno una velocità molto alta, ma si
abbasserà quella della moneta ordinaria.
In definitiva,
l’elemento chiave è incrementare i redditi disponibili per famiglie e imprese,
aumentare la domanda di beni e di servizi, e di conseguenza riassorbire il
sottoutilizzo delle risorse produttive: il che produce anche (e soprattutto) la
diminuzione della disoccupazione.
Naturalmente,
tutto questo vale in presenza di una condizione di significativo output gap
(sottoutilizzo delle risorse produttive, appunto): quella in cui ci troviamo
attualmente.
C’è poi da gestire
il vincolo esterno – evitare che l’espansione della domanda crei squilibri nei
saldi commerciali esteri. A questo fine, se non è possibile riallineare il
cambio, effetti analoghi sono ottenibili rivolgendo una parte della manovra
espansiva all’abbassamento dei costi indiretti sul lavoro (quindi del cuneo fiscale).
Giocare
sull’accelerazione della velocità con cui circolano gli aggregati monetari non
mi sembra invece in grado di dare benefici apprezzabili. Sento ogni tanto
menzionare esempi storici di “demurrage” (moneta che perde di valore nel tempo)
ma a quanto mi risulta sono stati tutti abbandonati, dopo poco tempo o comunque
senza che abbiano condotto a risultati apprezzabili.
venerdì 20 novembre 2015
NoEuro sì, NoEuro no…
Si commentava, nei
giorni scorsi, un articolo apparso sul Foglio. L’autore mi sembra essere uno tra i parecchi opinionisti
che ha in forte antipatia lo posizione cosiddetta “NoEuro”: cosa in sé
legittima, ovviamente, che spinge tuttavia lui e altri, ogni volta che – ad
esempio – Grillo o Salvini parlano dieci minuti e non menzionano l’euro (perché
stanno parlando d’altro, d’immigrazione o di reddito di cittadinanza, magari) a
balzare in piedi al grido di “ecco ! hanno cambiato idea !”
Dietro a tutto
questo c’è un equivoco che sarebbe utile chiarire. Che cos’è un NoEuro ?
Se NoEuro è solo
ed esclusivamente chi vuole il breakup immediato e deflagrante della moneta
unica, e non vede e non accetta di prendere in considerazione alcuna
alternativa – i NoEuro in questa accezione probabilmente non esistono.
La distinzione
rilevante, a mio parere, è un’altra. E’ tra chi:
è pronto a
intraprendere, ANCHE UNILATERALMENTE, una strada che porta all’uscita dai
vincoli dell’Eurosistema,
e chi invece
critica
l’Eurosistema ma ritiene che nessuna azione possa essere attuata se non in modo
concordato con la UE, la BCE, i partner dell’Eurozona eccetera eccetera.
La mia posizione è
la prima delle due sopracitate. Se questo è essere NoEuro, mi riconosco come
tale. Dopodiché c’è un tema di modalità pratiche, che è importante, anzi
fondamentale: proprio da lì prende le mosse la proposta CCF, finalizzata a
raggiungere l’obiettivo, appunto, senza far deflagrare nulla.
Detto ciò,
chiaramente qualsiasi “unilateralista” che non sia un fanatico squilibrato,
alla domanda “accetteresti di discutere una soluzione concordata, se i partner
dell’Eurozona se ne dichiarassero disponibili” risponde affermativamente. Di
Maio per esempio tempo fa ha affermato che, a suo parere, avverrà proprio
questo, se un governo italiano si mostrerà deciso a percorrere una via
autonoma. Salvini direbbe invece (penso) “certo che sì, ma non ci credo”.
Il dato di fatto
politico, comunque, mi sembra essere che due schieramenti – M5S e centrodestra –
che complessivamente valgono il 60% dell’elettorato, oggi manifestano la
volontà / disponibilità ad attuare azioni unilaterali.
Sono quindi NoEuro
nel senso di cui sopra. Detto ciò, alla luce di quanto detto, la definizione
NoEuro probabilmente non è né la più precisa né la più opportuna. Io ne userei
un’altra, ma mi rendo conto che “EuroRiformatoriAncheUnilateralistiSedelcaso”
(ERAUS ??) sul piano della comunicazione non è probabilmente il massimo. Graditi
suggerimenti…
NB HERAUS (con l'acca davanti) in tedesco significa "fuori". Giuro che me ne sono ricordato solo dopo essermi inventato l'acrostico. Forse non è così male...
martedì 17 novembre 2015
Report Mediobanca sui Certificati di Credito Fiscale
Trovate qui il link a un report pubblicato in data odierna da Mediobanca, che contiene, a
partire da pagina 49, un’ampia sezione relativa ai Certificati di Credito
Fiscale.
Scusate se vi
costringo a passare tramite il sito dell’Associazione Sylos Labini. A parte che
consiglio di frequentarlo (se già non lo conoscete) perché ricco di contenuti
di notevole interesse, il motivo del doppio passaggio è che Stefano SL ha
provveduto ad effettuare l’upload del pdf Mediobanca, e se mi ci metto io su
questo blog temo conseguenze dirompenti (data la mia nota imperizia
informatica, e per tutto ciò che è pratico in generale…).
Ritengo
significativo il supporto e la “validazione” che un’istituzione finanziaria del
prestigio di Mediobanca fornisce, con questo report, al progetto CCF. Un grosso ringraziamento ad Antonio Guglielmi.
Nel report sono
ipotizzate emissioni annue massime di CCF per un valore facciale di 40
miliardi. Le dimensioni del programma sono considerevolmente inferiori a quanto
ipotizzato nel progetto base. E’ una versione “light”, che consente comunque di
innalzare i tassi di ripresa del PIL a livelli (3% annuo) adeguati a produrre
un netto “cambio di passo” dell’economia italiana.