Di tanto in
tanto, riaffiora un dubbio in merito al comportamento delle banche nel momento
in cui i Certificati di Credito Fiscale entreranno in circolazione.
Il progetto
base, come descritto fin dal primissimo articolo che ho pubblicato sul Sole 24Ore,
prevede di assegnare CCF sotto forma di titoli che danno diritto a sconti
fiscali a partire da una data futura prestabilita (due anni dopo l’assegnazione).
I CCF saranno
titoli negoziabili sui mercati finanziari: vale a dire, ricevo un CCF del
valore facciale di mille euro, leggo che quota (ad esempio) il 95% del nominale
e posso quindi, tramite la mia banca o un altro intermediario finanziario,
venderlo in cambio di 950 euro.
Il dubbio che
ogni tanto viene sollevato si sintetizza come segue: e se le banche non
gradiranno detenere CCF ? magari perché la BCE decide di non accettarli come
collaterale per le operazioni di rifinanziamento ? non si crea un blocco del
meccanismo ?
In realtà è un
equivoco. Non è per niente essenziale che le banche detengano CCF. E’ importante che i soggetti riceventi abbiano la
possibilità di venderli in cambio di euro:
il che richiede lo svolgimento, da parte di qualcuno, di una funzione di
intermediazione.
Quello che si
sta supponendo non è che le banche accettino di detenere i CCF in circolazione,
fino all’importo massimo previsto di 200 miliardi. I CCF entreranno nel
portafoglio dei risparmiatori italiani, che detengono attualmente (e si parla
solo delle famiglie) oltre 4.000 miliardi di attività finanziarie.
E i 200 miliardi
massimi di CCF non andranno a sostituire, se ci riferiamo al complesso dei
risparmiatori, altre attività, ma ad aggiungersi. Saranno potere d’acquisto, nonché
risparmio, addizionale.
L’intermediazione
servirà solo in quanto potrebbe risultare agevole convertire i CCF in euro e
spendere questi ultimi. Il che richiede un soggetto (che può benissimo essere
un altro individuo) interessato a diversificare il suo portafoglio di
investimenti, convertendo in CCF un po’ degli euro che possiede (e ottenendo,
se il prezzo di mercato fosse il 95% del facciale come sopra ipotizzato, un 5%
di rendimento in due anni – contro zero se si lascia la liquidità su un conto
bancario o se si compra un BTP biennale).
Dico “potrebbe risultare
agevole convertire i CCF in euro e spendere questi ultimi” perché con ogni
probabilità si diffonderà anche, rapidamente, l’utilizzo diretto di CCF per
comprare beni o servizi. Presumibilmente, esercizi commerciali dei tipi più
vari (dalla grande distribuzione organizzata alle utilities ai rivenditori di carburanti eccetera) accetteranno i CCF,
che rappresentano un valore sicuro (in quanto queste organizzazioni hanno
flussi sistematici di pagamenti di imposte e tasse, per IVA, imposte e
contributi pagate anche per conto dei dipendenti in qualità di sostituto d’imposta,
eccetera).
Personalmente
vedo con molto favore la diffusione, più ampia e rapida possibile, dell’utilizzo
diretto dei CCF. Potrà anche essere data la facoltà di utilizzare carte
elettroniche, “caricate” periodicamente con CCF, e distribuite gratuitamente a
chi ne farà richiesta (e si tratterà probabilmente dei soggetti meno abituati a
gestire transazioni finanziarie, sia pure molto semplici come la conversione di
un titolo in euro).
Però la
variabile temporale è critica, e per questo motivo ritengo che l’introduzione
del CCF in forma di titolo negoziabile debba essere il primissimo passaggio, da
effettuare nei tempi più brevi possibili. La diffusione mediante carte
elettroniche ha tempi presumibilmente un po’ più lunghi, nell’ordine di alcuni
mesi, mentre introdurre e quotare una nuova tipologia di titolo è un’operazione
molto più rapida. Costantemente entrano sul mercato nuove tipologie e scadenze
di BOT, BTP, CCT, CTZ, BTPi eccetera. E le piattaforme di intermediazione sono
rodatissime.
Nell’eventualità
(alla quale non credo) in cui il sistema bancario facesse resistenza non solo a
detenere i CCF ma anche ad intermediarli, altri soggetti saranno più che
desiderosi di inserirsi in questo nuovo segmento di mercato. Un ruolo
importante potrebbe essere svolto dalla rete BancoPosta (controllata dalla
Cassa Depositi e Prestiti).
Uedro: "Cosa succede se BCE chiude rubinetto ed oltre a dover piazzare 200/300 mld l'anno ti trovi TDS in competizione con 200 mld di CCF avuti gratis da monetizzare? Se tu devi vendere 100 mele a 100 e ti si piazza affianco 1 che regala 100 mele a 100 persone che poi le vendono a 90-80-70-60... come te la vivi la cosa? Sei o non sei in competizione?"
RispondiEliminaHo incrementato contemporaneamente l’offerta di titoli e il potere d’acquisto per comprarli. L’equilibrio non cambia.
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