martedì 8 dicembre 2020

Un vero liberale non può essere euroausterico

 

Tra le tante contraddizioni di chi plaude all’euro, alla “disciplina di bilancio”, alle regole di governance dell’eurosistema, ma nello stesso tempo si definisce “liberale”, una (meno ovvia di altre) merita qualche riflessione.

Se la circolazione di potere d’acquisto nell’economia è insufficiente a garantire l’utilizzo di tutte le risorse produttive (lavoratori e aziende), il liberale che CONOSCE la macroeconomia dovrebbe ESIGERE che la circolazione medesima venga incrementata.

E non dovrebbe preoccuparsi più di tanto dei meccanismi tramite i quali quell’incremento si realizza. Che siano meno tasse, maggiori trasferimenti, maggiore spesa e investimenti pubblici, la cosa fondamentale è IMMETTERE il potere d’acquisto mancante.

Nel momento in cui i soldi circolano in misura adeguata, il liberale che ragiona correttamente si accorgerebbe che l’iniziativa individuale spinge il “libero gioco dell’interazione umana” ad allocare il potere d’acquisto. Se i singoli hanno soldi da spendere, ragionano – più correttamente di quanto farebbe un’entità collettiva eterodiretta – su come utilizzarli. E finiscono per effettuare scelte corrette perché (questo è uno dei capisaldi del pensiero liberale) nessuno è in grado di valutare i bisogni individuali meglio dell’individuo stesso.

E (altro caposaldo) i singoli, stavolta nella loro veste di produttori, si sanno organizzare per soddisfare i desideri dei consumatori, e sono incentivati dalle loro motivazioni di profitto a farlo con efficienza.

Il liberale non è (non dovrebbe essere) minimamente contrario alle politiche di pieno impiego. Lo diventa se non conosce la macroeconomia. Se scambia un vincolo artificiale (la carenza di moneta) con un vincolo reale. Se crede che l’immissione di potere d’acquisto nell’economia possa avvenire solo emettendo debito, quando invece uno Stato può (e deve) emettere moneta.

L’euroausterico spesso si definisce liberale, ma è solo una persona incompetente e/o in malafede.

 

2 commenti:

  1. Il liberale non dà la colpa ai mercati.
    Il fallimento del mercato è un mito.

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    1. L'abbiamo visto con la crisi finanziaria mondiale 2008. Altro che mito...

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