Nell’ambito di un
futuro Eurosistema che preveda l’introduzione di Certificati di Credito Fiscale
(CCF) in ogni paese caratterizzato da carenze di domanda aggregata e di
competitività, è possibile definire un sistema di clausole di salvaguardia
enormemente più efficaci di quelle oggi applicate dall’Unione Europea.
Attualmente,
infatti, la UE richiede di compensare con tagli di spesa pubblica o incrementi
di tassazione eventuali ammanchi rispetto agli obiettivi di finanza pubblica.
Ma se gli ammanchi
nascono da una congiuntura sfavorevole, queste azioni hanno effetto prociclico:
come dimostra l’esperienza degli ultimi anni, il risultato è di protrarre e
aggravare la crisi, senza peraltro migliorare la situazione della finanza
pubblica.
All'interno di un
programma CCF, le clausole di salvaguardia potrebbero essere attuate con un
ventaglio di interventi di ben altra flessibilità ed efficacia, che non
inasprirebbero le difficoltà dell’economia:
Non tagli di
spesa, ma utilizzo di CCF in luogo di euro per sostenere alcuni pagamenti
statali.
Non maggiori
tasse, ma prelievi di euro compensati da erogazioni di CCF.
Collocamenti di
titoli denominati in CCF (tax-backed bonds) al fine di ridurre il debito in
euro.
Offerta, su base
volontaria, ai detentori di CCF di posporne l’utilizzo, in cambio
dell’incremento del loro valore facciale (in pratica, riconoscendo un interesse
pagato in “moneta” fiscale).
Questo ventaglio di
azioni dà ampie garanzie che ogni paese sia in grado di conseguire, in ogni
singolo anno, determinati obiettivi di finanza pubblica, quali per esempio:
Il rispetto del
limite del 3% del PIL per il saldo tra esborsi e incassi del settore pubblico
(effettuati in euro).
La graduale
riduzione, per esempio fino al 60% nel corso di vent’anni (come da obiettivi
del Fiscal Compact) del rapporto tra debito pubblico (da rimborsare in euro) e
PIL.
Va anche
sottolineato quali sarebbero le conseguenze di un impiego molto accentuato di
questi interventi, causato di situazioni congiunturali particolarmente
sfavorevoli, o da limiti strutturali delle economie di singoli paesi, o anche
da errori gestionali delle loro classi dirigenti.
Il risultato
sarebbe un cumulo di emissioni di CCF così accentuato da renderli predominanti
rispetto alla circolazione di euro in quello specifico paese. L’inflazione di
CCF ne abbasserebbe il valore (rispetto all’euro) e i CCF nazionali
diventerebbero la moneta circolante principale. In pratica, si
creerebbero le condizioni per un’uscita graduale e morbida, per sostituzione e
senza rotture, dall’Eurosistema.
se lo scopo è l'uscita graduale allora proponete le lire, a che servono i ccf? sia i ccf e sia le lire infatti violano i trattati e quindi se uno deve violarli tanto vale violarli tornando alle lire e non ai ccf. oppure ad un euro nazionale.
RispondiEliminaI CCF non violano nessun trattato, ma a parte quello l'uscita in questo caso è eventuale e morbida. Quello che si vuole evitare è una rottura deflagrante. Vedi ad esempio il post del 31.10.2013.
Eliminal'italia ha firmato trattai in cui la moneta ufficiale è appunto l'euro. non può farsi pagare le tasse in altra moneta. può anche non piacere ma non si può negare.
EliminaE dove sta scritto ? le tasse uno stato se le fa pagare come gli pare. Anche in natura o in servizi. Tecnicamente, peraltro, i CCF non sono utilizzati per pagare tasse, ma per ottenere una riduzione di obbligazioni finanziarie (di qualsiasi tipo: non solo tasse o imposte ma anche contributi, tariffe, sanzioni, ecc.) altrimenti dovute nei confronti del settore pubblico.
Eliminapurtroppo devono essere pagate in euro che è appunto moneta ufficiale. non si possono usare neanche dollari o yuan. i pagamenti in natura sono pignoramenti e non pagamenti. riguardo al fatto che i ccf funzionino da credito di imposta non significa che lo stato non debba farsi pagare le tasse in euro ma che perderà il corrispondente valore in euro che dovrà riprendere rialzando le tasse.
EliminaLa sovranità fiscale non ha subito alcuna limitazione, quindi ogni stato decide che cosa accettare in pagamento. Sul secondo punto, quella che non è vera è l'ultima frase: non c'è bisogno di "riprendere il corrispondente valore in euro pagando le tasse" perchè i CCF sono un'attività patrimoniale, quindi un arricchimento per chi li riceve, stimolano PIL e occupazione e creano gettito fiscale più che compensativo. E se così non fosse, ci sono le clausole di salvaguardia: vedi articolo.
Eliminagli stati di comune accordo hanno deciso che la moneta ufficiale va usata per le obbligazioni fiscali. la sovranità fiscale riguarda come e cosa tassare ma non la moneta da accettare. l'italia dovrebbe quindi avere il permesso degli altri paesi in seno all'eurogruppo e se non lo ottiene dovrebbe uscirne pagandone le conseguenze sui mercati.
Eliminanon sono tanto le clausole il problema bensì la mancanza di fiducia nell'intromissione di una moneta parallela. perché investire e consumare se i governanti un giorno elogiano l'euro e il giorno dopo stampano ccf? e domani cosa faranno? tutto si ferma. la mancanza di fiducia porta sempre ad un blocco dell'economia come avete visto in grecia.
La moneta ufficiale si usa per le obbligazioni fiscali ? Non sta scritto da nessuna parte, ma comunque le obbligazioni fiscali si continueranno a pagare - nella misura in cui si pagano - in euro. I CCF danno diritto a uno sgravio, quindi NON si usano per pagare, ma per pagare di meno ! Ovviamente è sempre possibile concedere sgravi, e ovviamente nulla vieta di rendere lo sgravio negoziabile e trasferibile. Quanto alla Grecia, l'economia non è collassata per una "crisi di fiducia", ma perché è stato distrutto il potere d'acquisto di aziende e cittadini...
Eliminasta scritto nelle leggi dello stato italiano che ha accettato l'euro come moneta ufficiale. pretende solo euro per i pagamenti verso se stesso.
Eliminai ccf non sono moneta legale e voi stessi non la proponete come moneta legale che rimarrà appunto l'euro. non a caso la chiamate quasi-moneta.
se i ccf sono usati per pagare di meno ciò non toglie che devi dare euro allo stato. magari di meno ma sempre euro. sarà quindi lo stato a sobbarcarsi il rischio dei ccf quindi o farà default o dovrà aumentare le tasse o decretare un contributo straordinario.
Rilegga la risposta precedente, please :) ... E già che c'è anche il post del 1.3.2015.
Eliminasarebbe il caso che rileggiate voi. non si può stampare nulla né realmente né elettronicamente. se volete lo sgravio fiscale ci deve essere il parere europeo o lo spread toglierà all'italia lo stesso importo delle tasse tagliate.
EliminaI BUROCRATI HANNO PENSATO A TUTTO
RispondiEliminama i burocrati sono stati applauditi con champagne e feste quando costruirono l'europa in questo modo e non in un altro. il popolo non può dire di non essere responsabile.
RispondiEliminaIo non ho mai applaudito nessuno, e che ci fosse tutto questo consenso popolare non è dimostrabile, visto che quando al popolo si è chiesto qualcosa (vedi referendum sulla costituzione UE in Francia e in Olanda, e sull'adesione all'euro in Svezia e in Danimarca) si è spesso e volentieri pronunciato contro.
EliminaMa il punto non è neanche questo. Se si è accettata, per entusiasmo o per inerzia poco importa, una cosa che poi si rivela sbagliata, si cambia. No ?
è stata chiesta una cosa assurda affinché fosse appunto rifiutata per motivi che capite da soli. non si è accettata una cosa che si è rivelata sbagliata ma è stato impedito che quella cosa andasse avanti verso una reale unificazione che i paesi poveri hanno interesse ad ottenere mentre quelli ricchi no e la stessa differenza è tra elite ricche e povere all'interno di uno stesso paese ovviamente.
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