I sostenitori della “moneta sana” si scagliano costantemente contro la moneta di Stato perché è “manipolabile dai politici” nonché “imposta con la violenza”.
Tra loro si annovera un consistente numero di nostalgici del gold standard o (versione aggiornata dello stesso concetto) di entusiasti del bitcoin.
Mi pare opportuno ricordare ai monetasanisti che nessuna autorità pubblica impedisce di stipulare contratti denominati in moneta non di Stato. Niente vieta di firmare contratti, anche di lavoro o di collaborazione professionale, da regolare in bitcoin, in lingotti d’oro o in barili di petrolio.
In pratica non succede quasi mai, ma non a causa di una qualche ”imposizione violenta”. E’ che utilizzare in modo massiccio una moneta diversa da quella statale è estremamente poco pratico.
Per le esigenze di funzionamento di un’economia
moderna, l’utilizzo di una moneta statale è in pratica indispensabile. Alla
moneta statale si possono tranquillamente affiancare strumenti di scambi
alternativi (personalmente sono un grande ammiratore del WIR e del Sardex): ma
in funzione complementare, non sostitutiva.
Dan: Ci sono molti motivi per togliere la moneta a Cesare. Dipende a chi la si consegna.
RispondiEliminaDan: Ci sono molti motivi per togliere la moneta a Cesare. Dipende a chi la si consegna.
RispondiEliminaSe la togli a un'istituzione democratica, la consegni a qualcosa di non democratico.
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