Contrariamente
alle sue premesse, l’euro si è rivelato fonte di divisioni e fattore di
regresso. Ritenendo irrealistico pensare di riformare l’Eurosistema, ma consapevoli
dei rischi di rotture traumatiche, proponiamo misure
coerenti con le sue attuali regole, che ridiano efficacia alla politica
macroeconomica, garantiscano stabilità finanziaria e aiutino i paesi membri che
non vogliono o non possono restare nel sistema a uscirne in modo morbido.
Speranze
perdute, nuovo realismo
Questa Europa
dell’euro non è certo quella in cui in molti avevano creduto: fatta, sì, di più
regole e disciplina, ma con lo sguardo rivolto a una moneta – l’euro – che
fosse non solo simbolo ma veicolo stesso d’integrazione, coesione, progresso. Di
quell’Europa, invece, proprio l’euro è diventato l’ostacolo più grosso,
rivelandosi fonte di divisioni e contrapposizioni, fattore di regresso e generatore
di arroganza dei forti contro i deboli e di assoggettamento di questi verso i
primi.
Per chi ha
coltivato il sogno di una moneta unificante, pensare oggi di riformare le istituzioni
europee per riportarle dentro quel sogno è puramente illusorio. Prendendo atto delle
difficoltà operative e delle turbolenze potenziali di una rottura brusca e
traumatica dell'euro, chi scrive propone misure che, assunte individualmente da
ciascun paese, compensino le carenze dell’attuale sistema e consentano di:
·
generare
una ripresa economica degli stati membri più colpiti dalla crisi,
·
ridurre
al minimo i rischi di insolvenza riconducibili al debito pubblico di alcuni di
questi stati, e
·
delineare
un’eventuale percorso di uscita morbida e senza tensioni dall’Eurosistema di
uno o più stati membri.
Sulla base di un
necessario realismo, dunque, puntiamo a un ridisegno della meccanica
dell’Eurosistema che ridia efficacia alla politica macroeconomica, permetta di
recuperare un quadro di stabilità fiscale e finanziaria, e aiuti i paesi membri
che non vogliono o non possono restare nel sistema a uscirne in modo morbido.
I
Certificati di Credito Fiscale
Nel nostro progetto
gioca un ruolo centrale uno strumento tecnico di cui proponiamo da tempo l’introduzione,
denominato Certificato di Credito Fiscale (CCF).[1]
I CCF sono titoli che danno diritto al possessore di ridurre i pagamenti per
imposte e qualsiasi altro tipo di obbligazione finanziaria nei confronti della
pubblica amministrazione dello stato emittente, a partire da una data futura
prestabilita (per esempio, due anni, di cui si dirà dopo).
Il possessore di
CCF acquisisce il diritto a ridurre le proprie obbligazioni finanziarie nei
confronti dello stato emittente. Di conseguenza, i CCF hanno un valore
economico: il possessore di CCF può mantenerli in portafoglio, oppure cederli (contro
euro) prima della data di esercizio per un valore pari al loro importo di
utilizzo al netto di uno sconto finanziario.[2]
Gli intermediari trovano conveniente acquistare CCF per utilizzarli come sconti
fiscali o per rivenderli a terzi a uno sconto minore.
Assegnazioni di CCF
Singoli stati
membri dell’Eurozona emettono CCF, assegnandoli gratuitamente a:
·
lavoratori
sia dipendenti che autonomi, appartenenti al settore privato o pubblico: i
redditi netti effettivi di tali lavoratori ne risultano incrementati
·
aziende,
in funzione dei costi di lavoro da esse sostenuti. Questo produce una riduzione
del cuneo fiscale e quindi del costo lordo del lavoro, migliorando la competitività
aziendale
·
interventi
di sostegno alla spesa sociale, tra cui indennità di disoccupazione,
integrazione di redditi, pensioni minime, benefici per fasce sociali disagiate
·
Finanziamento/cofinanziamento
di investimenti pubblici e opere di pubblica utilità.
Le assegnazioni
di CCF conferiscono ai percettori nuovo potere d’acquisto. Molti convertono i
CCF in euro e li spendono in consumi. Le imprese fanno altrettanto e hanno
anche la possibilità di utilizzare il minor carico fiscale per ridurre i prezzi
e recuperare competitività. In un’economia depressa, la spesa stimolata dalle emissioni di CCF ha un
effetto moltiplicativo su reddito e occupazione. Durante il periodo di
differimento fra assegnazioni e scadenza dei CCF, il nuovo output genera nuovo
gettito fiscale che finanzia i minori introiti derivanti dall’esercizio dei CCF.
Gli stati membri
dell’Eurozona avviano un programma di emissione di CCF, puntando a::
·
rafforzare
la domanda interna e conseguente incremento di PIL e occupazione
·
migliorare
la competitività delle produzioni domestiche (grazie alla quota di CCF
assegnata alle aziende). Questo evita che l’innalzamento della domanda interna
crei squilibri nei saldi commerciali esteri, sostenendo le esportazioni e favorendo
la sostituzione con produzioni interne di una parte delle importazioni di beni
e servizi
·
evitare
che si crei una situazione di deflazione o comunque di inflazione interna cronicamente
inferiore all’obiettivo della BCE (“inferiore ma prossima al 2%”).
I CCF sono oggetti ibridi…
I CCF non sono
titoli di debito: lo stato emittente non assume alcun impegno di rimborsarli in
euro, ma solo di accettarli per ridurre le obbligazioni finanziarie nei suoi
confronti. Non esiste fattispecie, né teorica né pratica, sotto la quale lo
stato emittente possa andare in default sulle obbligazioni sottostanti i CCF.
I CCF non sono
neanche moneta legale, che resta unicamente l’euro. Nessun soggetto privato o
pubblico è obbligato ad accettare pagamenti in CCF. Solo lo stato emittente
attribuisce al possessore di CCF la facoltà di ridurre gli impegni di pagamento
dovuti nei suoi confronti.
L’unità di conto
rimane l’euro, i depositi bancari restano denominati in euro, e i bilanci
pubblici e privati continuano a essere redatti in euro.
…sono però riserva di valore e
potenziale mezzo di pagamento
Pur non essendo
moneta legale, i CCF possiedono due caratteristiche tipiche della moneta. Sono
una riserva di valore, in quanto il diritto a uno sgravio fiscale futuro
costituisce un arricchimento patrimoniale dell’assegnatario. E sono un
potenziale mezzo di pagamento in quanto, pur non sussistendo un obbligo di
legge, è presumibile che essi circolino e vengano accettati come corrispettivo
di pagamento nello scambio di beni e servizi. Naturalmente, è necessaria a tal
fine un’infrastruttura di pagamento che renda possibile la loro circolazione in
via elettronica.
Stabilità
fiscale
Obiettivi di bilancio pubblico
I trattati che
governano il funzionamento dell’Eurosistema vincolano gli stati membri al
raggiungimento di determinati obiettivi di finanza pubblica. Quando la situazione
economica generale è negativa, tuttavia, il tentativo di conseguire una
riduzione del deficit pubblico mediante politiche fiscali restrittive produce
effetti pro-ciclici che non consentono il raggiungimento dell’obiettivo, o lo
permettono solo a costi sociali altissimi. L’introduzione dei CCF risolve quest’incoerenza
interna all’Eurosistema. Ogni stato membro può impegnarsi, per esempio, al
mantenimento di un saldo zero tra incassi e pagamenti in euro, avendo a
disposizione lo strumento delle assegnazioni di CCF per effettuare le
necessarie politiche di stimolo anticiclico della domanda.
Per i paesi che
devono recuperare domanda interna e competitività – in particolare, Italia,
Spagna e Francia – un programma CCF correttamente impostato è, con ogni
probabilità, sostenibile nel tempo. In presenza di un moltiplicatore fiscale
(rapporto tra espansione del PIL e CCF emessi) anche leggermente inferiore
all’unità, operante nel corso del periodo di differimento dei CCF, questi paesi
possono conseguire gli obiettivi di rilancio economico senza peggiorare il
rapporto tra deficit pubblico e PIL. Se poi il moltiplicatore fiscale è
superiore a 1 (come la maggior parte della dottrina macroeconomica ritiene, in
contesti di economia fortemente depressa) il programma, addirittura, si
autofinanzia totalmente e genera risorse fiscali aggiuntive. Anche nel momento
in cui (due anni dopo l’inizio delle assegnazioni) i CCF cominciano a essere
utilizzati per ridurre i pagamenti di imposte, le maggiori entrate fiscali
conseguenti al più alto livello di PIL compensano totalmente il calo di gettito
connesso all’utilizzo dei CCF.
Clausole di salvaguardia
Nel caso in cui uno
stato che adotta il programma CCF abbia difficoltà a raggiungere gli obiettivi
di finanza pubblica, a causa, per esempio, di un quadro congiunturale più
sfavorevole del previsto, esso può attivare clausole di salvaguardia interventi
volti ad assicurare l’equilibrio entrate/uscite in euro e il contenimento del
debito pubblico. In particolare, può:
·
sostituire
alcune componenti di spesa in euro, erogando una parte del corrispettivo in CCF
·
introdurre
(o incrementare) alcuni prelievi fiscali, compensando il prelievo di euro con erogazioni
di CCF (in pratica, si tratterebbe non di tassazione ma di conversione forzosa
di euro in CCF)
·
incentivare
i detentori di CCF a posporne l’utilizzo per sconti fiscali, riconoscendo un
incremento del loro valore facciale (in pratica, un tasso d’interesse) connesso
a questo differimento
·
collocare
nuovi CCF sul mercato in cambio di euro.
L’utilizzo di queste
opzioni avrebbe effetti assai meno pro-ciclici rispetto ai tagli di spesa pubblica
e/o alle maggiori tasse imposte dalle regole dell’UE in caso di mancato
raggiungimento degli obiettivi. Essi non causerebbero drenaggi di potere
d’acquisto, ma sostituirebbero una forma di attività patrimoniale (gli euro)
con un’altra (i CCF).
Stabilità
finanziaria
Rottura della spirale crisi del debito
sovrano / crisi del sistema bancario
L’introduzione
dei CCF crea anche le condizioni per ridurre gradualmente, fino a eliminarlo,
un altro grave problema insito nell’Eurosistema. Le istituzioni finanziarie e
in particolare i sistemi bancari nazionali detengono grosse quantità di titoli
di stato emessi dal loro paese di residenza. L'insolvenza dello stato produce
quindi gravi dissesti per il locale sistema bancario. Allorché i CCF entrano in
circolazione, si verifica negli attivi delle banche una parziale sostituzione
di titoli di stato tradizionali con CCF. Contestualmente diminuisce il rischio
che il default dello stato mandi in crisi il sistema bancario locale.
Stabilità monetaria dell’Eurosistema e
opzione di uscita “morbida”
Evoluzioni meno
favorevoli del previsto possono portare determinati paesi a incrementare
eccessivamente i CCF in circolazione (ad esempio, a causa di un ricorso troppo esteso
alle clausole di salvaguardia). In quest’eventualità, si verificherebbe una
perdita di valore dei CCF emessi da quello stato, che tuttavia non
pregiudicherebbe il valore dell’euro. Si inflazionerebbero, in altri termini, i
CCF del paese e non l’euro, senza conseguenze per gli stati che non emettono CCF.
Un singolo stato
che si trovasse costretto a inflazionare le assegnazioni di CCF si troverà nella
situazione in cui la circolazione di CCF è predominante rispetto a quella di
euro. A quel punto ci sarà la possibilità (che potrà in effetti essere
disciplinata a priori) di trasformare i CCF in una moneta statale a tutti gli
effetti, realizzando quindi una fuoriuscita morbida di quello stato
dall’Eurosistema.
Cosa
ne penserebbero i nostri partner?
L’elite tedesca,
in questo momento rappresentata soprattutto dal Ministro delle Finanze Schaeuble,
ha capito che l’Eurosistema non funziona, salvo adottare politiche di stampo
keynesiane e trasferimenti che però tanto la Germania quanto gli stati membri
nord-europei ritengono un insuperabile tabù. Segnali significativi in tal
senso sono il rapporto dei cinque saggi in Germania e il piano scritto proprio
da Schaeuble, entrambi resi noti nei giorni scorsi Si tratta, in pratica, di
proposte volte a rafforzare i meccanismi ordoliberisti e prevedere che chi non
riesce a conviverci esca dal sistema. In quest'ottica, la Germania era pronta
(e lo è tuttora) ad attivare la Grexit.[3]
È tuttavia
ragionevole ritenere che uno schema tipo CCF, che consenta l'uscita morbida di
Italia, Spagna e probabilmente Francia, possa non essere mal visto dalla
Germania e i suoi paesi satelliti. La Germania proseguirebbe l’integrazione con
i paesi in grado di seguire le proprie regole (Olanda, Austria e qualcun altro),
mentre gli altri paesi si separerebbero garantendo la solvibilità dei propri
debiti.[4]
Per
una nuova meccanica dell’Eurosistema: conclusione
In conclusione,
allorché una riforma dell’Eurosistema richiederebbe di mettere pesantemente le
mani sul disegno architetturale del sistema, sulle sue istituzioni centrali e
persino sui principi che ispirano le loro politiche, noi non nutriamo questa
ambizione.
Non ne vediamo
né le premesse né i paesi o i leader che possano ispirare la volontà comune di
guardare a una simile riforma. No, noi non puntiamo a quanto riteniamo essere
oggi politicamente impossibile. D'altra parte, riteniamo che una rottura del
sistema abbia grosse difficoltà attuative e comporti rischi di
destabilizzazione del sistema finanziario difficili da valutare.
Proponiamo invece
una meccanica stabile per chi vorrà restare, che renda finalmente possibile
coniugare sostenibilità fiscale e finanziaria e forte ripresa della crescita, e
che al contempo consenta di preparare un’uscita morbida per chi vorrà uscire o per
chi non potrà reggere il passo degli altri.
[1]
La proposta è stata illustrata in modo dettagliato e approfonditamente studiata
nell’e-book di recente pubblicazione da Micromega “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare
l'euro”, a cura di B. Bossone, M. Cattaneo, E. Grazzini e S. Sylos Labini,
con la prefazione di L. Gallino (http://temi.repubblica.it/micromega-online/“per-una-moneta-fiscale-gratuita-come-uscire-dallausterita-senza-spaccare-leuro”-online-il-nuovo-ebook-gratuito-di-micromega/).
Una recente e sintetica presentazione dell’idea di fondo, arricchita di
ulteriori considerazioni, è riportata in B. Bossone e M. Cattaneo, “I
Certificati di Credito Fiscale e John Maynard Keynes”, Keynes Blog, 20
luglio 2015 (http://keynesblog.com/2015/07/20/i-certificati-di-credito-fiscale-e-john-maynard-keynes/).
[2]
Tale sconto sarà presumibilmente non molto diverso dal tasso d’interesse
applicabile a un normale titolo di stato di pari durata.
[3]
Si vedano su Reuters, “German
"wisemen" say euro zone states should be able to go bankrupt”, 28
July, 2015 (http://mobile.reuters.com/article/idUSB4N0ZN01L20150728)
e su Financial Times, “Schäuble outlines
plan to limit European Commission powers”, 30 July 2015 (http://www.ft.com/intl/cms/s/0/88352cf2-3697-11e5-bdbb-35e55cbae175.html#axzz3hYe9OAHs).
[4]
Tali debiti rimarrebbero in euro e diminuirebbero rapidamente in proporzione al
PIL, grazie alla garanzia del pareggio incassi-uscite in euro, sopra discussa,
e utilizzando i CCF per far ripartire le economie e attivando, se necessario,
le clausole di salvaguardia.
come potete affermare che i ccf saranno scontabili se il settore bancario è incapace di far crescere l'economia proprio perché gravato da titoli di stato che nessuno vuole? i ccf sono statali. come possono essere più vantaggiosi se gli stessi titoli sono tenuti a galla stampando soldi già oggi? lo sapete cosa succede quando il popolo capisce di essere preso in giro? o ve lo siete dimenticato?
RispondiEliminaIl sistema bancario non è in grado di far crescere l'economia non perché e' gravato da titoli di stato ma perché, con l'economia reale in crisi di domanda, le banche non si fidano a dare finanziamenti, ne', d'altra parte, cittadini e aziende a chiederli...
Eliminail mercato non chiede finanziamenti perché i cittadini sono già indebitati con le banche. e nessuno si indebita se non produce "pil" a casa sua. e il pil non cresce se l'economia è chiusa e i debiti tornano dentro le banche e lo stato che si reggono a vicenda stampando soldi gratis per non affogare.
EliminaIl PIL non cresce perché non c'è domanda: i CCF la ripristinano.
Eliminanon c'è domanda perché è stata pompata troppo nel passato per consumi e assistenza e non per produzioni e mercato e oggi ne pagate le conseguenze non potendo i prezzi abbassarsi a causa dell'assenza di concorrenza e dovendo le tasse aumentare per rientrare del debito pubblico. la domanda cala ovviamente.
EliminaRientrare del debito pubblico ? Il debito pubblico dev'essere espresso in moneta nazionale - dev'essere una forma di emissione monetaria, in effetti - e se non c'è inflazione e' assurdo preoccuparsi di ridurlo.
EliminaOggi invece è in moneta straniera - l'euro - e questo è uno dei più gravi problemi del sistema attuale.
Eliminama l'inflazione c'è proprio a causa della tassazione necessaria a ridurre il debito o a pagarne gli interessi. ecco perché si riducono i consumi ma i prezzi rimangono alti a causa della tassazione diretta e indiretta creando disoccupazione. la moneta sovrana o non sovrana non c'entra nulla. lo stato possedendo tutto impedisce un debito privato per investimenti (posti di lavoro) costringendolo ad allocarsi solo al consumo di prodotti stranieri o a venire chiuso (come oggi) quando lo sbilanciamento è eccessivo. una svalutazione competitiva con moneta nazionale renderebbe impossibile produrre in italia dato che i prodotti stranieri sarebbero comunque più convenienti e le materie prime costose. la stessa germania che benefica dell'euro produce fuori dalla germania dimostrando che l'euro non c'entra nulla.
EliminaIn caso di svalutazione, il beneficio dovuto alle maggiori esportazioni e alla sostituzione di import con produzioni domestiche supera nettamente l'effetto del maggior costo delle materie prime.
Eliminavolete fare concorrenza alla cina coi ccf?
EliminaAh lei è uno degli ultimi mohicani che pensa di farla con l'euro ?
EliminaDai ragazzi non fate gli spiritosi e buone festività a tutti
Eliminaho appena letto sto articolo...
RispondiEliminahttp://blog.ilgiornale.it/rossi/2015/08/14/e-la-dittatura-bancaria-che-blocca-leconomia/
interressante sta considerazione:
"",,,,,Per rilanciare l’economia occorrerebbe strappare il denaro dalle mani del sistema finanziario; (......) Eppure sempre più economisti immaginano che l’unica soluzione sia il “Quantitative easing for the people”, vale a dire immettere denaro nel sistema senza passare dalle banche ma dandolo direttamente a famiglie e imprese che potranno così rimettere in moto consumi e produzione, abbassare esposizioni debitorie e aumentare investimenti.
Nel tempo del denaro creato dal nulla, liberare la moneta dalla dittatura bancaria è un atto rivoluzionario e libertario; forse l’unico modo per riaccendere il motore dell’economia......""""
cioè dei CCF
EliminaEsatto, i CCF vanno in quella direzione, con modalità compatibili con l'evitare una spaccatura deflagrante dell'Eurozona.
Eliminaper anonimo 11.28
Eliminail problema è che il sistema finanziario a cui alludi tu non è di origine bancaria sottoposto a rigide regole bensì ad un sistema molto più grande privo di regole. invece di liberare il mercato dando credito con regole precise è stata liberata la finanza perché tutti i metodi per rendere vantaggioso gli investimenti nell'economia reale sono falliti. questa liberalizzazione si scontra con mondi che non vogliono liberarsi affatto. è una guerra tra economie chiuse ed pressione sottostante che tende ad aprirle. nelle economie di mercato invece le imprese si finanziano a vicenda senza ricorrere alle banche "butte e cattive" accedendo proprio a quei capitali stampati che in italia non vedete mai arrivare nell'economia reale perché è chiusa. ecco perché cattaneo non vedendo moneta la vuole stampare. ma se l'acquedotto non arriva a casa tua è inutile aumentare la portata idrica. ed ecco perché cattaneo teorizza di dare soldi direttamente al "popolo". sottovalutando che i soldi sarebbero risparmiati (durante le crisi) se non ci sono condizioni per fare impresa oppure consumati (durante le crescite) facendo salire l'inflazione ma non i posti di lavoro e sbilanciando i paesi. questa seconda ipotesi è molto pericolosa perché oltre a togliere lavoro alle masse toglie anche potere d'acquisto. spianando la strada alle estremizzazioni politiche.
.
Verrebbero spesi, mettendo fine alla crisi, in quanto alimenterebbero domanda e riattiverebbero capacità produttiva oggi inutilizzata (che esiste in misura massiccia): quindi con modesti o nulli impatti sull'inflazione.
Eliminaquella capacità produttiva è andata persa per sempre. e i prodotti sono superati da altre nazioni. ne deve nascere un'altra che può nascere solo se accetta nuove regole. nessuno investe sul "vecchio" basato su leggi "vecchie". ma purtroppo nessuna capacità può rimettersi in gioco se chi fa le leggi poi le cambia dopo 3 mesi. l'economia reale infatti investe a lungo termine e quindi se non ci sono sicurezze i capitali vanno in finanza.
EliminaNeanche per idea. L'Italia realizza esportazioni per 500 miliardi all'anno, record storico. Dove c'è domanda le aziende italiane producono e vendono. Quello che è' carente è il mercato italiano, esclusivamente perché le regole dell'Eurozona ne comprimono il potere d'acquisto. Nel momento in cui viene ripristinato, recuperare fatturato NEL PROPRIO PAESE è la cosa più semplice (molto più rapido e immediato che aumentare le esportazioni).
Eliminanon è colpa dell'eurozona se le tasse in italia sono alte e fanno calare il potere di acquisto pur diminuendo le materie prime importate. e se anche abbassate le tasse non avrete alcun posto di lavoro dato che la torta sempre quella rimane. si divide la società in due tra consumatori ed esclusi che ormai hanno raggiunto una massa critica. svalutare invece la moneta manda in crisi la base meno abbiente della società che è la parte più numerosa. stampare monete parallele ha senso solo se i cittadini le accettano ma questo è impossibile perché i cittadini già oggi non comprano il debito stampato dallo stato pur essendo coperto dalla bce rispetto ai ccf coperti solo dallo stato italiano.
EliminaÈ invece proprio colpa dei meccanismi di funzionamento dell'Eurozona se, a fronte di una crisi di domanda causata dallo scoppio di una bolla finanziaria (della cui formazione, en passant, l'Italia era meno responsabile di USA UK Francia Germania Olanda Spagna Svizzera) dal 2011 si sono adottate politiche procicliche che hanno drammaticamente inasprito e allungato (e l'uscita continua a non vedersi) la crisi.
Eliminanon è affatto vero che l'italia sia meno responsabile della crisi dato che gli stati europei hanno adottato tutti lo stesso "mainstream" economico finanziario iniziato negli 80-90 e quindi non c'è alcuna differenza. la prima vittima in realtà fu il giappone. poi usa ed europa e oggi tocca alla cina. tutti sono caduti per lo stesso motivo.
EliminaAlla bolla finanziaria esplosa nel 2008, le banche italiane hanno contribuito ben poco.
Eliminac'entrava quasi nulla in quella del giappone ma in quella del 2008 avendo già l'euro c'entra enormemente.
EliminaC'entra (l'Italia) nel senso che, purtroppo, ne ha subito le conseguenze. Non nel senso di averla provocata.
Eliminatutti l'hanno provocata. dare la colpa agli altri dimostra la piccolezza dei governi che seguono questa linea e ne pagheranno le conseguenze elettorali. la grandezza di un popolo o gruppo di popoli sta proprio nel prendersi le responsabilità degli eventi. e dimostrare di saper trovare la soluzione.
EliminaNon è una questione di dare la colpa a nessuno in particolare, ma solo di essere oggettivi. È un fatto che, tra i sistemi bancari dei principali paesi, quelli che meno di tutti si è cimentato nelle operazioni di finanza speculativa e creativa che hanno portato alla crisi del 2008 e' stato quello italiano. Quanto a trovare le soluzioni appropriate, è appunto l'argomento a cui è dedicato questo blog...
Eliminama la crisi non parte dal sistema bancario. ma da quello finanziario speculativo a breve termine. un mondo parallelo a breve termine che combatte il lungo termine per salvare se stesso, lungo termine contro cui anche Keynes si batteva. ma l'economia reale si basa necessariamente su investimenti a lungo termine mentre la finanza speculativa regge solo se rimane breve e liquida. ecco perché anche voi avete costruito una moneta parallela al mondo già parallelo. perché si è innescata una escalation che influenza le vostre scelte senza rendervene conto. anche voi cadrete nella trappola dei ccf 2-3-4-5 e via discorrendo nel tentativo utopistico di fermare l'escalation del breve termine senza mai vedere i soldi arrivare appunto alla vostra economia reale. i ccf gratis neanche la lehman brothers li aveva inventati.
EliminaBONI FATE I BONI E BRAVO A CATTANEO PER L'IMPEGNO NELLA SUA BATTAGLIA.
RispondiElimina:) Buon post-Ferragosto ;)
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
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