I Certificati di
Credito Fiscale: quasi una moneta, ma non proprio
I CCF sono un
diritto patrimoniale negoziabile e trasferibile, che consente al possessore, a
partire da una certa data futura (ad esempio, due anni dall’emissione) di
compensare (cioè non effettuare) pagamenti altrimenti dovuti alla pubblica
amministrazione dello Stato emittente.
Il possessore
può vendere i CCF (ottenendo euro) sul mercato finanziario.
Un CCF
utilizzabile per l’importo di 1.000 euro tra due anni avrà un valore di poco
inferiore al facciale (la differenza è qualche punto percentuale di attualizzazione).
Non c’è
necessità che i CCF circolino sotto forma di monete e di banconote.
Molto utile,
comunque, che si diffondano transazioni direttamente regolate in CCF, anche
sotto forma di sistema di pagamento elettronici.
Che cosa si
ottiene introducendo i CCF
La proposta è di
assegnare gratuitamente CCF a una serie di soggetti.
Ai lavoratori,
sia dipendenti che autonomi, per incrementare il loro reddito disponibile e il
loro potere d’acquisto.
Alle aziende, in
funzione dei costi di lavoro sostenuti. Il costo lordo del lavoro quindi
diminuisce, senza deflazionare le retribuzioni.
Lo stato può
inoltre emettere CCF per finanziare altri interventi di espansione della
domanda – spesa sociale, investimenti di pubblica utilità, ecc.
Lo stato emittente
ottiene, in contemporanea
UNO, incremento
della domanda interna.
DUE,
miglioramento della competitività delle aziende.
===>
Espansione di PIL e occupazione, senza creare squilibri ai saldi commerciali
esteri.
I CCF non sono
né debito né moneta legale
Non sono debito
perché lo stato emittente non dovrà mai, sotto nessuna circostanza,
rimborsare neanche un euro al possessore di un CCF.
Non sono moneta
legale perché non c’è nessun obbligo di accettarli a fronte di un impegno
finanziario contratto in euro: non confliggono quindi con il monopolio di
emissione della BCE.
L’unico soggetto
impegnato ad accettarli, su base volontaria e a partire da una data futura, è
lo stato emittente – a fronte di tasse, imposte, contributi ecc.
L’accettazione da
parte dello stato emittente attribuisce valore ai CCF.
I principi di
applicazione dei CCF
Naturalmente, i
CCF non vanno emessi in quantità illimitata.
Il programma di
emissione deve (e può) rispettare una serie di obiettivi:
Riassorbimento
dell’output gap e della disoccupazione prodotta dalla crisi, dal 2008 in poi.
Inflazione
tendenziale che risale verso il 2%.
Evitare la
formazione di deficit commerciali esteri.
Inoltre è
possibili strutturare il programma CCF in modo che lo stato emittente:
In ogni anno,
abbia un saldo zero tra pagamenti in euro e incassi in euro.
Diminuisca con
regolarità il rapporto debito pubblico / PIL, fino al 60% richiesto dal Fiscal
Compact.
Ricordare: i CCF
non sono debito.
Non esiste
nessuna fattispecie, né in pratica né in teoria, in cui lo stato emittente dei
CCF possa essere costretto ad andare in default sull’impegno assunto, proprio
in quanto è un impegno di accettazione e non di rimborso.
Possibili
modalità di applicazione dei CCF: caso Italia
2016
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2017
|
2018
|
2019
|
2020
| ||||
Assegnazioni di CCF - mld
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90
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150
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200
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200
|
200
| |
Utilizzi di CCF
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|
|
|
|
90
|
150
|
200
|
Il programma di
assegnazioni prevede un incremento graduale nel corso di un triennio, fino a un
massimo di 200 miliardi annui.
Va ricordato che
in termini reali, il PIL italiano 2015 è inferiore del 9% ai livelli del 2007,
e del 19% rispetto a quanto si sarebbe raggiunto con una crescita dell’1%
annuo. Questo ammanco di PIL corrisponde a circa 300 miliardi.
Gli utilizzi
sono sfalsati di due anni rispetto alle assegnazioni, per permettere
all’economia di recuperare livelli più alti di PIL e di entrate fiscali
compensative.
% approssimative di assegnazioni CCF
| |||
Ai lavoratori
|
|
|
35%
|
Alle aziende
|
40%
| ||
Ad altri interventi
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25%
|
A regime, le assegnazioni
ai lavoratori consentono di integrare con 240 euro in CCF una busta paga da
1.200 euro mensili.
Nello stesso
tempo, le assegnazioni alle aziende corrispondono a una riduzione del 18% del
loro costo del lavoro lordo.
Effetti previsti dall’applicazione dei
CCF: caso Italia
Previsioni
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Senza
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Con
|
Con moltiplicatore
| ||
Moltiplicatore
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1,30
|
|
CCF
|
CCF
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0,70
| ||
Crescita media PIL reale, 2016-2020
|
1,1%
|
3,8%
|
2,4%
| ||||
Disoccupaz. 2020
|
|
|
12,5%
|
5,5%
|
9,0%
| ||
Deficit (-) / surplus (+) pubblico medio, 2016-2020 - % su PIL
|
-0,9%
|
1,8%
|
-0,9%
| ||||
Debito pubblico 2020 - % su PIL
|
|
127,6%
|
91,9%
|
111,1%
| |||
Surplus partite correnti medio, 2016-2020
|
3,9%
|
1,9%
|
3,5%
|
Con moltiplicatore
(crescita PIL reale conseguente all’emissione di un determinato ammontare di
CCF) di 1,30 si ottengono:
Una forte
ripresa del PIL.
Il
riassorbimento della disoccupazione causata dalla crisi.
Un netto
miglioramento dei saldi di finanza pubblica (deficit e debito in euro).
La stima di 1,30
è in linea con recenti ipotesi formulate tra gli altri da Olivier Blanchard,
capo economista del FMI, ed è probabilmente prudenziale (il moltiplicatore
tende a essere particolarmente alto quando un’economia risale da condizioni di
domanda fortemente depresse, come le attuali).
Effetti
nettamente positivi (significativa ripresa e calo del rapporto debito pubblico
/ PIL, a deficit invariati) si hanno comunque anche con ipotesi molto conservative
in merito al moltiplicatore (0,70).
Clausole di salvaguardia
Attualmente la
UE richiede di compensare con tagli di spesa e tasse eventuali ammanchi
rispetto agli obiettivi di deficit pubblico.
Ma se gli
ammanchi nascono da una congiuntura sfavorevole, queste azioni hanno effetto
prociclico: come dimostra l’esperienza degli ultimi anni, il risultato è di
protrarre e aggravare la crisi, senza peraltro migliorare la situazione
della finanza pubblica.
Nell’ambito di
un programma CCF, le clausole di salvaguardia potrebbero essere attuate con un
ventaglio di interventi, di ben altra flessibilità ed efficacia, e senza
inasprire le difficoltà dell’economia:
Non tagli di
spesa, ma utilizzo di CCF in luogo di euro per sostenere alcuni pagamenti
statali.
Non maggiori
tasse, ma prelievi in euro compensati da erogazioni di CCF.
Collocamenti di
titoli in CCF (tax-backed bonds) al fine di ridurre il debito in euro.
Offerta, su base
volontaria, ai detentori di CCF in scadenza di posporre il loro utilizzo, in
cambio dell’incremento del loro valore facciale (in pratica, riconoscimento di
un interesse pagato in “moneta” fiscale).
Questo ventaglio
di azioni dà ampie garanzie di conseguire, senza effetti recessivi
sull’economia, obiettivi quali:
===> il saldo
zero tra incassi e pagamenti pubblici in euro
===> la
progressiva e costante riduzione del rapporto debito pubblico (da rimborsare in
euro) / PIL, fino al 60%.
non essendoci (nei ccf) riforme per calmierare la fiscalità i mercati speculeranno contro i ccf come accadde alla lira nel 92 dentro lo sme.
RispondiEliminaLa speculazione contra la lira fu possibile perché lo SME prevedeva un cambio fisso, che non era più sostenibile. Speculare contro i CCF e' privo di senso. L'unico impegno che prende lo stato emittente è di accettarli in pagamento delle tasse. E questo impegno e' sempre in grado di rispettarlo.
Eliminaappunto. i cittadini non hanno alcuna fiducia in uno stato che decide a priori di non difendere nemmeno la sua moneta. state mettendo in vendita la sovranità fiscale dell'italia. come lo spiegate ai vostri lettori antieuro?
EliminaStiamo riacquisendo la sovranità fiscale ed economica dell'Italia. Nel 1992 l'Italia non "decise" di non difendere più la propria moneta. Ci fu costretta perché le riserve valutarie erano finite. Stessa cosa accadde a UK, Svezia e Spagna. Se si prendono impegni impossibili da realizzare non si difende nulla e non si è più sovrani di niente. I CCF correggono questa situazione.
Eliminaappunto. quelle riserve qualcun'altro ce le aveva. per non perdere la sovranità fiscale dovrete sganciare i ccf dalle tasse così come la lira uscì dallo sme e così come le monete furono sganciate dall'oro. così come la svizzera ha recentemente sganciato l'euro. l'impegno impossibile lo state prendendo proprio agganciando i ccf alle tasse.
EliminaNon è un impegno impossibile anzi, al contrario, è un impegno il cui adempimento è certo, in quanto giungono a scadenza annualmente 200 miliardi di CCF a fronte di incassi totali lordi del settore pubblico di 800. La possibilità di utilizzare i CCF, per un valore pari al facciale, nell'anno di scadenza è quindi totale.
Eliminadi 600 e non di 800 visto che emettete 200 di ccf. che l'economia cresca di 200 miliardi in più in due anni è un obiettivo impossibile. nessuno investe con una tassazione così alta tranne i finti privati legati allo stato e che quindi scaricano le perdite sullo stato stesso dovendo poi alzare le tasse e svalutando i ccf.
Elimina800 lordi, infatti, si diceva. Ma la crescita ci sarà perché è vero che l'alta tassazione ha effetto dissuasivo su consumi e investimenti, ma introdurre i CCF ha, appunto, l'effetto di ridurre la tassazione effettiva.
Eliminase immetti ccf senza riformare lo stato vanno tutti convertiti in euro e quindi si azzerano e si innesca una bolla. per 200 miliardi emessi di ccf devi dimostrare di rientrare di altri 200 miliardi di tasse rendendo inutili i ccf. ma siccome lo stato che nella vostra proposta non è stato riformato non ci riuscirà ecco che si azzereranno nel loro valore colpiti dalla speculazione. come è giusto che sia per ogni cosa che non ha valore a vantaggio di ciò che ha mantenuto il suo valore.
EliminaAnonimo, non è obbligatoria una laurea in economia per discuterne, ma un po' di logica sì.
RispondiEliminaSeguendo il tuo ragionamento, al massimo, si diminuirebbe il rating dei titoli del debito pubblico, che avrebbe meno garanzie di servizio dalla fiscalità.
Uno riceve i ccf li vende e ottiene? saldi di c/c o moneta contante? Sicuro che ci siano 200 miliardi di € in banconote in Italia?
Azzerarsi???? Ma se li posso usare per pagare tasse future! Sono più sicuri dei BTP e dei Ctz, perché sono intrinsecamente collateralizzati.
Rientrare di 200 miliardi di tasse. Mai sentito parlare di moltiplicatore keynesiano?
Uno può anche essere antikeynesiano (e anche a me Keynes non piace troppo), ma poi deve spiegare da dove viene la disoccupazione, che in un sistema in equilibrio, di tipo neoclassico, non esiste.
I CCF secondo le autorità creano altro debito.
RispondiEliminaNon mi ricordo più come replicano gli studiosi dei CCF.
Lorenzo Zanellato
Molto semplicemente, al di là delle esternazioni delle "autorità" (che non motivano le loro affermazioni), i proponenti del progetto CCF si sono letti trattati e regolamenti: i quali trattati e regolamenti indicano chiarissimamente come e perché i CCF NON SONO DEBITO. Vedi, tra i tanti, il post del 18.4.2018.
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