Theresa May ha
convocato le elezioni politiche anticipate per l’8 giugno prossimo, forte di
sondaggi che danno il suo consenso in notevole crescita e confidando di uscirne
con una maggioranza parlamentare nettamente rafforzata.
Tra le altre
cose, questo dovrebbe aiutarla a gestire con maggiore efficacia il complicato
processo negoziale avviato a fine marzo, che porterà all’uscita del Regno Unito
dalla UE.
Gli europeisti,
definiti come coloro che inseguono il sogno dell’unità politica europea, non si
sono messi ancora del tutto il cuore in pace e alcuni di loro continuano a
ipotizzare che si verificherà un “pentimento”. Pochi per la verità a questo
punto sognano ancora che il processo di uscita si blocchi. Qualcuno in più,
piuttosto, spera che si riveli deleterio per l’economia britannica.
E’ una speranza poco
nobile, perché il male al prossimo non si dovrebbe mai augurare. Ed anche
autolesionista, perché queste ipotetiche difficoltà del Regno Unito
impatterebbero negativamente sugli altri paesi europei. Ma in ogni caso, è ben
poco fondata.
Quali sarebbero
i danni che il Regno Unito potrebbe riportare da una contrazione
dell’interscambio commerciale con l’Unione Europea ? o da limitazioni alla libertà
di circolazione delle persone ?
Il Regno Unito ha
un deficit nei saldi commerciali: compra dalla UE più di quanto vende. Se, per
assurdo, l’interscambio si azzerasse, il danno sarebbe maggiore per la UE.
Anche perché la
UE non fornisce al Regno Unito materie prime o prodotti o servizi che le isole
britanniche (1) non abbiano capacità di produrre in proprio, oppure (2) non
possano acquistare da altri paesi.
Detto questo,
l’interscambio non si azzererà. Alla peggio, Regno Unito e UE commerceranno sulla
base degli accordi WTO: cosa che entrambe già oggi fanno con Stati Uniti, Cina,
Giappone e tanti altri paesi (tutt’altro che marginali, come si vede) con i
quali non esistono accordi commerciali specifici (al di fuori delle regole WTO,
appunto).
E la libera
circolazione delle persone ? ogni tanto sento qualcuno parlare dei danni
ciclopici che il Regno Unito potrebbe subire per la carenza di medici,
infermieri, insegnanti esteri, eccetera.
L’aspetto
elementare che sfugge è che se verrà meno il diritto AUTOMATICO per un
cittadino di un paese UE di trasferirsi e lavorare nel Regno Unito, questo non
impedirà, evidentemente, ai britannici di far entrare in casa loro qualunque
persona le cui competenze professionali siano necessarie o utili.
O stiamo ipotizzando
che sia la UE a bandire la possibilità di espatrio dei cittadini dei suoi paesi…
? a trasformarsi in un blocco sovietico con tanto di cortina di ferro ??
La Brexit,
previsione mia, si concluderà nei tempi previsti, e non produrrà, per il Regno
Unito, alcun danno economico significativo.
E per la verità neanche
alla UE, che però a farsi male ci pensa già da sola…
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RispondiEliminaAddendum: il Regno Unito vuole, come prima e in buona sostanza come unica cosa, semplicemente andarsene. Quali strumenti di pressione la UE ha nei suoi confronti, e per quali finalità ? Io continuo a non vedere né gli strumenti né le finalità. Se qualcuno mi illumina lo ringrazio...
EliminaSemplice buonsenso quel che scrivi, carissimo Marco!
RispondiEliminaMa il buonsenso è praticamete scomparso, in Italia...
Sono sicuro che non è affatto scomparso. Semplicemente, al momento c'è al governo qualcuno che persegue interessi incompatibili con quelli nazionali. Nel Regno Unito, per loro fortuna, non è così.
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