venerdì 15 luglio 2016

Una riflessione su David Cameron

L’ormai ex primo ministro del Regno Unito ha lasciato Downing Street, passando le consegne a Theresa May. Nelle ultime settimane, dopo il fatale referendum del 24 giugno per intenderci, è stato fatto oggetto di parecchie accuse di insipienza politica, per non dire di stupidità tout court.

Le accuse provengono principalmente da chi sperava nel successo del Remain. Chi l’ha fatto fare a Cameron di lanciare un referendum ? chi lo obbligava ? non voleva lasciare la UE, perché si è preso questo rischio – che implicava anche la possibile fine della sua carriera politica ?

La spiegazione in effetti mi pare molto semplice, forse troppo per riuscire credibile ai tanti dietrologi in servizio permanente effettivo. Ma a me suona totalmente plausibile.

Alle elezioni politiche del 2015, Cameron si è presentato come leader di un partito conservatore inglese a forte rischio di frantumazione. L’antieuropeista UKIP di Nigel Farage aveva ottenuto il 25% dei suffragi alle elezioni per il parlamento europeo dell’anno precedente – non tutti, ma in gran parte voti sottratti ai conservatori.

Cameron ha scelto una piattaforma di programma finalizzata a ricompattare il suo partito. Si è dichiarato favorevole a rimanere nella UE, ma si è impegnato nello stesso tempo a rinegoziare condizioni meno restrittive per la permanenza del Regno Unito; e a sottoporre la decisione finale all’elettorato del suo paese.

Non si avrà mai la controprova del fatto che questo impegno sia stato decisivo per vincere le elezioni politiche. La finalità comunque era chiara: riportare nell’alveo conservatore molti voti euroscettici.

Alle politiche del 2015, lo UKIP è sceso all’8% - complice anche, sicuramente, il fatto che il sistema maggioritario uninominale lo penalizza rispetto al proporzionale, con il quale si era votato alle europee. Comunque i conservatori hanno recuperato parecchi di quei voti, hanno vinto le elezioni, e Cameron ha iniziato il suo secondo mandato come capo del governo.

A questo punto ha mantenuto fede al suo impegno, ha tenuto il referendum e l’ha perso.

E’ stato un errore l’impegno assunto nella campagna elettorale 2015 ? nessuno potrà mai affermarlo, o negarlo, con certezza. Non è possibile stabilire se, in assenza dell’impegno al referendum, i conservatori avrebbero vinto quella consultazione.

Ma qualunque cosa si pensi di Cameron, trovo che sia da valutare positivamente – anche perché non esattamente scontata per un politico – la sua coerenza.


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