L’accordo a
quattro per la riforma del sistema elettorale italiano è naufragato e a questo
punto non è chiaro a nessuno che cosa accadrà.
Verranno
resuscitate proposte semi- o totalmente maggioritarie, tipo Mattarellum ?
Si manterrà in
essere (con le minime necessarie integrazioni tecniche) il sistema (proporzionale)
nato in conseguenza delle recenti sentenze della Corte Costituzionale ?
Salterà fuori
qualche idea totalmente nuova ?
Consentitemi di
dire la mia. Un ideale di sistema elettorale per l’Italia ce l’ho. Le
probabilità che venga adottato sono nulle nel breve, medio e lungo termine (tra
l’altro richiederebbe una profonda revisione dell’impianto costituzionale, non
solo della legge elettorale) ma sub
specie aeternitatis chissà.
E’ il sistema
svizzero.
Cos’ha di
particolare lo “Svizzerellum“ ? è sostanzialmente un sistema proporzionale, o
per essere più esatti su base proporzionale viene eletto il Consiglio Nazionale
(che ha 200 membri). Esiste poi il Consiglio degli Stati, con 46 componenti
(due per cantone, sul modello del senato USA) eletti con leggi elettorali che
ogni cantone stabilisce autonomamente.
Il Consiglio
Nazionale e il Consiglio degli Stati, che congiuntamente formano l’Assemblea
Federale, a loro volta eleggono su base proporzionale il Consiglio Federale.
E il Consiglio
Federale è, nello stesso tempo, il governo e (collettivamente) il capo di
Stato.
Il processo sopra
descritto in pratica fa sì che i consiglieri federali, che sono sette in tutto, vengano allocati
tra i partiti che alle elezioni politiche raggiungono all'incirca il 10% dei voti. Attualmente la
composizione è due socialisti, due liberal-radicali, due UDC (di destra) e un
PPD (cristiano-popolare).
La composizione
può modificarsi, ovviamente, in seguito ai risultati delle consultazioni
elettorali, ma tende a una notevole stabilità (il massimo che succede – ma non
spesso - è che un partito acquisisca un consigliere e un altro ne perda uno).
E i consiglieri
federali spesso restano in carica per lunghi periodi di tempo, anche vent’anni o
più. Difficilmente uno di loro viene rimpiazzato, se non per scelta propria,
per età o altro impedimento, o perché il suo partito perde il diritto a un
consigliere.
I sette
consiglieri federali si ripartiscono i vari ministeri e agiscono, a tutti gli
effetti pratici, come un governo di coalizione. Dove però la coalizione è un fatto
insito del sistema, non la conseguenza di accordi che includono alcuni partiti
e ne estromettono altri.
La coalizione è
quindi costituita da partiti che rappresentano una larghissima maggioranza dell’elettorato,
e ancor più dei parlamentari. I quattro attualmente rappresentati nel Consiglio
Federale hanno complessivamente conseguito il 76% dei voti alle ultime elezioni
politiche (nel 2015) e detengono 168 seggi su 200 nel Consiglio Nazionale, e 43
su 46 nel Consiglio degli Stati.
Tutto questo va
confrontato con la situazione di parecchi altri paesi, dove un partito o una
coalizione governa magari con il 30-35% dei voti e il 51-55% dei seggi in
parlamento.
A turno, ogni anno,
uno dei consiglieri assume la funzione di Presidente della Confederazione
Elvetica, ma questo non lo rende l’equivalente di un primo ministro né
tantomeno del capo di una repubblica presidenziale. Continua a svolgere le
stesse funzioni di prima, e il suo ruolo di Presidente ha natura
prevalentemente cerimoniale.
Le decisioni di
governo, di conseguenza, devono essere concordate tra tutti i consiglieri
federali, e coinvolgono quindi tutti i partiti dotati di un peso elettorale sufficiente
ad eleggere un consigliere (quattro in tutto, come si è visto).
E’ il sistema
ideale per evitare personalismi, nonché la tendenza di molti paesi (e italiana
in particolare…) a sviluppare processi decisionali “contro” le parti politiche
avverse, invece che nell’interesse della nazione.
Qualcuno dirà che
funziona perché “sono svizzeri”. A mio parere invece sarebbe ancora più
necessario in nazioni che tendono alla frammentazione, all’individualismo e
alla “drammatizzazione” del processo politico-decisionale. Che sono, a mio
modesto avviso, una caratteristica negativa dell’Italia.
Siamo entrati
nell’euro e nel sistema di linee-guida economiche impostate dalla UE pensando
che all’economia italiana servisse un “vincolo esterno” per frenare le tendenze
all’inflazione e all’eccesso di spesa pubblica. Non era vero, ed è stato un disastro.
L’Italia non ha
bisogno che nessuno da fuori le “insegni” a gestire la sua economia. Al
contrario.
Casomai ha bisogno
di uno stimolo a pensare più in termini di interesse collettivo, e meno
individuale. Nel bene e nel male, non diventeremo svizzeri. Ma adottare il loro
sistema politico aiuterebbe moltissimo.
Grande articolo Marco. Grandissimo, con mio figlio dissertiamo a lungo sulla bontà del modello Svizzero per governare stati con democrazia matura. E' sicuramente il modello migliore. Aggiungo che a completamento vi è lo strumento del referendum sia confermativo che propositivo, con cui i cittadini in modo diretto decidono su questioni importanti o su questioni dove i partiti di governo non trovano accordo.
RispondiEliminaSono favorevole anche al maggiore utilizzo di strumenti di democrazia diretta. Comunque ammiro soprattutto l'obbligo, implicito nel sistema, di formare coalizioni molto ampie, collegialmente responsabili delle decisioni di governo. Tra l'altro questi meccanismi di gestione "direttoriale" in Svizzera sono tipici anche per banche, assicurazioni e grandi società in genere.
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RispondiEliminaCondivido assolutamente il punto di vista: basta parlare di inciuci ma di collegialità delle decisioni.
RispondiEliminaConsiglio vivamente un agile libro scritto da un amico italiano emigrato in Svizzera: Leonello Zaquini "La democrazia diretta vista da vicino".
SAREI UN LIBERISTA A PATTO CHE...
RispondiEliminaIo sarei anche d'accordo con il libero mercato e con la concorrenza,a patto che valga per tutti.
Il mercato è libero se chiunque può fare qualsiasi cosa a prescindere dagli esami di Stato per accedere alle Professioni.
Il mercato è libero se ogni cittadino è libero di creare alimenti o sostanze in concorrenza con le multinazionali.
Il mercato è libero se le imposte e le tasse non vengono pagate finchè chi si mette in proprio non si stabilizza con il suo lavoro( e lo stesso vale per il dipendente).
Il mercato è libero quando toglieranno gli assurdi limiti di età per qualsivoglia lavoro pubblico o privato.
Il mercato è libero se sarà il mercato a decidere e non un pugno di burocrati per lo Stato o dei falsi liberisti delle risorse umane in un'azienda per assumere personale.
Il mercato è libero se in ogni minuto chiunque decida di mettersi in proprio lo può fare senza altra regola che non sia quella di danneggiare il prossimo.
Se mancano queste condizioni,se altri sono avvantaggiati in partenza per questioni di censo o di conoscenze relazionali,non può esistere una sana concorrenza,quindi richiedo l'intervento dello Stato per compensare queste situazioni di partenza.
Dott. Lorenzo Zanellato
E se l'emissione di moneta non fosse un monopolio gestito da un'entità sovranazionale esente da controllo democratico.
EliminaCome rispondeva Gandhi a chi gli domandava "che ne pensi del libero mercato ?": "SAREBBE una bellissima cosa..." - sottointeso: se esistesse.
Il mio dubbio è se non si vuole che esista, o se non possa proprio. Ma probabilmente è una domanda retorica, o comunque irrilevante.
Non ci dovrebbe essere il monopolio della moneta.
RispondiEliminaAnche le monete devono essere messe in concorrenza.
Zanellato Lorenzo
Io ho scritto che l'emissione della moneta non deve essere "un monopolio gestito da un'entità sovranazionale esente da controllo democratico".
EliminaLe alternative quindi sono un monopolio, ma controllato democraticamente, oppure si può ragionare, effettivamente, sulle monete in libera concorrenza.
Ma non so chi in pratica sia riuscito ad applicare, e a far funzionare, quest'ultimo concetto.