I capisaldi del programma economico M5S contengono molti punti condivisibili. Presentano, tuttavia, un “piccolo” problema.
Il problema sta
nella “riduzione di 40 punti in 10 anni del rapporto debito pubblico / PIL”.
Che en passant non è una proposta ma
un obiettivo.
E’ un obiettivo
irraggiungibile ? no, anzi: ci si può arrivare anche più rapidamente, come
messo in luce da questo documento.
Introducendo
nell’economia italiana CCF fino a 200 miliardi (che corrispondono a emissioni
annue per un massimo di 100, dato che si prevede che ogni CCF emesso circoli
per due anni prima di diventare utilizzabile per ottenere sconti fiscali) il
calo del rapporto debito pubblico / PIL è, guarda caso, proprio di 40 punti: e non
in dieci anni ma in otto (vedi proiezioni a pagina 16-17).
Il punto chiave è l’effetto
espansivo del maggior potere d’acquisto in circolazione (consentito dalle
emissioni di CCF) rispetto a uno “scenario base”,
Lo scenario base è
quello 2018-2020 elaborato recentemente dal Ministero dell’Economia, ed esteso per
gli anni successivi supponendo che rimangano invariati il tasso di crescita del
PIL (1,3% reale), l’inflazione (2%) e che si mantenga il pareggio di bilancio
pubblico (che dovrebbe essere sostanzialmente conseguito nel 2020).
Lo scenario base (quello elaborato dal governo attualmente in carica) rischia di rivelarsi ottimistico sia riguardo alla crescita reale che
all’inflazione. Mentre, al contrario, l’effetto espansivo dei CCF è stimato
sulla base di ipotesi decisamente prudenziali (vedi a pagina 13 del documento).
E comunque, nello
scenario “con CCF” il PIL è più alto (nel 2026) di oltre l’11% rispetto allo scenario
“senza CCF”. Il che è assolutamente necessario per riportare a livelli
tollerabili la disoccupazione e la sottoccupazione che affliggono l'economia italiana.
Per cui, nelle
proposte M5S il problema sta nella mancata esplicitazione di un presupposto:
dotarsi di uno strumento di espansione del potere d’acquisto in circolazione.
Non sto dicendo
che M5S non lo sappia o non lo voglia fare. Anzi, di CCF e di Moneta Fiscale ne
ha in effetti parlato (in passato) piuttosto diffusamente.
Personalmente,
tuttavia, troverei molto interessante sapere che esiste, nell’ambito M5S, un
candidato ministro dell’economia che ha chiaro l’argomento, sia riguardo alla
sua rilevanza, che alle modalità di esecuzione.
Al momento non ho
notizie positive in merito. Di Maio a onor del vero ha parlato di CCF a “Porta
a Porta” lo scorso 23 gennaio. Ma si tratta di un’applicazione limitata agli
investimenti immobiliari per ristrutturazioni immobiliari e riqualificazioni energetiche:
un progetto di legge già presentato tempo addietro, valido in sé ma di
dimensione marginale rispetto alle cifre necessarie per un’autentica ripartenza
dell’economia italiana.