Gli economisti
di matrice keynesiana considerano, ovviamente, l’adozione di politiche fiscali
espansive come un passaggio necessario per superare la crisi. Nello stesso
tempo, sono anche consapevoli che esiste un problema di scompensi di
competitività all’interno dell’Eurozona.
Il costo del
lavoro per unità di prodotto è più basso nell’area ex marco rispetto all’Eurozona
mediterranea: l’espansione fiscale si deve accompagnare, quindi, all’introduzione
di un meccanismo riequilibratore, per evitare la formazione (o il
peggioramento) di squilibri nei saldi commerciali.
Un possibile
meccanismo è la spaccatura dell’euro, con rivalutazione del “nuovo marco”
rispetto alle monete sud europee. Questo richiede l’accettazione di un processo
di breakup, che molti, tuttavia, vorrebbero evitare. Qualcuno perché coltiva
ancora speranze (illusioni …?) sulla possibilità che l’unione monetaria si
evolva in un’unione politica. Altri semplicemente perché temono la complessità
e le conseguenze impreviste del breakup.
Un meccanismo
alternativo che viene spesso proposto è la “reflazione tedesca”: una robusta
azione espansiva della domanda interna effettuata dalla Germania, che
ridurrebbe l’attuale enorme surplus commerciale (8% del PIL nel 2015) e
aumenterebbe salari e prezzi interni.
Ora, la
reflazione tedesca si può anche auspicarla: ma le probabilità che avvenga - che
la Germania metta in atto politiche orientate alla
diminuzione della sua competitività – sono infinitesimali.
D’altra parte, è
falso che la reflazione tedesca sia una condizione imprescindibile per il successo dell’operazione. Se
i paesi sud-eurozonici hanno la possibilità di attuare manovre espansive (incrementi
di spesa e diminuzione di imposizione fiscale), una parte della riduzione di
fiscalità può essere rivolta a un robusto e permanente abbassamento degli oneri
tributari e contributivi che oggi gravano sulle produzioni domestiche.
In particolare,
il cuneo fiscale (e quindi il costo del lavoro lordo, a parità di retribuzione
netta) può essere ridotto in misura consistente.
Questo è il
motivo per cui in tutte le versioni proposte, il progetto Certificati di
Credito Fiscale ha sempre previsto che una parte significativa delle
assegnazioni di CCF vada alle aziende, in funzione principalmente dei costi
di lavoro sostenuti, e magari privilegiando i settori maggiormente esposti alla
concorrenza internazionale. Vedi per esempio il punto 9, qui.
E se la BCE attua
un’azione di Helicopter Money, distribuendo moneta ai cittadini per incentivare
la spesa, come si sta ultimamente, con crescente insistenza, ipotizzando ?
La conseguente
crescita di PIL produrrà un innalzamento del gettito fiscale, che può essere
utilizzato dai governi, nella misura necessaria, per ridurre la fiscalità e il
carico contributivo su lavoro e produzioni domestiche. Anche in questo caso,
esiste una via fiscale al riequilibrio di competitività.
La reflazione
tedesca, come anche la creazione di un vasto sistema di trasferimenti
finanziari intra-eurozona, rientra nel novero delle possibilità che si possono
analizzare sul piano concettuale, ma che hanno probabilità di attuazione
sostanzialmente pari a zero. Per fortuna – ma va chiarito e ribadito – nessuna delle
due è indispensabile per superare le gravissime disfunzioni dell’attuale
Eurosistema.
Caro Dott. Cattaneo
RispondiEliminaho appena letto questo articolo su "scenari economici" e sono letteralmente saltato dalla sedia. (Sempre che non sia una bufala..ma non credo )
http://scenarieconomici.it/clamoroso-bce-pronti-a-dare-denaro-direttamente-ai-cittadini/
Ulteriore conferma che i CCF sono la strada giusta.
Buona Pasqua .
Shardan
Non è una bufala. Naturalmente affermare che è possibile non significa che sono pronti a farlo subito. Ma che avvenga tra non tantissimi mesi non mi stupirebbe, e in effetti l'avevo anche scritto...
EliminaAuguri !