venerdì 1 luglio 2022

Banche centrali, finte divinità

 

La principale funzione, il principale obiettivo delle banche centrali – quello che tutte condividono – è il controllo dell’inflazione. Ma sono realmente in grado di perseguire questo obiettivo ?

Per anni si è dato credito alla tesi di Milton Friedman – “l’inflazione è sempre un fenomeno monetario” – e quindi alla teoria seconda la quale se controlli la moneta controlli l’inflazione.

Alla prova dei fatti, la teoria non regge.

Per svariati anni il mondo occidentale è stato alle prese con un problema di inflazione troppo bassa, al di sotto degli obiettivi, che sia la Fed che la BCE ponevano al 2%. Il Quantitative Easing è stata l’arma utilizzata per alzare i livelli d’inflazione – ed ha fallito, nonostante anni e anni (se non decenni, vedi Giappone) di sforzi.

Dopo la fine dei lockdown e complice anche la crisi ucraina, l’inflazione è finalmente salita – troppo. Ma le cause vanno identificate molto più nella situazione dell’offerta (rottura delle catene produttive, problemi di approvvigionamento di gas, petrolio e materie prime in genere, aggravati dalla crisi ucraina) che in quella della domanda.

In effetti le banche centrali sono in grado di raffreddare la domanda alzando i tassi d’interesse e in generale imponendo condizioni più restrittive per l’accesso al credito. Ma nelle condizioni attuali un’azione di questo genere sarebbe efficace (nel senso di ottenere un calo rilevante dell’inflazione) solo a costo di produrre una recessione violentissima.

Non è meglio allora lasciar fare alla politica fiscale, che può anch’essa agire – e in modo anche più diretto - sulla domanda aggregata ? e in più – molto importante – è in grado di mitigare, sia congiunturalmente che strutturalmente, le cause dell’attuale inflazione: abbassando accise e imposte indirette su beni energetici e prodotti di prima necessità; e incentivando investimenti nelle diversificazione delle risorse produttive (materie prime e componenti).

Se queste ultime azioni non vengono attuate, o non nella misura e nelle modalità necessarie, la ragione sono i vincoli (inventati) di finanza pubblica. Perché preoccuparsi di deficit e debito pubblico se vengono utilizzati per attuare interventi che mitigano l’inflazione ? solo per la pretesa (insensata sul piano economico) che gli Stati non possano emettere direttamente moneta, e perché ci si preoccupa di un potenziale default del settore pubblico.

Preoccupazione quest’ultima che è assurda se il debito è in moneta sovrana; mentre è reale nel manicomio dell’Eurozona, ma solo perché si è creato un assetto – la “moneta senza Stato” – privo di qualsiasi logica economica.

Abbiamo divinizzato le banche centrali, ma i loro poteri sono tutt’altro che divini. E la loro effettiva necessità e utilità è, a dir poco, molto ma molto dubbia.

 

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