Il dato
preliminare sulla variazione di PIL reale italiano nel secondo trimestre 2016
ha evidenziato uno sconfortante zero. Le previsioni per l’anno dovranno essere
riviste, per l’ennesima volta, al ribasso, e per l’ennesima volta si dovrà
prendere atto che non è in corso alcuna ripresa degna di questo nome. L’Italia non sta
recuperando il suo pauroso output gap, e non c’è alcuna prospettiva che, in
costanza delle attuali politiche economiche, la situazione possa migliorare.
Vari articoli e
commenti letti negli ultimi giorni, tuttavia, criticano l’azione del governo
sulla base di argomentazioni sbagliate. Spesso si legge che l’errore di Renzi è
stato di aver “sperperato risorse” con iniziative che avrebbero “creato debito
e non crescita”. Prendiamo per
esempio gli 80 euro. Sono costati complessivamente circa dieci miliardi, e il rilancio
di domanda e consumi non si è visto. Uno spreco, quindi ?
Il punto da
chiarire è che tutte le azioni espansive effettuate dal governo Renzi sono
state effettuate in ossequio alla ferrea logica del “saldo zero”. Se do
qualcosa in più all’economia reale da un lato, in altri termini, devo
recuperare con tagli o tasse da qualche altra parte.
E’ il meccanismo
delle “coperture”. Nel momento stesso in cui si cominciavano a erogare gli 80
euro, ad esempio, scattavano azioni compensative – aumenti e anticipazioni di
imposte dirette, incrementi di accise, eccetera – che pareggiavano esattamente
gli importi totali.
Le manovre a
saldo zero evidentemente non sono espansive ma redistributive. Non alimentano
maggiore domanda - da cui segue, se c’è capacità produttiva da rimettere al
lavoro, maggiore produzione e occupazione. Le manovre a saldo zero,
semplicemente, tolgono a qualcuno per dare a qualcun altro.
Se c’è un
effetto positivo, può essere dovuto solo al fatto che si tolgono soldi a
qualcuno che tende a spenderli di meno per darli a qualcun altro li spende in
misura maggiore. Si gioca sulle differenze di propensione alla spesa, in altri
termini: che sono molto difficili da misurare e alla fine tendono, comunque, in
buona parte a elidersi.
Nel caso degli
80 euro, un po’ di effetto netto positivo forse c’è anche stato: chi li ha
ricevuti – lavoratori a basso reddito – probabilmente ha una propensione alla
spesa un po’ più alta di chi ha pagato le maggiori tasse. Ma per importi netti molto
modesti. Inoltre l’impatto
sulla produzione interna dell’espansione netta dei consumi, già di per sé limitato
da questo effetto di elisione, è stata ulteriormente ridotto dalla tendenza ad
alimentare, in parte, maggiori importazioni.
Diverso sarebbe
stato l’effetto di una manovra senza coperture, e, inoltre, parzialmente
rivolta a ottenere (anche) un immediato miglioramento di competitività delle
aziende italiane, mediante una riduzione consistente e permanente del cuneo
fiscale.
Il problema del
governo Renzi non è stato quindi l’aver “speso più soldi senza risultati”, ma l’aver
adottato politiche economiche che pretendono di avviare la ripresa senza
immettere maggiori risorse nette nell’economia.
Prova ne è che
il rapporto deficit pubblico / PIL italiano continua a diminuire, sia pure in
modo molto lento, nonostante l’assenza di crescita economica. Diminuisce non perché
sia stata avviata una ripresa che produce più gettito fiscale, ma perché l’orientamento
netto delle azioni di politica economica continua a essere restrittivo. Pochissimi
decimali di riduzione del rapporto deficit / PIL vengono ottenuti a costo di
mantenere l’economia italiana in condizioni di depressione permanente,
disoccupazione e sottoccupazione altissima, deterioramento continuo del tessuto
produttivo, disagio sociale che continua a salire, sofferenze e incagli del
sistema bancario a livelli inaccettabili, eccetera.
E le ultime
dichiarazioni di vari esponenti governativi non danno indicazioni di inversioni
di atteggiamento. Si parla di “ottenere maggiore flessibilità” dalla UE, ma
questo che significa ? il rapporto deficit pubblico / PIL italiano nel 2015 è
sceso al 2,6% rispetto al precedente 3%. Nel 2016 e nel 2017 erano programmate
ulteriori discese rispettivamente al 2,3% e all’1,8%. La “maggiore flessibilità”
a cui si punta consisterebbe nel continuare a ridurre il deficit, ma più
lentamente. Magari, ad esempio, a 2,4% quest’anno e a 2,2% il prossimo.
In altri
termini: stiamo andando nella direzione sbagliata “però” puntiamo non a invertire
la rotta, ma a rallentarla. Dovrebbe essere chiaro (ma a quanto pare non lo è…) che,
così, dall’obiettivo ci si continua ad allontanare.
Una vera inversione
di percorso, che permetta di avviare, finalmente, una ripresa che si possa
definire tale, richiede di immettere maggiore potere d’acquisto nell’economia. E
si può farlo senza incrementare l’indebitamento pubblico e senza rompere l’euro:
superando gli insostenibili vincoli dell’attuale eurosistema, con l’emissione
di titoli fiscali.
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RispondiEliminaPaolo Canziani: Argomentazione inesatta, Marco. Mentre è vero che le iniziative di Renzi siano state essenzialmente redistributive, è vero anche che ha invocato e ottenuto 'flessibilità' dall'Europa, i.e. deficit spending.
RispondiEliminaDelle 2 l'una
O si ammette che l'austerità è stata deleteria, si denunciano i trattati e si spende (fermo restando che la spesa in deficit, dissennata e continua degli anni 70-2000 è quella che ci ha portati in questa situazione)
Oppure si resta dentro al 'sistema' e si riformano dolorosamente tutte le sacche di inefficienza e le rendite che s'annidano nell'economia italiana. Vaste programme.
In nessun caso si fanno invece le cazzate che ha fatto il Rignanese.
No Paolo perché (vedi articolo) la flessibilità non è maggior deficit RISPETTO ALL'ANNO PRECEDENTE, ma rispetto ALLE PREVISIONI. Invece di fare 2,6%-2,3%-1,8% nel 2015-2016-2017, "scopri" che la crescita non c'è (perché il tentativo di contrarre il deficit con l'economia in pesante sottoccupazione la blocca: la UE rifiuta di ammetterlo ma è così) e quindi prendi atto che gli obiettivi di deficit non sono raggiungibili, accettando un 2,4%-2,2% o qualcosa del genere invece di 2,3%-1,8%. Poi chiami lo 0,1% di variazione 2016 e lo 0,4% per il 2017 "flessibilità" e lasci intendere che ti hanno concesso di spendere soldi in più, ma rispetto all'anno prima sono, invece, COMUNQUE di meno. Stai continuando a frenare, non stai cominciando ad accelerare. Stai solo frenando un po' di meno rispetto a previsioni peraltro insostenibili. E la crescita continuerà a essere zero virgola (se va bene).
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