domenica 12 febbraio 2017

Moneta Fiscale per fasce sociali disagiate

Alcune riflessioni derivanti da scambi di idee con Giuseppe Rizzo e (via twitter) con @Joel_S_Beaumont, che si ricollegano peraltro a confronti da tempo in corso in particolare con Biagio Bossone, Stefano Sylos Labini e, di recente, con Gennaro Zezza.

Il tema è l’erogazione di Moneta Fiscale a persone con bassi livelli di reddito e/o di disponibilità patrimoniali.

Queste persone con ogni probabilità troverebbero difficile operare con titoli, quali i CCF, cedibili contro euro sul mercato finanziario. Per un’azienda o per un individuo abituato a investire in BOT o BTP, disporre di un conto titoli in banca e negoziare i CCF (che sono semplicemente una nuova categoria di titolo di Stato, anche se non hanno natura di debito pubblico) è un passaggio di facile comprensione e di semplice attuazione.

Per le fasce sociali disagiate, con ogni probabilità no. A questi soggetti, potrebbe essere preferibile erogare Moneta Fiscale mediante carte elettroniche (una variante della social card: tra le altre possibilità, si potrebbero adattare a questi fini le tessere sanitarie) o anche in forma cartacea (una variante dei Minibot proposti da Claudio Borghi).

Questo tipo di Moneta Fiscale non sarebbe soggetta a dilazione di utilizzo: in altri termini, permetterebbe di ridurre pagamenti fiscali o di altra natura (comunque dovuti alla pubblica amministrazione) immediatamente a partire dall’erogazione. Non ci sarebbe, quindi, la dilazione di due anni prevista per i CCF.

Molti esercizi commerciali e operatori economici (catene di grande distribuzione, distributori di carburante, erogatori di luce, acqua, gas, gestori di autostrade) accetterebbero indifferentemente euro o Moneta Fiscale, purché la Moneta Fiscale fosse dotata di un tasso d’interesse un po’ più alto rispetto a quello di un conto corrente bancario in euro (oggi, con i tassi attivi bancari a zero, probabilmente basterebbe un 2% circa).

Il tasso d’interesse potrebbe essere corrisposto in Moneta Fiscale o anche in euro.

In poco tempo la diffusione diventerebbe totale o quasi, con accettazione che si estenderebbe anche alle aziende medie e piccole, agli operatori al dettaglio di minore dimensione, ecc.

Chi riceve questa "Moneta Fiscale a utilizzabilità immediata” potrebbe spenderla senza nemmeno chiedersi se sia una cosa diversa dagli euro. Sarebbero, sotto tutti gli aspetti pratici, semplicemente “soldi”.

Le aziende che accetteranno la Moneta Fiscale in pagamento di beni e servizi avranno, (come qualsiasi azienda) flussi costanti di pagamenti verso l’erario: soprattutto per IVA, nonché per imposte e contributi versati anche per conto dei loro dipendenti. Il che rende la Moneta Fiscale un valore molto tangibile e molto sicuro.

Il difetto di questa variante è che non si avrebbe la certezza del differimento di utilizzo, che permette all’economia di generare crescita e gettito prima che la Moneta Fiscale venga utilizzata come sconto. Manca, in altri termini, il differimento garantito per due anni, previsto nel progetto-base CCF.

Tuttavia, il tasso d’interesse più alto (rispetto a un conto bancario o ad altri impieghi a breve termine, quali BOT e CTZ) indurrebbe molti degli operatori a non sfruttare subito la Moneta Fiscale per conseguire gli sconti fiscali, preferendo invece accumulare interessi per un certo periodo di tempo. Si avrebbe quindi comunque un differimento, non necessariamente inferiore (o non di molto), in media, rispetto ai due anni previsti per i CCF.

Se per esempio la Moneta Fiscale erogata nel primo anno del progetto fosse pari a 30 miliardi, di cui 20-25 a utilizzabilità differita e 5-10 a utilizzabilità immediata (ma con interessi, e quindi incentivo a, comunque, differirla) l’equilibrio dei flussi di cassa statali resterebbe ampiamente preservato. 

6 commenti:

  1. Insisto, come detto precedentemente, che l'evoluzione del concetto di Moneta fiscale, sotto le sue varie forme, soffre di una certa timidezza quasi giustificativa al fine di convincere coloro che, pur avendo un QI sufficente per comprenderne le ovvie,positive, conseguenze non vuole applicarla in quanto il suo patto di fedeltà con i promotori del disfacimento della economia, e con essa della società italiana, non è per ora in discussione. Ciò detto la mia umile posizione sui CCf ma più in particolare sulla carta di credito fiscale è che se usati per opere statali, come appunto il riassetto del territorio, o per il pagamento del reddito minimo, non avrebbero nessuna necessità di essere premiati con una più o meno corposa ricompensa in "interessi" in quanto l'offerta di un appalto che altrimenti non sarebbe offerto o l'offerta di una clientela (nel caso del reddito minimo) che attualmente non esiste dal punto di vista della domanda, sarebbero motivi più che sufficienti e più che remunerativi per convincere chiunque ad accettare pagamenti in moneta fiscale. E lo "stato" nel caso di una moneta inevadibile, quale è per sua oggettiva natura la "moneta fiscale" ne trarrebbe immediato vantaggio come rientro fiscale anche grazie alla velocità della circolazione della moneta e dell'inevitabile moltiplicatore del reddito, e con esso delle tasse, che proprio grazie all'aumentata quantità di moneta (essendo la moneta fiscale a tutti gli effetti una moneta) e grazie alla velocità della stessa grazie al fatto che verrebbe utilizzata esclusivamente sul mercato interno, risulterebbe decisamente significativo. Come ho già detto parlando dell'euro, la moneta fiscale non produce effetti secondo le proprie qualità intrinseche( se non in questo caso per il fatto che può essere "stampata" senza i limiti europei) ma solo in virtù di quale sia il governo che la propone ed il parlamento che la convalida.

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    1. Chiarisco meglio il punto già illustrato nel post: la funzione degli interessi non è di far accettare un titolo che altrimenti non lo sarebbe, ma di differire il momento in cui verrà effettivamente utilizzato per conseguire sconti fiscali. In questo modo si evitano scompensi a breve termine negli equilibri di cassa della finanza pubblica, anche nel caso in cui una parte della Moneta Fiscale abbia utilizzabilità immediata e non differita.

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    2. Claudio Nesti: Si Marco su questo punto sfondi una porta aperta avendo io già "fantasticato" in tempi non sospetti sulla carta di credito fiscale per pagare tutto quello che andtrebbe pagato nel mondo del welfare; è che continuo a considerare innecessaria la preoccupazione di vendere i ccf rendendoli appetibili mediante il pagamento di un interesse sui medesimi, manovra indispensabile ed anche parzialmente automatica per i diversi titoli di stato, ma che perde valore per i ccf in quanto la moneta fiscale dovrebbe configurarsi come moneta corrente e la cui appetibilità non dipende dalla scontistica sul suo acquisto ma dalla possibilità di acquisire nuove commesse e/o clientela oggi non disponibili ed al di fuori dei limiti imposti dalla comunità europea, limiti che non possono ricadere se non indirettamente sulla moneta fiscale in quanto sarebbe come pretendere di rendere illeggittimo il credito fiscale così come ora lo conosciamo.

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    3. E' solo un punto tecnico ma importante: se sono utilizzabili subito (e non dopo due anni) hai uno scompenso di cassa (per lo stato) a inizio programma, prima che PIL e gettito siano ripartiti. L'interesse incentiva a differire l'utilizzo ed evita lo scompenso.

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