Uedro è uno dei
miei interlocutori twitter, tra i più attivi nel discutere temi connessi sia all’evoluzione
del progetto CCF / Moneta Fiscale, che ai problemi dell’Eurosistema in generale.
E’ un
interlocutore critico, con il quale mi trovo spesso in disaccordo, ma le sue
sono critiche costruttive e sicuramente molto utili per mettere a fuoco vari
temi, nonché per rifinire e migliorare il progetto CCF.
Ultimamente si
discuteva di un altro argomento, collegato alle implicazioni non
dell’introduzione dei CCF, bensì dell’Italexit via break-up: l’Italia introduce
direttamente la Nuova Lira e ridenomina stipendi, contratti, depositi bancari e
qualsiasi altro rapporto contrattuale (con implicazioni monetarie) di diritto
italiano.
Uedro teme che si
verificherebbe un forte impatto inflazionistico. L’origine del problema, nella
sua opinione, è che il break-up dovrebbe avvenire in maniera repentina, con un
decreto legge approvato durante un weekend. Non ci sarebbe quindi tempo per
predisporre in anticipo monete e banconote in Nuove Lire.
Di conseguenza, temporaneamente
si userebbero ancora monete e banconote in euro, quanto meno per il tempo
necessario a introdurre contante in Nuove Lire (presumibilmente, qualche mese).
L’opinione (o il
timore) di Uedro è che gli esercizi commerciali lascerebbero i prezzi invariati,
e che i pagamenti continuerebbero a essere effettuati in euro (perché il
contante in Nuove Lire inizialmente non ci sarebbe). E se la Nuova Lira si
svalutasse (come previsto) assestandosi per esempio a un cambio di 1,30 contro
euro, si verificherebbe un immediato, forte impatto sull’inflazione (misurata
in Nuove Lire).
Ritengo che questo
problema sia minimo se non inesistente, per il semplice motivo che la
stragrande maggioranza delle transazioni economiche (in valore) avvengono oggi
via assegno, bonifico o carta elettronica (carta di credito, carta di debito, o
bancomat - usato per pagare, non per prelevare contante).
I pagamenti in
contante sono stimati nel 5% circa in controvalore, e questa percentuale
cadrebbe ulteriormente se un negoziante pretendesse di far pagare in euro il
prezzo di listino.
Personalmente,
oggi ho una soglia all’incirca di venti euro. Sotto quel livello di solito pago
in contanti. Sopra, via carta elettronica.
Ma nel caso in cui
un esercizio commerciale non mi applicasse nessuno sconto per un pagamento pari
a 10 effettuato con una banconota in euro, estrarrei una carta elettronica
anche in quel caso, e mi farei addebitare 10 Nuove Lire sul mio conto corrente.
Perché mai dovrei accettare di pagare 10 euro, equivalenti a 13 Nuove Lire ?
E l’esercizio
commerciale sarebbe tenuto ad accettare le Nuove Lire (con pagamento
elettronico), perché il decreto legge che regola l’ItaEuroBreakUp conferirebbe
alle Nuove Lire potere liberatorio su tutte le obbligazioni monetarie in lire
regolate da rapporti giuridici di diritto italiano.
Altrimenti detto,
l’esercizio commerciale è obbligato ad
accettare indifferentemente 10 Nuove Lire addebitate via carta elettronica,
o 10 euro pagati in banconote o monete metalliche, per un medesimo prodotto
proposto in vendita al prezzo di 10.
Il risultato è che
le banconote e le monete metalliche in euro verrebbero tesaurizzate (per essere
convertite in Nuove Lire), ma pressoché nessuno le userebbe per effettuare acquisti
(a meno che l’esercizio commerciale non le accetti al cambio di 1,30).
Magari si faranno
eccezioni per transazioni di importo veramente modesto. Io il caffè al bar
accetterei di pagarlo con una moneta da un euro, senza estrarre la carta
elettronica (e senza pretendere lo sconto del 30% sull’importo facciale). Ma
non andrei oltre quello, e lo stesso farebbe la grande maggioranza della
popolazione.
Il break-up è un
processo operativamente e politicamente complesso, ed è per questo che ormai da
cinque anni mi sono attivato per elaborare e promuovere il progetto CCF /
Moneta Fiscale. Ma i pagamenti nel periodo interinale, ante introduzione del
contante in Nuove Lire, non sono “il” problema.
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RispondiElimina4)Dubbi sulla costituzionalità dello strumento dovrebbero sorgere spontaneamente. Gli “incapienti”, ovvero circa 12 milioni di cittadini, non versando alcun tributo, verrebbero certamente penalizzati dalla distribuzione dei CCF. Una manovra fiscale espansiva dovrebbe avere effetti redistributivi, in questo caso però, piuttosto che rispettare il principio della progressività dell’imposizione, lo strumento sarebbe FORTEMENTE REGRESSIVO e, pertanto, certamente iniquo, essendo di vantaggio esclusivamente a chi ha un apprezzabile imponibile fiscale.
RispondiEliminaSaranno gli esercizi commerciali ad accettarli, perché LORO hanno costantemente pagamenti da effettuare per imposte dirette, IVA, contributi ecc. il valore è quindi garantito anche per gli incapienti.
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