Dove gli
europeisti sono definiti come coloro i quali coltivano il sogno dell’unità
politica europea.
Gli Stati Uniti
d’Europa possono essere qualcosa di molto bello o qualcosa di per niente bello.
Ogni opinione è a priori legittima, trattandosi di un’istituzione che oggi non
esiste.
Tuttavia, anche
chi ritiene che si tratterebbe di una cosa meravigliosa, dovrebbe (ritengo) avere
chiare in mente quali siano le condizioni politiche minime perché gli Stati
Uniti d’Europa nascano.
E le condizioni
politiche minime consistono nel desiderio, da parte di tutti gli stati membri dell’Unione Europea, di fondersi in un’unica
entità statale. Con un parlamento comune, dotato di effettivi poteri
legislativi, e con un governo centrale comune.
Questo significa totale
cessione di sovranità politica.
Ora, c’è come
minimo uno stato membro della UE – casualmente il più grande per popolazione ed
economia – che non ha mai fatto mistero di quanto segue.
Perché la Germania
entri a far parte degli Stati Uniti d’Europa, occorre una modifica
costituzionale.
La modifica
costituzionale deve essere approvata da un referendum popolare a livello
nazionale.
Ed è peraltro noto
che:
Le probabilità che
un referendum simile venga vinto dai proponenti, in Germania, sono oggi
sostanzialmente pari a zero.
Nel frattempo, la
Corte Costituzionale tedesca ha inequivocabilmente stabilito che gli interessi
nazionali predominano rispetto ai trattati UE. Il che corrisponde a dire che la
Germania si sente perfettamente autorizzata a, e anzi in dovere di, non
rispettarli in caso di conflitto con gli interessi tedeschi.
Dati questi
presupposti, cari amici europeisti, la mia calda raccomandazione è:
Smettete di dire
che certe cose nella UE non funzionano – un esempio a caso: la governance economica dell’Eurozona – ma
che qualsiasi tipo di riforma deve essere “concordata” – per non creare ostacoli al processo di integrazione politica. Perché il processo di
integrazione politica in effetti non è iniziato, e anzi non c’è alcuna certezza
che inizi.
E inoltre: andate
in Germania. A fare che cosa ? a promuovere un movimento di opinione che
convinca la popolazione a votare a favore, in un futuro referendum di modifica
costituzionale che autorizzi a cedere sovranità agli (ipoteticamente nascituri)
Stati Uniti d’Europa.
E che, nel frattempo
e anzi prima ancora (evidentemente è una condizione preliminare) convinca
governo e parlamento tedesco a convocare il referendum.
Quando ci siete
riusciti, tornate qui e diteci che la Germania è pronta a cedere sovranità, e
quindi gli Stati Uniti d’Europa si possono fare – se sono d’accordo anche gli
altri stati membri UE, ovviamente.
Nel frattempo, per
cortesia, prendete atto che la situazione oggi è un’altra: se lo stato di
maggiore dimensione vede la UE come uno strumento
di perseguimento dei propri interessi nazionali, gli altri stati membri
hanno il diritto e anche il dovere di fare lo stesso.
Sempre per fare un
esempio a caso, adottando unilateralmente
un’efficace riforma dell’Eurozona (peraltro compatibile con i trattati). Cosa perfettamente possibile.
GLI STATI UNITI D'EUROPA
RispondiEliminaLE MIE RIFLESSIONI GIURIDICHE( PARTE I )
Gli ipotetici scenari di unificazione europea, sono da tempo oggetto d’intensi dibattiti tra le forze politiche, tra opinion leaders e opinionisti vari.
Chi pensa che l'espressione "Stati Uniti d'Europa"sia nuova dovrà ricredersi perché fu usata da Victor Hugo durante il suo discorso al Congresso di Parigi a metà del secolo XIX; l'anarchico Bakunin disse che era auspicabile per rendere impossibile la guerra civile; stiamo parlando di un ipotesi e di un auspicio che è presente da almeno 150 anni , un periodo (relativamente) molto lungo che la dice lunga su chi vuol far credere che si tratti di una decisione già presa a porte chiuse dopo l'ultimo conflitto mondiale o magari all'interno di qualche panfilo della Corona d'Inghilterra dopo il crollo del muro di Berlino.
Non mi addentrerò negli aspetti storici e politici e men che meno negli aspetti complottistici di certe teorie che circolano sul web, a me interessa soprattutto divulgare i dati di fatto, soprattutto nell'ottica giuridica.
Innanzitutto cosa siamo ora?Gli Stati membri dell'Unione europea hanno in comune la Commissione europea, la Corte di Giustizia e un mercato comune e per alcuni Stati una moneta chiamata Euro; non hanno in comune l'erario o l'esercito; la UE è una libera associazione di Stati sovrani che condividono(si fa per dire) obiettivi comuni; se gli Stati vogliono far parte degli Stati Uniti d'Europa dovrebbero perdere la loro sovranità nazionale e diventare parte di una federazione europea; se per Stati Uniti s’intende la federazione(Gli Stati Uniti d'America ad esempio sono una federazione)dove per federazione s'intende secondo la Treccani una " Unione di Stati caratterizzata dall’attribuzione della personalità giuridica internazionale all’unione" allora il processo di integrazione europea troverebbe dei limiti posti da alcune sentenze della Corte costituzionale; all'interno di quei limiti è pienamente compatibile, secondo il nostro dettato costituzionale.
Le polemiche di questi anni sulla presunta incompatibilità dei Trattati con la nostra Costituzione verte sul trasferimento di funzioni a favore delle istituzioni comunitarie.
Coloro che contestano l'ordinamento comunitario, criticano in modo feroce il venir meno della possibilità di "battere moneta" in modo autonomo e sovrano all'interno del nostro territorio nazionale, come con la vecchia Lira.
I “sovranisti” in particolare contestano la natura giuridica dei Trattati, a loro avviso in aperto contrasto con la funzione sociale e solidale della Costituzione italiana.
In realtà parte della dottrina sosteneva che occorresse modifiche costituzionali per facilitare l'ingresso dell'Italia nell’Unione europea, mentre per lungo tempo(forse per troppo tempo) la copertura costituzionale che autorizzasse legalmente l'Italia a far parte dell'Unione europea fu l'articolo 11 della costituzione; non lo dico io, ma la letteratura giuridica dottrinaria e soprattutto le varie sentenze della Corte costituzionale.
L'unico ancoraggio che servisse da "riconoscimento legale" , dunque, fu questo articolo 11 della nostra carta costituzionale; nel 2001 la riforma costituzionale rinforzerà l'Unione tra Italia e la U.E.; infatti nel titolo V compare l'espressione "Unione europea" e si disciplina il processo di integrazione europeo; tuttavia, il nucleo essenziale dei nostri valori, rimane salvo e ciò in base alle varie pronunce della Corte costituzionale in tal senso.
La U.E. è ormai un'organizzazione consolidata per molti aspetti e in via di evoluzione(per alcuni d’involuzione).
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"L'espressione "Stati Uniti d'Europa"sia nuova dovrà ricredersi perché fu usata da Victor Hugo durante il suo discorso al Congresso di Parigi a metà del secolo XIX; l'anarchico Bakunin disse che era auspicabile per rendere impossibile la guerra civile": per la verità è proprio se gli Stati Uniti d'Europa nascono che si crea il presupposto perché i conflitti tra popolazioni europee siano definibili guerre civili...
Eliminaa me sembra invece che, al netto dei Trattati, spetti alle capacità politiche individuali la gestione delle politiche europee.
EliminaCi sono state delle cessioni? sì!, ma per tutti coloro che fanno parte dell'Euro,chi più e chi meno,ma mai imposto.
Spesso,caro Marco, dimentichiamo che a fronte di cessioni di sovranità,ci sono state acquisizioni di sovranità.
Dipende dall'abilità dei nostri rappresentanti far valere i nostri interessi e se tali interessi sono stati disattesi,mica è colpa dell'Europa cattiva.
Lorenzo Zanellato
Resta però il fatto che federarsi in un'unica entità politica NON elimina il rischio di conflitto...
EliminaFatto sta che la U.E. , oggi, è un " attore " di primo piano nel quadro di un multipolare ordine internazionale da un punto di vista economico per una parte dell'opinione pubblica; mentre dall'altra parte chi nutre dubbi su questa forza politica o addirittura la contesta alla radice, è chiamato euroscettico , nelle sue varie declinazioni nazionali ed ideologiche.
RispondiEliminaMolti sono gli argomenti, talvolta speciosi, a favore di una presunta incompatibilità tra costituzione e trattati; tuttavia non è la convinzione e la passione espressa a favore delle loro ragioni che mi preoccupa e nemmeno che tali considerazioni siano espresse da alcuni giuristi di primo piano.
Ciò che temo è la loro pretesa di oggettività, è la loro presunzione di ritenere valida la loro unica tesi ed errata quella altrui(e per altrui intendo la dottrina giuridica che ritiene incompatibile la nostra costituzione con i Trattati); in realtà la nostra costituzione ha diverse letture e non si può ridurre a un testo d’ispirazione keynesiana, né tantomeno di matrice liberista o socialista.
Infine (lo ripeterò fino alla nausea), ciò che conta sono le sentenze della Corte costituzionale, l'unico organo deputato al controllo di legittimità delle leggi ordinarie qualora fossero in contrasto con la costituzione(e voglio ricordare che la Consulta ha il potere di censurarle o di rimuoverle dal mondo giuridico).
La Francia ha ceduto la propria sovranità come abbiamo fatto noi,ma lo ha fatto attraverso una legge costituzionale del 25/6/1992 che introduce le comunità europee e l'Unione europea e poi nel 2008 con la "loi constitutionelle 2008-103 che modifica l'art. 88.1 "La Repubblica partecipa all’Unione europea, costituita da Stati che hanno scelto liberamente di esercitare in comune alcune delle loro competenze in virtù del trattato sull’Unione europea e del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, quali risultanti dal trattato firmato a Lisbona il 13 dicembre 2007".
....
La Germania nel 1992 ha riformato la costituzione, ma senza incidere sul controllo di costituzionalità degli atti comunitari e dell'unione; l'art. 23 della legge fondamentale statuisce" Per la realizzazione di un'Europa unita la Repubblica federale tedesca collabora allo sviluppo dell'Unione Europea che è fedele ai principi federativi, sociali, dello Stato di diritto e democratico nonché al principio di sussidiarietà e che garantisce una tutela dei diritti fondamentali sostanzialmente paragonabile a quella della presente Legge fondamentale. La Federazione può a questo scopo, mediante legge approvata dal Bundesrat, trasferire diritti di sovranità." [...]
RispondiEliminaVi rimando a saggi specifici per conoscere le modifiche costituzionali operate da Spagna, Portogallo o gli stati dell'est per non dilungarmi troppo in questa sede.
Perché scrivo ciò?Perché ritengo che se fosse stata adottata a quel tempo una revisione costituzionale anche in Italia, oggi, probabilmente, non si discuterebbe di violazione della costituzione o di costituzione stuprata e l'argomento giuridico sarebbe stato confinato in ambienti estremisti, mentre oggi appare un fenomeno rilevante, se non altro quando si afferma in dottrina che le limitazioni di sovranità attraverso l'art. 11 della cost. sono state una forzatura.
Oggi, invece, alla luce delle numerose sentenze e delle modifiche costituzionali si può affermare che un assetto di tipo confederale è possibile; lo è già nei fatti una confederazione, anzi un'organizzazione internazionale confederata(vedremo poi come le sentenze della Corte abbia stabilito i limiti e le aperture verso l'ordinamento giuridico comunitario).
La Corte ha chiarito che l'art.11 è servito per limitare la propria sovranità per favorire la pace e la giustizia fra le nazioni in condizioni di parità con gli altri stati, ma nel contempo ha posto dei limiti che costituiscono i principi fondamentali dell'ordinamento costituzionale, oltre i quali si avrebbe una "rottura istituzionale’’ e solo in tal caso sarebbe possibile una federazione completa tra gli Stati europei; questi scenari esulano da un qualsivoglia sforzo d’immaginazione perché attiene alla volontà politica e alla forza della storia e sarebbe troppo difficile immaginare l'inimmaginabile, ossia prevedere cosa accadrebbe a livello giuridico e ...
..con quali motivazioni legittimare gli Stati a perdere la propria indipendenza politica, o giuridicamente parlando, la propria soggettività internazionale.
RispondiEliminaLe colonne d'Ercole sono poste dalle sentenze della Corte e fino a quel punto è possibile aderire a forme sempre più intense di cooperazione internazionale o a forme più marcate di confederazione.
Al di là delle etichette giuridiche e politiche, va detto che era già tutto chiaro e scritto fin dall'Atto unico europeo e quindi era già prevista l'unificazione economica9con la libera circolazione di capitali, servizi, merci e persone;quando dico Atto unico, dico trattato, perciò affermo che è stato fatto tutto alla luce del sole secondo dei procedimenti legali,frutto della volontà del Parlamento e quindi del popolo.
Ciò che serve probabilmente è una maggiore democratizzazione, che consista in un ulteriore rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo a scapito del Consiglio europeo e della Commissione.
Occorre democratizzare l'Europa, ma forse abbiamo anche bisogno di politici all'altezza di questo compito, non dimenticando che a cessioni di sovranità corrispondono acquisizioni di sovranità su un ambito europeo e ricordandoci che non siamo gli unici ad aver ceduto sovranità(uso cessione e limitazione indifferentemente), ma , come abbiamo visto, anche gli altri Stati hanno ceduto sovranità ...chissà perché dovremmo lamentarci, in fondo tutto ciò è avvenuto a parità di condizioni.
Lorenzo Zanellato
Democratizzare non è sufficiente, se avessimo uno stato federale europeo con un parlamento che ne costituisca effettivamente l'organo legislativo, l'austerità che costringe tutto il Sud Europa a spaventosi livelli di disoccupazione e sottoccupazione sarebbe approvata a maggioranza dal 90% dei parlamentari del Nord uniti agli "europeisti del Sud" (magari il 30% dei loro parlamentari). Con il risultato che si infliggerebbe una crisi economica permanente a paesi dove ovviamente la maggioranza della popolazione desidera tutt'altro, e soprattutto senza che ne esista la minima necessità.
EliminaAnche nel tuo libro hai spiegato la questione con lo sbilanciamento centro-periferia,traendo spunto dalle disparità nord-sud della nostra storia unitaria.
EliminaTuttavia non credo sia matematico tale sviluppo,ma dipende dalla volontà dei soggetti preposti agli enti statuali.
SE ci fosse un trasferimento di ricchezza nord-sud,in qualsiasi forma essa sia,allora si dovrebbe condannare l'attuale situazione tra nord e sud del nostro Paese e magari all'interno delle province del nord tra aree povere e aree ricche e proseguendo fino ad arrivare ai singoli individui.
Mi sembra una dinamica panleghista inaccettabile,tra l'altro la perequazione esiste già nel nostro ordinamento.
Io sono per un kantiano sistema mondiale: “Il diritto internazionale deve essere fondato sopra una Federazione di Stati Esteri”.
Lorenzo Zanellato