Parecchi testi
di economia distinguono tra “inflazione da domanda” e “inflazione da costi”. La
prima, generata da un eccesso di domanda rispetto alla capacità del sistema
economico di produrre beni e servizi. La seconda, dal fatto che per cause
esterne si produce un incremento di costo di determinati input produttivi.
Il tipico
esempio della (cosiddetta) inflazione da costi è costituito dagli oil shocks degli anni Settanta. Il
prezzo del petrolio è repentinamente salito, prima a seguito della guerra del
Kippur (1973), poi della crisi iraniana (1979). Se una materia prima
importante come il
petrolio sale di prezzo, è inevitabile che l’inflazione (più precisamente, il
tasso di crescita del livello generale dei prezzi) si incrementi, giusto ?
In realtà il
fenomeno è più complesso. Se un input produttivo aumenta di costo, si verifica
una redistribuzione di reddito a favore di chi fornisce quell’input, e a danno
degli altri soggetti economici. Ma la domanda complessiva di beni e di servizi
non aumenta: anzi, se l’input è importato dall’esterno – come il petrolio per
la maggior parte dei paesi occidentali – la capacità di spesa di famiglie e
imprese non sale ma, al contrario, scende. Perché mai i prezzi dovrebbero
aumentare ?
In prima
istanza, l’effetto della crescita di costo di un input produttivo è che il
reddito si ridistribuisce. A danno di aziende e cittadini e a favore dei
produttori di petrolio, nel caso degli oil
shocks. A danno dei datori di lavoro e a favore dei dipendenti se questi
ultimi riescono a ottenere rilevanti incrementi salariali. Eccetera.
Spesso si
afferma che l’inflazione si genera perché le aziende “passano l’incremento di
costo sui prezzi dei beni e dei servizi”. Ma è un’affermazione insufficiente a
descrivere quanto accade. Come fa questo “passaggio” ad avvenire, se la
capacità di spesa degli acquirenti di questi beni e di questi servizi non è
aumentata ?
L’inflazione
innescata dagli oil shocks (ma anche,
in misura minore ma apprezzabile, dagli incrementi salariali di fine anni
Sessanta) non si sarebbe prodotta se non fosse stata “assecondata” da una
maggiore disponibilità di moneta e credito messa a disposizione dal settore
pubblico e dal sistema bancario. Questa disponibilità ha fatto sì che l’incremento
di costo degli input produttivi non si traducesse in un calo degli utili
nominali delle aziende, e dei redditi nominali dei lavoratori: calo che avrebbe
avuto conseguenze sulla solvibilità dei debitori e sul sistema finanziario,
innescando addirittura il rischio di una catena di dissesti bancari.
In ultima
analisi, anche la cosiddetta “inflazione da costi” si è prodotta a causa di uno
squilibrio tra domanda (a valori nominali) e offerta (intesa come capacità di
generazione di valore aggiunto da parte del sistema produttivo).
L’offerta così
definita è scesa, la domanda no – perché è stata sostenuta dalle autorità
pubbliche per evitare di comprimere i redditi nominali di aziende e cittadini,
e di mandare in crisi il sistema bancario. La domanda nominale si è quindi portata
al di sopra dell’offerta nominale e ne è seguita inflazione: il male minore,
date le circostanze.
Domanda ot: nel 2011 Berlusconi fu defenestrato dal governo e si dovette piegare ai mercati e alla Ue. Se per ipotesi la sua maggioranza avesse retto senza tradimenti e defezioni, lo avrebbero potuto attaccare a livello patrimoniale (azioni mediaset ecc)? Chiedo perché giravan queste voci al tempo e siccome lei di azioni e finanza se ne intende volevo togliermi la curiosità.
RispondiEliminaLa storia della speculazione su azioni Mediaset non l'ho mai trovata plausibile. Mediaset non aveva debiti, si può pensare a vendite finalizzate a deprimere il valore di borsa del titolo, ma Berlusconi non aveva bisogno di vendere. Casomai è possibile immaginare - ma con quale fondatezza proprio non saprei - ad azioni legali contro le concessioni di frequenze alle sue reti TV. Ma su che base ? con che tempi ? con quali esiti ? E' tutto molto dubbio, IMHO.
EliminaGrazie era solo per capire come funziona il sistema azionario. O magari fecero scendere il prezzo delle azioni per mandare un pizzino/avviso a B ?
EliminaNon credo neanche questo, le azioni Mediaset scesero perché in quel periodo di grande turbolenza scendeva tutta la borsa.
Eliminal'aumento del petrolio rallenta i trasporti ma l'Italia ha bisogno della organizzazione delle Filiere operative per renderle competitive sul piano globale, anziché operare a Km zero
RispondiEliminaGreat postt thank you
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