Non è la prima
volta che ne parlo, ma chiarire gli equivoci non è mai tempo sprecato.
In merito alla Riforma Morbida, al progetto Certificati di Credito Fiscale: non è una via
“violenta”, deflagrante come sarebbe il break-up dell’euro.
Ma questo NON
SIGNIFICA ASSOLUTAMENTE che l’Italia dovrebbe negoziare, né chiedere permessi o
autorizzazioni a qualcuno, prima di intraprenderla.
NON rileva che
cosa ne pensa Bruxelles o che cosa ne pensa Berlino. Anche perché qual è
l’alternativa ? forse che il break-up lo attueremmo “previa autorizzazione o
consenso” di Bruxelles o di Berlino ?
La Riforma
Morbida è morbida perché evita le complicazioni e i possibile danni collaterali
del break-up, ma va attuata PER DECISIONE UNILATERALE dell’Italia (e di
qualsiasi altro paese dell’attuale Eurozona che la intraprenderà).
Alle autorità UE
ci si limiterà a dire (DOPO aver introdotto i CCF, e per educazione, non perché
sia dovuto) quanto segue.
“Cari amici,
l’architettura dell’Eurozona – MES, Fiscal Compact, unione bancaria, six pack, il
limite 3% deficit pubblico / PIL) – ha una finalità: evitare il rischio di
tensioni e di default sui debiti pubblici dei vari stati, che mettano in
difficoltà i sistemi bancari dei singoli paesi e richiedano l’intervento dei
partner UE per evitare crisi finanziarie.
Bene. La
finalità è condivisibile. Ma i mezzi utilizzati non funzionano. Le politiche di
austerità imposte agli stati in difficoltà hanno penalizzato PIL e occupazione
e PEGGIORATO, non migliorato, i dati di finanza pubblica. E’ inutile dire che
il keynesismo non funziona: il keynesismo si è rivelato totalmente corretto.
I Certificati di
Credito Fiscale sono uno strumento finanziario CHE NON COMPORTA ALCUN RISCHIO
DI DEFAULT (perché lo stato italiano non assume impegni di rimborso ma solo di
accettazione dei CCF a fronte di imposte o altri impegni finanziari futuri nei
suoi confronti). I partner UE non hanno ASSOLUTAMENTE TITOLO A DIRE NULLA al
riguardo. Si tratta di modalità di gestione INTERNE all’economia italiana.
Manteniamo pure
in essere, se volete, i limiti deficit pubblico / PIL e gli impegni di
riduzione del debito pubblico (sempre in rapporto al PIL) previsti dal fiscal
compact. Ma questi parametri possono essere interpretati SOLO COME RIFERITI a
deficit e debito IN EURO. I CCF non entrano nel computo, perché non sono debito
e perché (di conseguenza) NON ESISTE UN RISCHIO DI DEFAULT SUI CCF.
La Riforma
Morbida non solo è compatibile con i limiti di bilancio concordati con i
partner dell’Eurozona ma in realtà è la VIA PER RISPETTARLI.
Se tutto questo
vi convince (come dovrebbe) cari partner UE, bene. Ma noi su questa strada GIA’
CI SIAMO INCAMMINATI.”
Io aggiungerei, visto che del tempo dalla pubblicazione del presente post, che essendo in corso di perfezionamento l'ipotesi di Brunello sulle carte di credito fiscale (credo di aver già detto che brunello le definisce di debito forse perchè le guarda dal punto di vista dell' ente che le emette) si può gia configurare, vista l'intera tracciabilità dello strumento elettronico, una economia che, meramente dal punto di vista contabile, può essere considerata a parte e della quale si possono considerare i risultati quasi in tempo reale. Bravo Brunello! Io poi la userei per il reddito minimo, ma anche questo mi pare di averlo già detto :-)
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