Secondo alcune opinioni, molto diffuse (anche se probabilmente oggi un po’ meno in che passato), l’indipendenza delle banche centrali sarebbe un bene prezioso, da difendere con le unghie e con i denti.
Una posizione che mi ha sempre lasciato estremamente perplesso.
Il potere di emettere e gestire la moneta è un fattore assolutamente di primaria importanza nella conduzione delle economie e degli Stati.
Può essere lasciato nelle mani di un organo autoreferenziale, svincolato da meccanismi di designazione e controllo, avulso da processi di scelta democratici ?
Il punto non è se le banche centrali debbano essere indipendenti o meno. Chiaramente, i banchieri centrali sono influenzati, quindi nei fatti sono dipendenti, da qualcuno.
Il punto è stabilire chi debba essere questo “qualcuno”.
Le alternative in ultima analisi si riconducono alle due seguenti.
La prima è considerare la banca centrale un organo dello Stato, la cui designazione e la cui azione debba rispondere a criteri di scelta e di vigilanza da parte delle istituzioni, e di conseguenza (se crediamo nella democrazia), da parte (almeno indirettamente) del corpo elettorale.
La seconda, è svincolare le banche centrali da tutto questo.
Se le svincoliamo da tutto questo, i banchieri centrali tenderanno a essere fortemente condizionati, quindi nei fatti diventeranno dipendenti, dalle grandi istituzioni finanziarie.
Per quale motivo ? perché i banchieri centrali sono corrotti ? no, perché provengono da quel mondo, sono legati a quel mondo, in molti casi al termine del loro mandato torneranno in quel mondo.
Intendiamoci, le grandi istituzioni finanziarie, i grandi interessi economici, esercitano una notevolissima influenza sui banchieri centrali anche se la banca centrale è al cento per cento dipendente dallo Stato.
A maggior ragione, questo legame, questa dipendenza dallo Stato, deve esistere: anzi ne è assolutamente indispensabile il rafforzamento.
Perché se il legame esiste, si crea una dialettica, sufficientemente equilibrata (si può sperare) tra esigenze dei poteri economici ed esigenze della popolazione, tra ortodossia monetaria e sviluppo economico inclusivo, tra tutela dei sistemi finanziari e salvaguardia dell’occupazione. E si genera una distribuzione del reddito e delle opportunità accettabilmente equa.
Altrimenti…
L’”altrimenti” l’abbiamo
toccato con mano negli ultimi decenni.
Perfetto. Ma...se togliessimo proprio del tutto la banca Centrale per quanto riguarda l'emissione e deputassimo il Ministero a stampare direttamente Biglietti di Stato a corso legale? Oltre ad avere un nutrito gruppo di banche 100% pubbliche? Le banche private rimanenti potrebbero emettere obbligazioni per richiedere in caso di necessità (oltre alla raccolta) denaro dallo Stato a tassi agevolati (anche loro devono vivere, poverine).
RispondiEliminaCome dire: l'istituto di emissione deve essere un ufficio del Ministero dell'Economia.
EliminaAssolutamente si. La B.C. (pubblica) si limiterebbe a fare il servizio di tesoreria, e comportarsi come una comunissima banca, oltre ad avere il privilegio di acquistare Buoni del Tesoro il cui tasso lo decide il Ministero stesso (emessi solo per dare un a possibilità di reddito a cittadini italiani, gestendo così anche tendenze inflattive. A grandi linee, naturalmente.
EliminaNon c'è nemmeno bisogno che sia una banca, o quando a questo un'entità giuridica autonoma. Basta un ufficio, un dipartimento, del Ministero.
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