martedì 29 ottobre 2024

Una cosa ovvia ma difficile da far capire

 

La macroeconomia non è una materia difficile, ma spesso è controintuitiva. Per questo a volte trae in inganno anche persone intelligenti e in buona fede.

Ad esempio, dovrebbe essere ovvio e indiscutibile che il deficit pubblico non ha bisogno di essere “finanziato” perché è in realtà un meccanismo per immettere moneta nell’economia privata. Se il settore pubblico spende più di quanto raccoglie in tasse, il settore privato si trova più risorse finanziarie: la spesa pubblica finisce in tasca a qualcuno, e se le tasse sono inferiori alla spesa pubblica, si forma automaticamente un saldo finanziario positivo per il settore privato.

Obiezione tipica che mi viene fatta a questo punto della spiegazione: sì ma bisogna vedere se i privati che si trovano con questi maggiori saldi finanziari poi effettivamente li risparmiano oppure li spendono.

Beh non c’entra nulla. Se li spendono, li trasferiscono a un altro soggetto privato. Il risparmio privato creato del deficit pubblico è costituito da saldi finanziari che, dopo essere stati immessi nell’economia, si trasferiscono poi da un soggetto all’altro. MA NON SCOMPAIONO. Sono SEMPRE maggiori saldi finanziari per il settore privato.

Va aggiunto che i saldi finanziari possono essere spesi in importazioni. A questo punto producono comunque risparmio finanziario privato, ma in capo a soggetti esteri e non nazionali.

Ma questo non è una conseguenza del deficit pubblico, bensì dei saldi commerciali esteri e della bilancia dei pagamenti.

Il deficit pubblico si trasforma, CENTESIMO PER CENTESIMO, in risparmio privato. E’ difficile da capire ? non mi pare.

Eppure…

domenica 27 ottobre 2024

Italia, Germania, euro e austerità

 

E’ interessante riflettere sull’evoluzione del PIL procapite italiano e di quello tedesco, nell’ultimo quarto di secolo. In particolare suddividendo questo arco temporale in cinque fasi.

Il primo periodo inizia nel 1998, ultimo anno prima dell’introduzione dell’euro, e termina nel 2007, picco delle economie occidentali prima della grande crisi finanziaria mondiale (fallimento Lehman).

Il secondo periodo arriva fino al 2010: la reazione post crisi.

Il terzo periodo termina nel 2014: il quadriennio in cui il recupero dell’economia italiana è stato tarpato dalle politiche di austerità, “prescritte” dalla UE con l’obiettivo (completamente fallito) di “rimettere in ordine i conti pubblici e il debito”.

Il quarto periodo arriva al 2019: gli anni in cui se non altro si è evitato di fare ulteriori danni con ulteriore austerità.

Infine, gli anni successivi fino a oggi: il Covid, la crisi ucraina e le conseguenze.

Il confronto è effettuato sul PIL procapite in dollari a parità di potere d’acquisto 2017, cioè corretto per le differenze di prezzi verificatesi nel tempo e tra i due paesi. Un indicatore omogeneo dei redditi medi, in altri termini. Fonte: Fondo Monetario Internazionale.

Si scoprono diverse cose interessanti.


Nel 1998, ultimo anno prima dell’euro, Italia e Germania stavano esattamente allo stesso livello.

Gli anni fino al 2007 sono di decorosa crescita, ma l’Italia comincia a perdere terreno. Si apre una differenza del 4,5%.

Il triennio della grande crisi finanziaria viene superato dalla Germania che recupera i livelli pre-Lehman, ma non dell’Italia. Scivoliamo indietro dell’11% circa.

Gli anni dell’austerità europrescritta sono una vera catastrofe. Andiamo a -20% abbondante. Grazie UE, grazie Monti, grazie Fornero, grazie Letta.

A questo punto si riconosce che la strada è sbagliata. Non si inverte la direzione, non sia mai. Però quantomeno non si peggiorano le cose. I 20-21 punti rimangono sostanzialmente quelli fino al 2019.

Poi arriva il Covid, arriva l’Ucraina. Si sospendono i vincoli di bilancio. L’Italia rilancia gli investimenti con il Superbonus (che sicuramente poteva essere fatto meglio: ma è stato molto più positivo farlo che non fare nulla). La Germania scopre che senza gas russo a buon mercato il suo sistema industriale non è esattamente quella meraviglia che tutti pensavano.

Stavolta è la Germania che dopo cinque anni non ha affatto recuperato i livelli precrisi. L’Italia sì e anzi a distanza di DICIASSETTE (!) anni supera, finalmente, il PIL procapite 2007. I punti in meno rispetto alla Germania scendono a quattordici. Sempre tanti, però…

Però, con il venir meno dell’austerità, finalmente una significativa inversione di tendenza.

venerdì 25 ottobre 2024

La verità su debito e moneta

 

Scaletta per un futuro evento – seguiranno comunicazioni

SEZIONE UNO: Perché è normale per uno Stato avere un bilancio pubblico in deficit.

SEZIONE DUE: Cos’è realmente il debito pubblico e perché non impoverisce il paese.

SEZIONE TRE: Qual è il livello appropriato di deficit pubblico.

SEZIONE QUATTRO: Le tasse sono necessarie – ma non per la ragione che vi dicono.

SEZIONE CINQUE: L’assurdità dell’euro, e in generale del non usare la propria moneta.

SEZIONE SEI: Moneta e democrazia.

martedì 22 ottobre 2024

Goldman Sachs dice che

 

Goldman Sachs è diventata pessimista sulle prospettive di lungo termine del mercato azionario, perlomeno di quello USA. Negli ultimi giorni, mentre l’indice S&P500 oscillava intorno a 5.850, ha pubblicato uno studio affermando che per i prossimi dieci anni c’è da attendersi un rendimento medio del 3% circa.

Tenuto conto che di questo rendimento circa l’1,5% è dato dai dividendi, questo vorrebbe dire terminare l’anno 2034 (può sembrare una data lontana ma arriva in fretta…) intorno a 6.800.

Sono sempre mille punti in più, direte. Ma in dieci anni. Quest’anno mille punti, abbondanti, li abbiamo fatti in dieci mesi.

Io ho un mio metodo di stima del fair value, del valore corretto dell’indice azionario, che probabilmente anzi sicuramente non è molto scientifico ma che mi è sempre parso affidabile. Ed è il seguente.

Parto da 1.500 a fine 2009. Perché 1.500 ? perché in quel momento la borsa, benché in ripresa dai minimi post fallimento Lehman, stava intorno a 1.100, veniva considerata sottovalutata da più conosciuti value investors a partire da Warren Buffett, e in effetti ha riservato grosse soddisfazioni agli investitori negli anni successivi.

Poi ogni anno aggiungo l’inflazione, tolgo i dividendi e aggiungo il rendimento di lungo termine del mercato azionario USA, che Jeremy Siegel, il più conosciuto studioso della materia, stima tra il 6,5% e il 7%.

Per la precisione aggiungo ogni anno il 6,666666%. Periodico. Perché non il 6,75% ? perché mi piacciono i numeri periodici.

Risultato ? l’S&P dovrebbe stare a 4.200. Invece, dicevo, è a 5.850, che significa una sopravvalutazione del 40%.

Quindi ha ragione Goldman a prevedere vacche magrette nel futuro ? probabilmente sì, ma a mio parere esagera. Lo stesso metodo di proiezione del fair value per fine 2034 prevede 8.500 abbondanti, non 6.800. Il che significa un rendimento medio non del 3% ma del 5-5,5%.

Che è un po’ meglio ma certo non è un granché.

Di sicuro comunque quale che sia il punto di arrivo ci saranno oscillazioni. Quindi in dieci anni arriverà il momento in cui sarà interessante incrementare l’esposizione.

Ma effettivamente quel momento non è oggi.

sabato 19 ottobre 2024

L’Italia, paese CREDITORE

 

Bankitalia ci fa sapere, nell’ultima edizione della sua pubblicazione su bilancia dei pagamenti e posizione patrimoniale sull’estero (qui, pagine 17-19), che quest’ultima ha raggiunto al 30 giugno 2024 il valore POSITIVO di 225 miliardi di euro.

La posizione patrimoniale sull’estero (conosciuta in inglese come NIIP, Net International Investment Position) è la differenza tra le attività patrimoniali (azioni, obbligazioni, immobili, quote aziendali eccetera) possedute all’estero da italiani; e le attività della stessa natura possedute in Italia da stranieri (passività dal punto di vista italiano).

Sempre al 30 giugno 2024, le attività erano 3.665 miliardi e le passività 3.440.

Il saldo di 225 miliardi è aumentato sia rispetto al trimestre precedente, quando era pari a 192 miliardi, che rispetto a un anno fa, quando ammontava a 99.

In sintesi, l’Italia è un paese CREDITORE NETTO SULL’ESTERO. Mette più soldi all’esterno del paese di quanti ne riceve. E lo è per un ammontare pari a oltre il 10% del PIL.

Per favore, la prossima volta che sentite qualcuno dire che l’Italia “affoga nei debiti”, cortesemente pregatelo di parlare di cose che conosce. E se non le conosce, di documentarsi prima di aprire bocca.

mercoledì 16 ottobre 2024

Alternative alla coercizione statale ?

 

Leggo che Javier Milei, in un discorso al World Economic Forum lo scorso 17 gennaio 2024, avrebbe dichiarato che “lo Stato si finanzia attraverso la coercizione”.

Il che è vero, ma non solo per quanto riguarda il finanziamento delle attività statali. Lo Stato E’ uno strumento di coercizione.

E coercizione è una brutta parola, o almeno suona tale. Però qual è l’alternativa alla coercizione statale ?

A me pare che sia, puramente e semplicemente, il diritto del più forte. E non mi sembra una grande alternativa.

L’alternativa teorica più attrattiva sarebbe un’utopia anarchica, di cui nessuno, a quanto mi risulta, è mai riuscito a descrivere plausibilmente il funzionamento, per non parlare di implementarla nella realtà.

domenica 13 ottobre 2024

Quando Giorgetti si impone


Mi chiede un amico: quando Giorgetti impone una linea di politica economica incoerente con i programmi elettorali della coalizione di governo nonché con le posizioni di molti membri del suo partito, sulla base di quale autorità, sulla base di quali leggi è in grado di farlo ?

La risposta è: sulla base della legge del più forte, che è l’establishment finanziario.

Del resto Giorgetti ha un obiettivo nella vita, che non è far funzionare al meglio l’economia nell’interesse dei cittadini, ma accedere, in un prossimo futuro, a qualche prestigiosa e molto ben remunerata carica nel mondo finanziario e bancario. Che so, presidente di Unicredit. Non CEO, per fare il CEO bisogna lavorare.

domenica 6 ottobre 2024

Che cosa non è il debito pubblico

 

Se uno Stato spende la moneta che emette, il debito pubblico (dovrebbe essere evidente) NON è un mezzo di finanziamento del deficit.

Il deficit pubblico si traduce automaticamente in risparmio privato. L’eccesso di spesa rispetto alla tassazione equivale, nel settore privato, a soldi ricevuti eccedenti quanto pagato in tasse: quindi a un incremento del risparmio.

Se lo Stato spende la moneta che emette, non ha bisogno di collocare titoli di debito pubblico per finanziarsi. Il debito pubblico ha una funzione diversa: è uno strumento offerto al settore privato per impiegare il risparmio finanziario generato dal deficit pubblico.

Il problema del debito pubblico, in Italia, esiste SOLO perché utilizziamo una moneta emessa da un soggetto diverso dallo Stato.

venerdì 4 ottobre 2024

I soldi del deficit pubblico

 

Chi segue questo blog mi ha visto molte volte spiegare che il deficit pubblico non è un impoverimento del paese, in quanto la differenza tra spese del settore pubblico e incassi fiscali (il deficit pubblico) rimane in tasca al settore privato. Se lo Stato spende più di quanto incassa, il settore privato incassa più di quanto spende. Questa è un’identità contabile su cui c’è poco, anzi nulla, da discutere.

OK, mi sento a volte replicare: sarà così, ma i sottoscrittori dei titoli del debito pubblico sono in parte stranieri. Per cui è vero che il deficit pubblico si trasforma, o meglio genera, risparmio privato: ma questo risparmio privato finisca in parte in mano a residenti esteri, quindi fuoriesce dal paese.

Le cose stanno un po’ diversamente. 

Il deficit pubblico alimenta automaticamente risparmio privato e non ha bisogno che vengano emessi titoli per finanziarlo. I titoli del debito pubblico sono un’opportunità offerta ai risparmiatori per impiegare, appunto, il risparmio.

Il risparmio fuoriesce dal paese se il saldo commerciale, cioè la differenza tra esportazioni e importazioni di beni e servizi, è negativa. Se è positiva, al contrario, il risparmio non defluisce dal, ma affluisce nel, paese.

E il saldo commerciale dell’Italia verso l’estero è ampiamente positivo, per circa 50-60 miliardi annui.

E’ vero che una parte dei titoli di Stato offerti dalle pubbliche amministrazioni è sottoscritto da risparmiatori esteri; ma a fronte di questo, ci sono risparmiatori italiani che comprano attività finanziarie straniere. Sono scelte di portafoglio, che derivano da valutazioni di rischio e redditività, dalla volontà di diversificare, in ultima analisi dai gusti personali di ognuno.

Il saldo tra investimenti finanziari e patrimoniali dei residenti italiani verso l’estero, da un lato, e dei residenti stranieri verso l’Italia, dall’altro (la cosiddetta Net International Investment Position, NIIP) è anch’esso positivo: per 165 miliardi secondo il più recente dato Bankitalia (al 31.3.2024).

Per cui, nel caso del nostro paese è del tutto corretto affermare che il deficit pubblico si converte in risparmio privato ITALIANO. Il fatto che una parte dei titoli di Stato emessi vengano acquistati da soggetti stranieri NON rileva e NON smentisce questo dato di fatto.

 

mercoledì 2 ottobre 2024

Dice Dirk Enhts

 Ci sono economisti TEDESCHI non allineati al mantra dell'euroausterità ?

Non tantissimi ma qualcuno sì. Dirk Ehnts ne è un esempio.


Ed ecco quello che CORRETTISSIMAMENTE dice: