Non ci sono ovviamente
certezze, ma esiste una significativa probabilità che le prossime elezioni
politiche diano alla coalizione di centrodestra la maggioranza dei seggi in Parlamento.
Se un governo di
centrodestra si formerà, il tema chiave sarà il rilancio dell’economia e l’uscita
dalla depressione economica che affligge l’Italia ormai da quasi dieci anni. Il
che richiede di risolvere la crisi di domanda, attuando un significativo
impulso fiscale: in parole semplici, più potere d’acquisto a cittadini e
aziende, più investimenti pubblici e più spesa sociale.
I vincoli
disfunzionali dell’Eurosistema hanno, dal 2011 in poi, forzato l’Italia ad
adottare politiche procicliche, con risultati catastrofici. Questi vincoli
devono essere superati.
Tuttavia, per citare un tweet di pochi giorni fa del responsabile economico della Lega - Claudio Borghi - "l'uscita dall'euro necessita di un consenso popolare che ora non c'è. Bisogna prepararsi gli strumenti."
Personalmente non giurerei che il consenso popolare non ci sia. Non escludo che un referendum sull'euro possa (potrebbe) esprimere una maggioranza favorevole all'uscita. Ma non rileva, perché l'uscita dall'euro mediante referendum è, in pratica, irrealizzabile: la maggioranza per il breakup dovrebbe quindi formarsi in Parlamento, dove i numeri non ci saranno neanche dopo lo elezioni.
Tuttavia, per citare un tweet di pochi giorni fa del responsabile economico della Lega - Claudio Borghi - "l'uscita dall'euro necessita di un consenso popolare che ora non c'è. Bisogna prepararsi gli strumenti."
Personalmente non giurerei che il consenso popolare non ci sia. Non escludo che un referendum sull'euro possa (potrebbe) esprimere una maggioranza favorevole all'uscita. Ma non rileva, perché l'uscita dall'euro mediante referendum è, in pratica, irrealizzabile: la maggioranza per il breakup dovrebbe quindi formarsi in Parlamento, dove i numeri non ci saranno neanche dopo lo elezioni.
Il nuovo governo
dovrà quindi avere a disposizione gli strumenti per superare le eurodisfunzioni
e per attivare un forte impulso sulla domanda, senza mettere in conto la
rottura dell’euro.
E le idee sul
tappeto, se non mi è sfuggito qualcosa, sono due: i Minibot proposti da Borghi
da un lato; e il progetto CCF / Moneta Fiscale che sto sviluppando e
promuovendo – con il sostegno e il contributo di un ampio e via via crescente gruppo di economisti e di ricercatori – da ormai cinque anni, dall’altro.
I due progetti non sono affatto incompatibili. Possono
coesistere e rafforzarsi vicendevolmente.
I Minibot sono
titoli cartacei, simili a banconote, da assegnare a titolari di crediti verso
il settore pubblico (crediti originati, ad esempio, a seguito di detrazioni o
rimborsi d’imposta, o per forniture a enti pubblici). Sono utilizzabili per
pagare tasse e imposte. E non sono debito pubblico aggiuntivo in quanto “cartolarizzano”
debiti già esistenti.
I CCF sono
invece titoli emessi dallo Stato e assegnati senza corrispettivo a una pluralità
di soggetti – lavoratori a titolo di integrazione retributiva, aziende per
ridurre il cuneo fiscale effettivo, pensionati, cittadini in condizioni di
disagio economico-sociale. Possono anche essere utilizzati per cofinanziare
investimenti pubblici e interventi di spesa sociale. Danno diritto a riduzioni
fiscali future e sono liberamente negoziabili tra privati. Non creano debito
pubblico aggiuntivo all’atto dell’emissione perché, ai sensi dei principi contabili internazionali recepiti anche da Eurostat, non c’è debito se non
sussiste impegno al rimborso “cash” da parte dell’emittente del titolo.
L’utilizzo
congiunto dei due strumenti, dicevo, può rafforzare l’efficacia di entrambi. Ad
esempio: i CCF sono utilizzati per ridurre i pagamenti d’imposta a partire da
due anni dopo l’assegnazione. L’effetto espansivo dell’emissione di CCF ha così
tempo di produrre un incremento del PIL e (conseguentemente) delle entrate
statali lorde, sufficiente a compensare gli sconti fiscali ottenuti dai
titolari dei CCF.
Ora, se
contestualmente all’emissione dei CCF già circolano i Minibot, il CCF diventerà
ancora più simile a un normale CTZ a due anni. L’unica differenza sarà che il
titolare del CTZ riceve euro a scadenza, mentre il CCF dopo due anni si converte
in un Minibot (e da quel momento dà diritto agli sconti fiscali). In pratica, l’abitudine
a utilizzare i Minibot consolida anche l’accettazione dei CCF.
Nell’eventualità
in cui vengano introdotti i Minibot ma
non i CCF, mi pare invece necessario valutare le dimensioni dell’impulso
fiscale che verrebbe effettivamente conseguito.
I CCF sono uno
strumento di Moneta Fiscale “fiat”, che lo Stato può creare e allocare nelle
dimensioni più opportune.
I Minibot invece
verrebbero attribuiti a chi già detiene un credito verso la pubblica
amministrazione. Borghi ha quantificato l’ammontare di questi crediti in circa
70 miliardi, che sono una dimensione rilevante. Ci sono però alcuni temi da analizzare
(ringrazio Fabrizio Vanzan e Marco Quaglierini per una serie di riflessioni sul
tema).
I crediti verso
la pubblica amministrazione, per forniture o per rimborsi d’imposta, nascono da
un’autocertificazione. Detto altrimenti: il mio titolo di credito proviene dall’aver
emesso una fattura (nel primo caso) o dall’aver presentato una dichiarazione d’imposta
da cui risulta una posizione a credito (nel secondo).
Ora, questi
crediti non possono essere pagati (in euro o anche in Minibot) per il semplice
fatto che qualcuno emetta una fattura o presenti una dichiarazione. Devono
essere preventivamente verificati e dichiarati esigibili. Altrimenti il rischio
di abusi diventerebbe ingestibile.
Nel momento in
cui l’esigibilità è certa, tuttavia, in molti casi è possibile – per l’azienda
titolare di un credito di fornitura – farsi anticipare l’importo da una banca. E
comunque i tempi residui di attesa per ottenere l’incasso spesso non sono molto
elevati.
Sia il
fornitore, che il contribuente titolare di un credito, inoltre, non
necessariamente espandono la loro spesa nel momento in cui ricevono il
pagamento. L’azienda fornitrice riceve liquidità e questo naturalmente è
gradito, specialmente se si trova in condizioni finanziarie non floride. Ma non
ne segue un aumento della domanda per i suoi prodotti: quindi non c’è incentivo
ad assumere e a investire.
Potrebbe essere maggiore
l’incentivo a spendere nel caso di un contribuente che riceve Minibot subito,
invece di aspettare qualche anno per ottenere il rimborso in euro. Però va
visto di chi, in pratica, si tratta. Una persona agiata che riceve 10.000 Minibot,
invece di risparmiare mille euro di tasse all’anno nei dieci anni successivi
(perché aveva diritto, ad esempio, a una detrazione per aver effettuato una ristrutturazione
immobiliare), probabilmente non modifica un granché il suo profilo di spesa.
L’emissione di
Minibot, in altri termini, avviene per definizione “ndo cojo, cojo”. Va a una
serie di soggetti che spesso non sono quelli a cui la liquidità serve di più, e
che attiverebbero in modo più accentuato espansioni di domanda.
I Minibot sono quindi un mezzo per introdurre nell’economia uno strumento di pagamento
complementare o alternativo all’euro. Non permettono però un’azione mirata di
politica economica. L’impulso fiscale che producono è difficile da stimare, ma
probabilmente è solo una frazione delle emissioni complessive.
Un’azione mirata
richiede invece uno strumento come i CCF, appunto perché in questo caso si
tratta di uno strumento “fiat”. Lo emetto nelle dimensioni opportune e lo posso
destinare ai soggetti che con maggiore probabilità lo spenderanno – in particolare,
fasce sociali disagiate e lavoratori a basso reddito. Una parte inoltre è allocabile
alle aziende in funzione dei costi di lavoro da esse sostenuti – il che ne
migliora immediatamente la competitività ed evita che l’impulso sulla domanda
si disperda parzialmente a seguito di un peggioramento di saldi commerciali
esteri. Il settore pubblico può anche assumere dipendenti o effettuare
investimenti parzialmente pagati in CCF, generando un’espansione di PIL
immediata, di pari importo.
Queste sono le
condizioni per avviare un immediato, robusto rilancio di domanda, occupazione e
PIL. Che dovrà essere la priorità del prossimo governo.
Lo stesso Berlusconi, rispondendo a un quesito posto da Paolo Becchi e Fabio Dragoni, pochi mesi fa
ha dichiarato che l’obiettivo è disporre di uno strumento per “rilanciare i
consumi e la domanda che sono leve fondamentali per una crescita sostenibile e
duratura del Paese”.
Definiti i dettagli
tecnici, le condizioni per l’accordo tra Forza Italia e Lega, come messo molto
bene in luce da questo articolo di Giuseppe Palma, chiaramente esistono.
Ma l'opinione di Borghi sul tema qual è? Gliel'hai mai chiesto?
RispondiEliminaQuesto articolo vale anche come richiesta di chiarimento :) per adesso ha detto (a me e ad altri) “so che serve dell’altro oltre ai Minibot ma non posso scoprire tutte le carte subito”.
EliminaBoh non capisco perché sia così difficile essere chiari. Dall'euro è palese che a questo giro non si esce perché non ci sono i numeri. I minibot possono dare un sollievo all'economia ma sarebbe sufficiente al massimo per un anno.
EliminaQuindi perché non dire esplicitamente: la nostra volontà è quella di uscire dall'euro, ma se non abbiamo i numeri ci "accontentiamo" di un parziale recupero della sovranità utilizzando i crediti fiscali.
Anche per uno fissato come è lui con l'uscita dall'euro è una prospettiva a dir poco ottima, perché stiamo parlando della possibilità di far crescere l'economia del 3-4% all'anno e di migliorare enormemente le condizioni di vita della popolazione. Dopo un paio d'anni avresti un consenso enorme per fare qualunque cosa, del tipo che il suolo su cui cammini verrebbe considerato sacro
Il PRIMO e di gran lunga PIU' IMPORTANTE tema è rilanciare l'economia e riparare i danni causati dalla crisi, in particolare dal 2007 e ancora di più dal 2011 in poi. E come dici tu, si possono ottenere quelle crescite e conseguire il risultato in pochi anni. Se poi seguirà lo scioglimento o meno, non è un tema di oggi - tutto qui.
EliminaSolo una domanda: so che lei non ritiene molto probabili eventuali attacchi al sistema bancario italiano da parte di Ger-Eu.. comunque eventualmente lei è a conoscenza di qualche piano B per eventuali emergenze (di cui ccf e mini bot sono solo una parte) future ?
RispondiEliminaNo, e in questa eventualità (a cui effettivamente non credo) l’unico piano B che ritengo realmente risolutivo è l’exit.
EliminaI mini bot sono oggettivamente troppo limitati; alla grande massa di italiani non arriverebbero e non rilancerebbero la domanda in maniera sufficiente a dare impulso all'economia.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaSe li applichi, deve essere INSIEME ai CCF. Oppure contestualmente vanno sforati i limiti di deficit pubblico / PIL, per conseguire l’impulso fiscale necessario.
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