mercoledì 20 ottobre 2021

Inflazione, occupazione e i limiti delle banche centrali

 

La BCE lavora con un mandato unico (o quantomeno, totalmente predominante) che è la stabilità dei prezzi: altrimenti detto, tenere l’inflazione sotto controllo.

La Federal Reserve USA opera invece con un doppio mandato: stabilità dei prezzi ma, nello stesso tempo, massimizzazione dell’occupazione.

Questi mandati, tuttavia, non possono essere attuati efficacemente da una banca centrale che non lavori in stretto coordinamento con i governi che presidiano le politiche fiscali.

Le banche centrali infatti non hanno facoltà di stampare moneta e di porla direttamente a disposizione dell’economia produttiva, aumentando la spesa pubblica e/o riducendo le tasse. Questa è politica fiscale.

Le banche centrali possono invece agevolare l’espansione o la contrazione del credito. Emettere moneta, in altri termini, per prestarla al sistema bancario, o per acquistare titoli.

L'espansione del credito è un elemento di sostegno dell'occupazione e dei prezzi. Ma il credito potenziale si trasforma in credito effettivo e in domanda per beni e servizi reali solo se il settore privato dell’economia decide di assecondare questa trasformazione. Altrimenti detto: le banche possono offrirmi credito, ma non possono obbligarmi a prenderlo, e a maggior ragione non possono obbligarmi a spenderlo.

E il potenziale ricevente del credito non è interessato a riceverlo e a spenderlo se la domanda per beni e servizi reali, nell’ambito del sistema economico, è depressa. Se la domanda è depressa, le aziende non hanno interesse a investire (a maggior ragione, indebitandosi), e gli individui sono disincentivati ad assumere mutui immobiliari, o finanziamenti per credito al consumo.

Questo non significa che le banche centrali non svolgano un ruolo di supporto all’espansione fiscale. Lo svolgono: ma a causa di un assetto istituzionale che impedisce ai governi di emettere moneta e di immetterla direttamente nell’economia. Il supporto delle banche centrali di conseguenza assume la veste di garanzia della sottoscrizione dei titoli di Stato.

Tutto questo viene meno nel momento in cui gli Stati tornano ad emettere direttamente moneta, o un suo appropriato succedaneo – quale i Certificati di Compensazione Fiscale e, in generale, la Moneta Fiscale nelle sue varie, possibili forme.

In particolare, nell’ambito dell’Eurozona un appropriato utilizzo della Moneta Fiscale elimina la necessità che la banca centrale sostenga il debito pubblico e il finanziamento del deficit.

 

7 commenti:

  1. ...... ma essendoci la politica e soprattutto i politicanti... tutto si complica.

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    1. A chi lo dici... se il problema fosse solo tecnico l'avremmo risolto da almeno dieci anni. Però chi non lo vuole risolvere fa leva sul fatto che questi temi non siano ben compresi dall'opinione pubblica. Normale, perché sono specialistici. Io cerco intanto di chiarirli. Male non fa di sicuro.

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  2. assolutamente no...! chi vuole capire capisca ...

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  3. Ma nel momento in cui, banca centrale, o banche commerciali(parliamo dell'Italia) comprano titoli di Stato, quest'ultimo può utilizzare la moneta ricevuta in cambio per investirla in opere pubbliche. O no?

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    1. Certo... se non ci fossero i vincoli fiscali e limiti al rapporto debito pubblico / PIL. Il patto di stabilità e il fiscal compact, in altri termini.

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    2. Beh: adesso è saltato tutto. Ce ne accorgeremo dal 2026...

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    3. Veramente i vincoli, salvo nuovi accordi tutti da trovare, ridiventano operativi nel 2023.

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