Specialmente negli ultimi tempi, su questo blog batto e ribatto sul tema che il deficit pubblico si trasforma, centesimo per centesimo, in risparmio privato. Se il settore pubblico spende più di quanto tassa, il settore privato riceve più di quanto paga. E le risorse finanziarie nette che arrivano al settore privato non si bruciano: circolano, ma rimangono sempre e comunque in tasca a qualcuno.
Di fronte a queste affermazioni, mi sento non di rado ribattere che si tratta di ovvietà. Anzi, di tautologie secondo il significato che di tautologia dà la logica formale: affermazioni vere per definizione, quindi fondamentalmente prive di valore informativo.
Spesso qualcuno fa un passo in più nello spiegare perché si tratta di tautologie. Se divido il mondo in due parti, che possono essere il settore pubblico e il settore privato ma anche gli individui alti almeno 170 centimetri e quelli più bassi, quelli che sanno nuotare e quelli che no, gli juventini e i non juventini, è sempre vero che l’eccesso di spesa di uno dei due gruppi crea risparmio netto per l’altro.
Sarei tentato di essere d’accordo. Niente valore informativo.
Sennonché, se è così ovvio, perché millanta volte al giorno i media e i commentatori economici – non solo in Italia, ma in tutto il mondo; ma forse qui più che altrove – si pongono con aria pensosa e preoccupata la fatidica domanda “dove troveremo i soldi per finanziare il deficit pubblico ?”.
C’è evidentemente una grande parte della pubblica opinione che ha bisogno di capirle, queste ovvietà. E se le capisse, migliorerebbe molto, anzi MOLTISSIMO, il suo livello di competenza economica.
C’è valore informativo ? certo che c’è. Altro che tautologie.
Gianni Cotogni: A mio parere tutto vero purché la spesa in deficit sia finalizzata a investimenti che diano valore aggiunto alla collettività ( sanità istruzione viabilità messa in sicurezza del territorio).
RispondiEliminaIntanto cominciamo a capire che NON esiste un problema di finanziamento del deficit (salvo imporre limiti arbitrari e privi di senso). Poi naturalmente è importante anche che cosa si fa con il deficit. Ma se si parte dall'assunto che il deficit è di per sé brutto...
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