martedì 24 dicembre 2013

La riforma morbida del sistema monetario europeo

Slides per futuri convegni (prima bozza)





Che cosa non funziona nell’attuale sistema monetario europeo
 
 
Manca un meccanismo di aggiustamento delle differenze di competitività

I paesi più competitivi accumulano surplus commerciali e crediti finanziari, gli altri deficit e debiti.

Manca uno stabilizzatore, quale in passato erano i cambi flessibili.

L’austerità azzera i deficit commerciali dei paesi meno competitivi ma li manda in depressione economica.

 

Le politiche monetarie non supportano le azioni anticicliche necessarie quando l’economia cade in depressione

A seguito di una crisi finanziaria (Lehman 2008) tutte le economie occidentali hanno subito una pesante caduta della domanda. Un recupero in tempi ragionevoli richiedeva una forte azione pubblica di sostegno.

Ma nell’Eurozona dopo il 2009 in poi queste azioni si sono bloccate perché servivano molto più al Sud che al Nord, e i “settentrionali” non volevano emettere moneta per finanziare il sostegno della domanda, e neanche che il Sud espandesse i deficit pubblici.

 

I debiti pubblici sono diventati debiti in moneta straniera

Quindi hanno un rischio di default, che il debito pubblico denominato in moneta sovrana non ha.

USA, UK e Giappone hanno potuto aumentare deficit e debito pubblico e i tassi sono rimasti sostanzialmente a zero.






“Diamo una spallata” ? le difficoltà del break-up
 


I paesi settentrionali dell’eurozona subiscono un’immediata perdita di competitività.

 

I creditori subiscono una perdita di valore.

 

Timori dei risparmiatori italiani per la perdita di valore di titoli e depositi bancari.

 

Timori delle categorie a reddito fisso per la perdita di valore di retribuzioni e pensioni.

 

Quindi necessità di indicizzazioni: timori di spirale prezzi-salari.

 

Timori per la stabilità del sistema bancario (bank-runs).

 

Confusione e contenziosi legali in seguito alle ridenominazione di crediti e debiti, possibili insolvenze di banche e aziende.

 

 

===> Molti di questi timori sono più psicologici che reali ma…

 

…sicuramente il break-up è un processo fattibile ma complicato.

 

Molto difficile ottenere un ampio consenso di pubblica opinione.

 

Forti interessi costituiti sono violentemente contrari.







La riforma morbida (CCF e Mosler Bonds): c’è una porta aperta sul retro

 

Riappropriarsi del potere di emettere moneta.

 

Certificati di Credito Fiscale: moneta a impiego differito, utilizzabile due anni dopo l’assegnazione per pagare tasse e ogni altra obbligazione finanziaria nei confronti della pubblica amministrazione.

 

Assegnazioni annue per 200 miliardi circa ad aziende, lavoratori e finanziamento di spesa pubblica.

 

Quota assegnata ad aziende (circa 80) abbassa il costo del lavoro effettivo e riallinea la competitività italiana a quella tedesca.

 

Riavvio immediato di domanda e crescita, recupero del pieno impiego in pochi anni.

 

Nel frattempo, non si emettono più titoli di debito pubblico ma Mosler Bonds.

 

Mosler Bonds = Tax-Backed Bonds: titoli che alla scadenza sono utilizzabili per pagamenti verso lo Stato.

 

I Mosler Bonds per definizione NON hanno rischio di default (non sono, in effetti, debito pubblico, ma una forma di moneta – come i CCF).

 

Rapida riduzione del debito pubblico italiano a rischio di default (cioè del debito che è effettivamente tale) ===> a ritmo anche più accelerato di quanto previsto dal fiscal compact.






La riforma morbida: operativamente e politicamente molto più agevole del break-up

 

Non c’è bisogno di agire di sorpresa.

 

Nessuna conversione valutaria di crediti, debiti, contratti, retribuzioni, pensioni.

 

Nessuna incompatibilità con i trattati.

 

Va attuata senza farne mistero, ma senza chiedere “autorizzazioni” a nessuno.

 

Ogni stato in difficoltà dell’eurozona può applicarla in misura e con caratteristiche adattate al suo contesto specifico.










 


Marco Cattaneo / Giovanni Zibordi

“Una soluzione per l’euro: gli strumenti per rimettere in moto l’economia italiana”

Prefazione di Warren Mosler

Introduzione di Biagio Bossone

In pubblicazione presso Hoepli Editore, 2014

15 commenti:

  1. Mauro Poggi: Marco, capisco la proposta come soluzione a breve, ma sul medio lungo termine come viene risolto il problema strutturale di una moneta unica che per certi paesi (periferia) è troppo forte e per altri è troppo debole (core), rendendo questi di fatto più competitivi?
    Un altro punto: l'assegnazione a imprese e lavoratori di una quota dei CCF, non si configura come i sussidi espressamente vietati dai trattati?

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    1. Si risolve perché le assegnazioni annue di CCF sono destinate, per una parte significativa (circa 80 miliardi all'anno) alle aziende per ridurre il carico fiscale effettivo sul lavoro (le assegnazioni sono commisurate al costo del lavoro, in misura proporzionalmente maggiore per i redditi bassi e medio-bassi). Questo equivale è ridurre di quasi il 20% il costo del lavoro per unità di prodotto delle aziende italiane. Ed è un risultato analogo a quello che si otterrebbe con una svalutazione.
      Non è un sussidio, è una riduzione di carico fiscale: ed è compatibile con i trattati - prova ne è che oggi tutti parlano di ridurre il cuneo fiscale. Solo che se ci si muove nell'ambito dei vincoli attuali (il 3% deficit / PIL) le riduzioni che possono essere attuate sono minime e per di più devono essere compensate da tagli o incrementi di altre forme di tassazione - il beneficio totale finisce quindi per essere irrilevante.

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  2. Tiberio Parziale: Ok ma l'emissione di titoli obbligazionari pubblici, ancorché spendibili in circolarità, necessiterebbe di un prestatore di ultima istanza, altrimenti ricadiamo nella trappola dell'euro. Servirebbe forse una banca pubblica tipo KFW presso la quale, all'occorrenza, andare a scontare tali titoli.

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    1. Non è indispensabile perché il "prestatore di ultima istanza" è lo stato che li accetta entro un periodo di tempo breve (due anni) in pagamento delle tasse. Fermo restando che un'organizzazione sul modello KfW se ben impostata sarebbe un'idea più che valida.

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  3. Tiberio Parziale: Se io sono un creditore della P.A. e ricevo dallo Stato un "CCF", non è che posso tenerlo 2 anni nel cassetto prima di incassarlo; cercherò di versarlo in banca o di spenderlo per pagare i miei subfornitori 1 minuto dopo averlo ricevuto e se questi, per qualsiasi motivo non me lo accettano (non li posso obbligare con la pistola...) devo sapere di poter contare su qualcuno che sicuramente me lo monetizza (meglio se a tasso agevolato). Inoltre, se non si vuole il break-up queste emissioni devono sostituirsi e non sommarsi alle aste titoli ufficiali, altrimenti l'Europa considererà sforato il tetto del 3% di deficit. Anche così, però, andrebbe bene perché, almeno nel caso dei "CCF", si andrebbe ad azzerare l'interesse passivo; il problema con una simile monetizzazione "soft" del debito sarebbe la drastica riduzione di leva finanziaria... motivo di più per mediare l'operazione attraverso una nostra KFW.

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    1. Certo che nessuno può essere obbligato con una pistola, ma non ha senso pensare che un titolo che è a tutti gli effetti un equivalente della moneta (sia pure con utilizzabilità differita) non sia convertibile in euro: è solo un problema di discount, che sarà basato su uno sconto finanziario poco differente da quello applicabile a un BOT a due anni. Quanto alla UE, ribadisco: non si vanno a chiedere autorizzazioni, si introducono CCF e Mosler Bonds. Stop. L'unica legittima preoccupazione della UE riguarda la solvibilità del debito pubblico italiano, e questa riforma la MIGLIORA, e grandemente.

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  4. Mi chiedevo cosa succederebbe se lo Stato introducesse una nuova tassa denominata in CCF (non di euro) da pagare a fine anno, e poi nel corso dell'anno immettesse anticipatamente CCF nel sistema (anche per un'entità maggiore della tassa (in deficit)), finanziando così (in CCF) la riduzione del cuneo e il reddito di cittadinanza ?

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    1. Spunto da approfondire... se la tassa denominata in CCF fosse da pagare entro l'anno cambierebbe poco (mi sembra) rispetto a una tassa da pagarsi in euro, a fronte della quale di riduce il cuneo e/o si introduce il reddito di cittadinanza. Sarebbe una riallocazione, non un'espansione delle risorse disponibili: quindi di limitata utilità, perché risulterebbe evidente che a fronte di più potere d'acquisto immesso nel sistema, lo stato in tempi molto rapidi se lo riprenderebbe.
      Ma se la tassa da corrispondere in CCF fosse da pagarsi in un futuro non troppo ravvicinato (almeno due o tre anni, a mio parere) l'effetto espansivo sulla domanda, mi viene da dire, invece ci sarebbe. Prevarrebbe di gran lunga l'effetto di disporre subito di risorse monetizzabili, rispetto al "freno" psicologico prodotto da una tassa in più da pagare in un futuro distante (e comunque non a carico degli stessi soggetti che si incentivano oggi).

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  5. Dr. Cattaneo non riesco a vedere le diapositive ...........

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  6. Dr. Cattaneo non riesco a vedere le diapositive ...........

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    1. Mi scuso, non mi sono spiegato... l'articolo E' il testo delle diapositive.

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  7. in un sistema monetario salubre, l'accumulo finanziario abnorme non è consentito ! ..dove c'è accumulo la povertà dilaga ! .... è ora di una grande riflessione fatta di misura e sobrietà.

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  8. in un sistema monetario salubre, l'accumulo finanziario abnorme non è consentito ! ..dove c'è accumulo la povertà dilaga ! .... è ora di una grande riflessione fatta di misura e sobrietà.

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    1. Esiste un problema di equità nella distribuzione di reddito e ricchezza, sicuramente.

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