Bazzicando i social networks, mi imbatto frequentemente in commentatori pervasi da pessimismo cosmico in merito alle prospettive economiche dell’Italia. E beninteso li comprendo: quanto è avvenuto dall’euroaggancio in poi non spinge esattamente alla positività e all’entusiasmo.
Però, per quanti danni abbia fatto l’eurosistema all’Italia, per quanto scellerate siano state le ricette “ispirate” dalla UE, la tendenza a vedere le cose più cupe di quanto in realtà siano spinge a volte a conclusioni eccessive, quando non del tutto sbagliate.
Un esempio è l’affermazione ricorrente secondo la quale “ormai l’Italia dipende dall’esterno per tutto, non ha più nulla, non produce, ha perso il tessuto aziendale”.
Al che replico facendo notare che dal 2014 in poi l’Italia ha registrato un surplus commerciale oscillante tra i 40 e i 60 miliardi di euro all’anno. Producendo, quindi, più beni e servizi – molti di più – di quanti ne utilizza. Con una gamma di presenze settoriali estremamente variegata e diversificata.
L’obiezione successiva è “ma bisogna vedere di queste aziende quante sono di proprietà italiana, abbiamo venduto quello, e anche quell’altro, mohbillgatessicompraildanieliavenezia”.
Anche in questo
caso un’occhiata ai dati rimette le cose nella giusta prospettiva.
I dati sono in miliardi di euro e forniscono il dettaglio della cosiddetta Net International Investment Position, che è la posizione patrimoniale italiana sull’estero. Altrimenti detto, il saldo tra attività patrimoniali possedute all’estero da residenti italiani, e attività patrimoniali possedute da residenti stranieri in Italia.
Prima considerazione: la posizione netta è attiva, per 90 miliardi di euro, corrispondenti a un rispettabile 5% del PIL. Residenti italiani possiedono 3.201 miliardi di beni esteri. Residenti stranieri detengono 3.111 miliardi di beni italiani.
OK, mi si obietta a questo punto: ma dall’estero ci stanno comprando le aziende !! loro prendono beni produttivi, noi investiamo in “carta” !!!
Beh, viene in soccorso la prima sezione della tabellina, quella che riguarda gli investimenti diretti. Qui si parla proprio di partecipazioni di controllo in aziende. Non di investimenti di minoranza in azioni comprate e vendute in borsa: mio cugino che si è comprato 100 Apple, al netto del mio amico Bernhard di Zurigo che ha 5.000 Enel, stanno sotto, negli “investimenti di portafoglio”.
Allora: anche il saldo degli investimenti diretti azionari è positivo per i residenti italiani. Il valore detenuto da italiani all’estero è 488 miliardi. Quello degli stranieri in Italia, 356. Differenza +132.
Prendiamo pure in considerazione anche gli “strumenti di debito”, perché per fornire capitali a una filiale estera spesso si utilizzano finanziamenti intragruppo, e non (solo) partecipazioni azionarie. Includendoli, il saldo scende ma rimane comunque ampiamente positivo: 618 contro 521, +97.
Insomma, questa
calata di lanzichenecchi venuti a prendere possesso di tutto l’apparato
produttivo italiano proprio non si vede. Gli italiani, a volte, investono per
comprare o creare aziende all’estero. Gli stranieri, per comprare o creare aziende
in Italia. Ma in termini di valori, pesa di più il primo caso del secondo.
Siamo più “colonizzatori” che “colonizzati”, sotto questo profilo.
I dati sintetici in merito alla NIIP sono tratti da questa pubblicazione Banca d'Italia https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bilancia-pagamenti/2021-bilancia-pagamenti/statistiche_BDP_20211220.pdf pagine 16-17-18.
RispondiEliminaE nel frattempo, l'aggiornamento dei dati Banca d'Italia evidenzia che la NIIP si è ulteriormente incrementata al 30.9.2021: oltre 105 miliardi.
EliminaAngela Giannoni: Un ottimista a oltranza insomma…
RispondiEliminaMagari hai ragione tu: il bicchiere è mezzo pieno, ma a me non riesce di vederlo…
Soprattutto mi sento molto meno libera rispetto all’ante-euro, e questa cosa mi intristisce e impaurisce…
Buona giornata
ma hai perfettamente ragione perché l'euro per l'Italia è stato una catastrofe. Ma questo non deve spingere a un errore di valutazione di quanto l'Italia tuttora rappresenta. Perché questo errore di valutazione spinge al nichilismo, alla negatività, alla rassegnazione. Che sono gli atteggiamenti più sbagliati.
EliminaGrazie per l'argomentazione, ma la mia era di tipo diverso: non solo economico, ma culturale, identitario e nazionale (per non dire sovranista). Tra le attività acquisite dagli italiani, ci sono (solo per citarne alcune) aziende di prestigio paragonabili a: Loro Piana, Bulgari, Valentino, Perugina, Danieli, Ducati, Ferrari, Pomellato, Ferrè, Bottega Veneta, Gucci, e mille altre? Abbiamo comperato Christian Dior, New York Time,Mercedes e cosucce del genere?
RispondiEliminaNon lo so, bisognerebbe fare un'analisi nome per nome. Comunque Ferrari per dirne una è controllata da Exor che fa capo alla famiglia Agnelli. Poi mi potresti dire che non consideri gli Agnelli proprio del tutto "italiani", ma questo si poteva dire anche prima...
EliminaMi hai letto nel pensiero. Riguardo agli Agnelli. Io li avrei liquidati da un pezzo: da quando ricattavano lo Stato per avere finanziamenti e agevolazioni sennò licenziavano migliaia di operai...
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