I sostenitori
della “sempre crescente integrazione europea”, quelli insomma che vorrebbero
trasformare l’Unione Europea negli Stati Uniti d’Europa, sono spesso
etichettati come “unionisti” (in contrapposizione ai “sovranisti”).
Peccato per loro,
tuttavia, che il progetto d’integrazione politica europea non sia un progetto. Per
qualcuno è un vagheggiamento, per altri un’ipocrisia.
Non c’è nessuna
volontà, da parte dei nordeuropei, di arrivarci.
C’è invece la
chiarissima volontà di utilizzare la UE come veicolo di promozione dei propri
interessi nazionali.
Nonché di tutelare
e di rafforzare sempre di più la posizione di preminenza in cui si sono venuti
a trovare grazie all’euro.
Una moneta
debole per loro, forte per gli altri, il che vuol dire che abbonda da loro e
scarseggia per gli altri.
Perché mai
dovrebbero ambire all’unità politica con quello che ne segue – fiscalità comune
e trasferimenti finanziari, per dirne due ?
Non ne esiste,
dicevo, la benché minima volontà.
Non più di
quanto i russi, ai tempi dell’Unione Sovietica, ambissero a inglobare in
un’unione politica e paritetica i paesi dell’Est Europeo.
A noi tocca
oggi, disgraziatamente, soffrire di qualcosa di simile a quanto paesi
sviluppati ed evoluti (prima della seconda guerra mondiale) quali Boemia, Ungheria,
Polonia hanno patito negli anni tra il 1945 e il 1989.
Sul piano economico,
beninteso. I carri armati, la UE non ce li manda (non li ha).
Ma soffoca
l’Europa meridionale e soprattutto l’Italia in un regime di asfissia
finanziaria che tarpa crescita e sviluppo.
Questo è il
risultato a cui ci hanno portato i cultori
del vincolo esterno. In questa direzione ci ha spinti un establishment colluso,
connivente, ricattato, incompetente, provinciale.
Gli Andreatta, i
Prodi, i Padoa Schioppa, i Monti hanno smontato un bellissimo modello di
sviluppo economico, l’economia mista italiana del secondo dopoguerra, per
risolvere problemi inesistenti (il debito pubblico in lire) o che si stavano
già risolvendo da soli (l'inflazione).
Finirà, tutto
questo. Com’è finita per cechi, ungheresi e polacchi. Che oggi crescono e
colmano il gap con l’Occidente. Con la loro moneta.
Finirà.
Purtroppo non so quando.
Soprattutto speriamo finisca pacificamente come con la caduta del muro e non come a Praga nel '68
RispondiEliminaCaduta del muro pacifica ma non proprio del tutto, vedi Romania di Ceausescu.
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