Per le banche centrali, perlomeno per quelle del mondo occidentale (Fed e BCE) è un dato di fatto incontrovertibile che alzare i tassi d’interesse crei un effetto restrittivo su domanda e prezzi, quindi un effetto di rallentamento dell’economia. E che abbassarli generi il risultato opposto.
In realtà non è per niente certo che le cose funzionino così.
Alti tassi d’interesse producono un effetto negativo su credito al consumo, mutui immobiliari e finanziamenti agli investimenti industriali.
Ma alti tassi d’interesse vogliono anche dire maggior reddito disponibile per i risparmiatori, e maggiori costi per le aziende (che non innalzano la domanda ma potenzialmente l'inflazione).
Quale effetto è predominante ? è tutt’altro che scontato determinarlo, e comunque gli effetti vanno in direzioni opposte, quindi almeno parzialmente si compensano.
Per accelerare o rallentare la dinamica di domanda e
prezzi, la leva fiscale, il maggiore o minore stimolo introdotto con azioni di
spesa e tassazione, è molto più diretto, molto più efficace e molto più sicuro
nei risultati.
Marco, nn è facile per niente stabilire, ok, se prevalga la parte deflattiva o quella inflattiva a seguito dell'innalzamento dei tassi di interesse, ma è corretto dire che in generale l'innalzamento dei tassi di interesse, a seguito di una inflazione da costi, porta ad una diminuzione dell'inflazione, in quanto l'economia viene devastata e chi percepisce le cedole dei bond (es btp) tende prevalentemente a nn immetterli in economia, ma a tenersele in c/c?
RispondiEliminaNon è proprio matematico... per l'aziende l'aumento dei tassi significa ulteriore aumento di costi, in un contesto in cui sono proprio i costi ad alimentare inflazione.
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