In merito alla dichiarazione di voto di Alberto Bagnai, per conto del gruppo parlamentare Lega, in occasione
della conversione dell’ultimo decreto legge sul tema Superbonus, mi sembrano
opportuni alcuni commenti di natura tecnica. In particolare su questo passaggio:
E ancora più specificamente sulla parte finale:
“Nel momento in cui può circolare illimitatamente, un credito diventa moneta, cioè diventa un’attività finanziaria di qualcuno e, nel mondo della partita doppia, quindi, diventa anche necessariamente una passività finanziaria di qualcun altro, e quel qualcuno altro è lo Stato. Questo è scritto nel manuale Eurostat.
Quindi, punto fermo: ognuno ha diritto alle sue opinioni – e qui ne abbiamo sentite tante – ma, purtroppo, nessuno ha diritto alla sua contabilità, altrimenti si finisce nei tribunali o si finisce sotto l’attacco dei mercati”.
Se Bagnai ha detto quello che pensa, ne deriva in primo luogo che non ha letto il manuale Eurostat.
Eurostat ha infatti chiarito inequivocabilmente che la recente modifica del Manual on Government Deficit and Debt (MGDD) (intervenuta nei primi mesi del 2023, molto dopo che il Superbonus e i crediti fiscali immobiliari avevano iniziato a esistere e a circolare) NON ha cambiato nulla per quanto riguarda la definizione di debito pubblico, in particolare ai sensi dei trattati UE (il “debito di Maastricht”).
Il nuovo MGDD afferma (molto discutibilmente, ma questo è un altro discorso) che i crediti fiscali a circolazione illimitata debbano incidere sul deficit pubblico nell’anno in cui vengono emessi, e non negli anni in cui vengono utilizzati per conseguire sconti fiscali. Ma i crediti fiscali NON RIENTRANO MAI nel debito di Maastricht. Questo era vero prima e rimane vero oggi.
Sul tema della partita doppia, Bagnai aggiunge poi: “nel momento in cui può circolare illimitatamente un credito diventa moneta, cioè diventa un’attività finanziaria di qualcuno e, nel mondo della partita doppia, quindi, diventa anche necessariamente una passività finanziaria di qualcun altro, e quel qualcuno altro è lo Stato”.
Qui il punto è: “un’attività finanziaria di qualcuno” è “necessariamente una passività finanziaria di qualcun altro” ? Se leggete lo stato patrimoniale di una società ci troverete, in avere, il capitale azionario. A fronte del quale ci sono azioni possedute dagli azionisti, che sono sicuramente attività finanziarie. Ma che NON sono passività finanziarie della società, perché in avere vanno le passività E IL PATRIMONIO NETTO. E il capitale azionario rappresenta appunto la titolarità economica del patrimonio. Cosa ben distinta da una passività finanziaria.
Riassumo se non fosse chiaro: in avere vanno PASSIVITA' E PATRIMONIO, che sono due cose distinte, e il patrimonio NON è una passività, tantomeno una passività finanziaria.
E che dire della moneta ? certo, va in avere nello stato patrimoniale dell’istituto di emissione. Ma come si fa ad affermare che è una “passività finanziaria”, nel momento in cui non deve essere rimborsata a nessuno ? è appunto moneta E NON DEBITO, NON PASSIVITA'.
Le affermazioni di Bagnai sarebbero corrette solo se si definisse “passività finanziaria” qualsiasi tipo di partita che va in avere nello stato patrimoniale di una società, di un ente o anche di una persona fisica. Ma allora che senso ha parlare di passività “finanziarie” e non chiamarle passività e basta ? E comunque, anche così, le passività (finanziarie o meno) sono un cosa, la moneta è un’altra e il patrimonio netto un’altra ancora
Qui per una volta ha più logica la posizione dei trattati UE, che si preoccupano del debito pubblico, ma secondo la definizione di Maastricht. Debito che comprende quello che si va a reperire sul mercato, non i crediti fiscali. Debito che quindi NON include, assolutamente NO, la Moneta Fiscale.
In sintesi: la partita doppia dice che i conti devono quadrare, e quindi che a fronte di un movimento in dare ci deve essere un movimento in avere. A fronte di un'attività, che va in dare, ci deve essere qualcosa in avere. Ma questo qualcosa può essere una passività finanziaria, una passività non finanziaria, o qualche altra cosa ancora.
Tutto questo è perfettamente coerente con la partita doppia e con il MGDD di Eurostat. Mentre NON lo è l'intervento di Bagnai.
Un chiarimento, se possibile. Nell'attuale regime UE, l'Italia non può emettere moneta per compensare il maggior deficit determinato dalla definizione di credito "interamente esigibile" di Eurostat attribuita ai crediti fiscali "circolanti". Pertanto, in contropartita, si può generare solo una passività (finanziaria) che esprime un reale debito, incerto nell'AN ma non nel quantum, ma che deve essere "rimborsato" prima o poi. Il riferimento al Patrimomio Netto (non debito) mi disorienta un poco.
RispondiEliminaGrazie.
Il commento di sopra è erroneamente partito come "anonimo". Il mio account abituale è questo.
RispondiEliminaIl "reale debito" è una passività che però NON rientra nel debito di Maastricht, come non ci rientra nessun debito fiscale (e neanche nessun debito commerciale).
EliminaMi pare, però, e mi scuso se così non fosse, che la determinante per il non inserimento nel Debito Pubblico sia l'incertezza del quantum (assegnazione credito d'imposta a soggetto incapiente). Anche i debiti commerciali della PA, quando accettati, oggetto di determina e iscritti a bilancio dell'Ente, diventano Debito Pubblico. La natura di credito "circolante" dei crediti fiscali, invece, renderebbe certo il futuro totale rimborso in compensazione di imposte (chi lo acquista ha quello scopo), con impatto ( peraltro immediato) sul deficit. In assenza di una banca centrale, senza possibilità di emettere moneta (passività a lungo senza obbligo di rimborso) è inevitabile il ricorso al maggior debito (visto che sarebbe inconcepibile un aumento di imposte per consentire di pagare meno imposte, ancorché a soggetti potenzialmente diversi). Grazie ancora per un chiarimento.
EliminaNo, NESSUN tipo di debito fiscale né di debito commerciale va nel debito pubblico secondo la definizione di Maastricht. Il cambiamento apportato dall'ultimo manuale Eurostat prevede solo di includere NEL DEFICIT (ma non nel debito di Maastricht) i crediti fiscali a libera circolazione fin dall'anno dell'emissione, senza ripartirli sugli anni di effettivo utilizzo (per conseguire sconti fiscali).
EliminaGrazie.
EliminaLudovico Lupinacci: Grazie Marco per queste tue continue chiarificazioni. Mi sembra di ricordare, infatti, di aver letto che per una Banca centrale la moneta emessa viene segnata come passività SOLO PER CONVENZIONE, ma di fatto non lo è.
RispondiEliminaVa in avere ma deve essere considerata una voce di patrimonio netto, non di debito.
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