Saranno stati anche pericolosi, ma certe volte se ne sente la mancanza. Perché avevano capito bene tutta una serie di cose su cui molti altri hanno aperto gli occhi solo dopo aver sperimentato qualche lustro di euro e di UE.
In particolare (non per niente lo chiamavano il Migliore):
“Strana pretesa quella dei liberali. Sono quattro noci in un sacco e vorrebbero tracciare la strada al mondo.
E veniamo alle questioni economiche, sulle quali ha parlato a lungo l’onorevole ministro del bilancio. Mi permetta l’onorevole Einaudi se non mi assocerò al coro di elogi che ha raccolto, anche per il motivo che molte delle cose che ho sentito dire da lui tre giorni or sono, le avevo sentito dire, non ricordo con precisione quante decine di anni fa, quando ero allievo del professore Einaudi ed ero obbligato perfino a ripeterle all’esame se volevo prendere il 27 o il 30 che mi doveva permettere di continuare gli studi senza pagare le tasse (si ride). Non ho sentito nelle cose che egli ha detto l’accento dell’attualità politica, né il senso dell’attualità politica, né il senso dei problemi che angustiano oggi la massa dei lavoratori. Questo non l’ho sentito !
Il fatto che l’onorevole Einaudi conservi la carica suscita un’impressione singolare, onorevoli colleghi, perché noi parliamo spesso di controllo del governo sulle banche e sul credito e quindi anche sulla Banca d’Italia; ma invece qui si crea una situazione particolare nella quale sembra che sia la Banca d’Italia che controlli il governo… (applausi a sinistra) e questo non è giusto. La verità è che la direzione della Banca d’Italia deve essere profondamente trasformata da quella che è oggi. Devono entrare in quella direzione rappresentanti di tutte le forze produttive del paese, non soltanto banchieri e capitalisti; vi devono entrare rappresentanti delle classi lavoratrici, dei sindacati, delle cooperative. Dobbiamo avere una direzione collettiva della Banca d’Italia, la quale ci dia la sicurezza che non prevalga alla testa di quell’istituto né una dottrina né la concezione politica di un determinato partito né gli interessi di un particolare gruppo sociale; ma siano tenuti in considerazione tutti gli interessi di tutta la nazione.
Perché, quando
sentiamo avvalorare l’opinione che un governo particolare, un governo, anzi, di
un particolare colore e di una particolare struttura, e di quella struttura che
io prima ho definita non rispondente alle necessità della democrazia in Italia,
deve essere messo a capo del paese perché questo possa avere quegli aiuti di
cui ha bisogno, ebbene, se le cose stanno così, allora non siamo più d’accordo.
Questo infatti è un intervento diretto nella vita politica interna del nostro
paese, vuol dire che non si fa più una politica di prestiti a scopo di
ricostruzione, ma una politica di potenza, di conquista di determinate
posizioni, e a una cosa simile noi come italiani né ci possiamo né dobbiamo prestare,
se vogliamo siamo risparmiate al nostro paese le sciagure di un nuovo conflitto
nel quale qualcuno sembra ci vorrebbe trascinare. Sono inoltre completamente in
disaccordo con la posizione che ho visto accennata, non so se in una
dichiarazione ufficiale del presidente del consiglio, o in articoli dell’organo
del partito democristiano, dove si dice che noi dovremmo portare il nostro
paese al livello del regime democratico di coloro che ci aiutano. Non sono d’accordo.
Il nostro regime democratico si deve sviluppare a seconda nel nostro genio
nazionale, a seconda delle aspirazioni della maggioranza dei cittadini italiani
ed asso avrà la sua impronta particolare, che non sarà né americana, né
inglese, né francese, né russa, ma italiana e soltanto italiana (applausi a sinistra). E poi, a che cosa
livellarci ? A che cosa adeguarci ? Forse che per metterci allo stesso livello con
gli americani dovremmo avere anche noi una legge che metta fuori legge i
sindacati e distrugga le libertà recentemente scritte nella nostra costituzione
? Questa sarebbe democrazia ? Oppure dovremmo metterci a linciare i negri ?
Oppure dovremmo avere un regime come quello che in una grande parte, badate, in
una grande parte dell’opinione pubblica italiana suscita sempre l’impressione
di essere un regime nel quale in realtà la direzione politica appartiene a
plutocratici gruppi e non, come noi vogliamo, alla maggioranza del popolo
liberamente espresso attraverso forme concrete di organizzazione e lotta
politica ? L’onorevole Giannini ha scoperto che non c’è un problema dell’indipendenza.
Mi pare che egli faccia confusione fra la questione della interdipendenza dei
singoli paesi e quella dell’indipendenza nazionale. Quella è sempre esistita,
in una certa misura, ed aumenterà sempre più. Lo sviluppo economico di ogni paese
dipende da quello dei paesi vicini e lontani; ma questo non vuol dire che non
esista un problema di indipendenza, cioè di libertà interna di ogni popolo, il
quale deve essere pienamente nella facoltà di darsi quel regime che crede e di
governarsi come crede senza intervento straniero. E questo non vuol dire
affatto un ritorno all’autarchia, ma semplicemente il rispetto di quell’ideale
per cui hanno combattuto i nostri antenati nel secolo passato e i nostri
concittadini che sono morti negli anni del recente passato nella lotta per
cacciare dal nostro paese quello straniero, che pensava di toglierci l’indipendenza,
ma copriva anche lui le sue intenzioni reali con le ciance relative a una
cosiddetta unione dei popoli europei nella quale la libertà dei popoli sarebbe
stata soffocata e distrutta (applausi a
sinistra).”
Erno Ferri: Quando è stato fatto l’intervento di Togliatti? Da dove è stato ripreso? Sarebbe importante ricostruire il contesto.
RispondiEliminaDiscorso all'Assemblea Costituente, 20 giugno 1947.
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